C’è una città proibita. Ed esiste, giorno dopo giorno, ora dopo ora, proprio sotto i nostri occhi. È la città proibita a chi soffre di disabilità, ma che riguarda anche, e pesantemente, gli anziani.
Ricordo che queste stesse parole le scrivemmo esattamente diciotto anni fa, nei primi numeri del nostro giornale. Allora c’era un ragazzo in carrozzina che si muoveva per Torino aiutato da un cronista. Un viaggio tra barriere e inciviltà. Tra gradini troppo alti e transenne, tra scivoli troppo ripidi, bancomat irraggiungibili e negozi dentro quali non si poteva entrate per via della soglia in pietra che bloccava le ruote. Fu il segno, quello, di un’attenzione ai problemi della disabilità che il nostro giornale ha sempre portato avanti. Con uomini come il compianto Paolo Osiride Ferrero, presidente della Consulta per le persone in difficoltà e con il nostro Gerardo Mirarchi che quel giorno, in carrozzella, iniziò a collaborare con noi. Ebbene, da allora ben poco è cambiato se non per la sensibilità dei commercianti che hanno adottato gli scivoli, per la lenta, progressiva, ma mai completa adozione di sollevatori negli uffici pubblici. Ma non certo per le barriere architettoniche, le aiuole, le transenne. E per l’inciviltà, soprattutto. Quella, semmai è aumentata grazie a chi parcheggia sui marciapiedi, chi invade le strisce pedonali e chi scorrazza in bicicletta (e ora in monopattino) sui marciapiedi, sotto i portici e in controsenso. Se leggete le fatiche di Emanuel Cosmin Stoica che a 20 anni per una atrofia muscolare spinale deve muoversi su una carrozzina elettrica, capirete che non esagero. La città proibita esiste, e non solo per chi ha gravi difficoltà motorie. Pensate agli ipovedenti e ai ciechi. Ma di questo, se avrete pazienza, parleremo domani. Vi aspetto a pagina 4. Non mancate.
Da Cronaca Qui-17 ore fa
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