Di sentiero in sentiero, tra accessibilità e sostenibilità

Di sentiero in sentiero, tra accessibilità e sostenibilità

Come nasce l’idea di un progetto volto alla mappatura dei sentieri per persone con disabilità motoria, da parte di un’Associazione che si occupa di sistemi organizzativi e modelli di aggregazione attraverso la diffusione del riciclo e del riuso e la cui principale parola chiave è sostenibilità? Scopriamolo chiedendolo a quella stessa organizzazione nata nel Veneto, ma attiva a livello nazionale, denominata Progetto Re-Cycle e da non molto divenuta Associazione di Promozione Sociale. «Tentare di ridare l’anima ai luoghi – ci viene detto tra l’altro – può rendere tutto più inclusivo»

Il sentiero accessibile presso il Monte Vettore, tra Umbria e Marche, mappato dall’Associazione Progetto Re-Cycle (foto di Ermes Tuon)

Come nasce l’idea di un progetto volto alla mappatura dei sentieri per persone con disabilità motoria, da parte di un’Associazione che si occupa di sistemi organizzativi e modelli di aggregazione attraverso la diffusione del riciclo e del riuso? Scopriamolo chiedendolo a quella stessa organizzazione nata nel Veneto, ma attiva a livello nazionale, denominata progetto Re-Cycle e da non molto divenuta Associazione di Promozione Sociale.

Di che cosa si occupa esattamente la Vostra Associazione?
«Il nostro obiettivo è sostanzialmente quello di promuovere nuovi sistemi organizzativi e nuovi modelli di aggregazione di aziende, persone e organizzazioni, attraverso la diffusione del riciclo/riuso tra soggetti economici e culturali. In tal senso, il nostro impegno è di condurre ricerche sulla rivalorizzazione del patrimonio storico, culturale architettonico ed economico presente sul territorio italiano. Riteniamo infatti prioritario facilitare l’incontro tra il mondo della cultura e le aziende per individuare nuove opportunità e avviare nuovi cicli di vita partendo da ciò che già esiste. Intendiamo insomma sviluppare un approccio a nuovi modelli di produzione e consumo, e favorire occasioni per creare un ponte fra imprenditoria e cultura anche attraverso canali che aggreghino professionisti, aziende e istituzioni. Una delle nostre parole chiave è sostenibilità».

Quali strumenti utilizzate per diffondere le vostre iniziative?
«Diffondiamo i nostri progetti e le attività imprese tramite la rivista online «Progetto Re-Cycle», testata scientifica riconosciuta dal Consorzio Interuniversitario CINECA e dai Ministeri dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca, o tramite «I Quaderni», pubblicazione più flessibile e destinata a un’ utenza meno accademica. La nostra visione, inoltre, è esemplificata da uno specifico Manifesto. Dal mese di gennaio scorso, infine, siamo associati all’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile)».

Come nasce il progetto riguardante i sentieri accessibili alle persone con disabilità motoria?
«Si tratta di un progetto di mappatura di sentieri per persone a mobilità ridotta, che scritto così non è certo molto poetico. Il titolo del progetto stesso, infatti, è Di sentiero in sentiero, che suona decisamente meglio, ma in effetti, mappare i sentieri accessibili è proprio quello che facciamo.
Secondo una semplice definizione, un sentiero accessibile è un percorso che si può realizzare grazie all’utilizzo di strumenti adatti a chi ha una mobilità ridotta, perciò con carrozzine e passeggini per bambini, sedie a rotelle, supporti per la camminata assistita.
Un percorso accessibile è una strada dove non ci sono ostacoli difficili da superare, come gradini troppo alti o pendenze eccessive e in caso ci dovessero essere, si possano trovare ad esempio delle pedane per superarli. Può capitare benissimo, infatti, che una semplice passeggiata possa solo rimanere un desiderio per le persone a noi care: lì non ci possono proprio andare, a causa di barriere insuperabili. Chi non si muove agevolmente, dunque, preferisce rinunciare, per non sentirsi di peso. Sapere pertanto che esistono luoghi accessibili può fare una grande e fondamentale differenza».

Com’è iniziata questa “avventura”?
«Esattamente nel settembre del 2017, e ancor più precisamente il 17 di quel mese, durante un’escursione al Monte Vettore sui Monti Sibillini. Chi ci segue sa già dell’esistenza di un gemellaggio non scritto tra i Monti Sibillini (Umbria e Marche) e il Veneto. Ma cosa accadde quel giorno? Per prima cosa non arrivammo mai sul Vettore, troppo vento e troppo freddo, le nuvole sfrecciavano rapidissime nel cielo. Decidemmo perciò di recarci a Forca di Presta, dalla parte opposta del Vettore, e… eccolo lì un sentiero per persone con disabilità completamente pavimentato di legno di cui non sapevamo l’esistenza. E nemmeno molti altri lo conoscevano. Tanto è bastato per iniziare l’“avventura” [per approfondire il racconto dell’ “avventura” sul Monte Vettore, accedere a questo link, N.d.R.]».

Ma come si colloca, all’interno delle vostre attività, questa attenzione alla mappatura dei senrieri accessibili?
«Partiamo da un presupposto: nel nostro gruppo abbiamo tutti una conoscenza più o meno diretta della disabilità motoria o di problemi di accessibilità e questo sarebbe di per sé già sufficiente. Se poi al desiderio di rendere agevole a tutti il piacere di passeggiare affianchiamo i concetti, oggi cruciali, di tutela dell’identità dei territori e promozione del turismo sostenibile, la materia diventa estremamente ricca e variegata.
Qui, per altro, dobbiamo fare un passo indietro, vale a dire al periodo successivo al terremoto del 2016 in Centro Italia, perché il sentiero di Forca di Presta si trova proprio in quei territori. All’epoca, tra le altre cose, stavamo portando avanti un progetto denominato Re-Building, per ridare – o meglio, per  non far perdere – l’identità ai luoghi che rischiavano di scomparire oltre che per il terremoto anche per l’abbandono delle aree da parte della popolazione. Da questo è stato naturale, per noi, arrivare al turismo sostenibile.
Cambiare il modo di viaggiare, invertire una tendenza , valorizzare luoghi piccoli e sconosciuti – talvolta sconosciuti anche a chi ci abita vicino – collegandoli in un’unica mappa e tenendo sempre a mente la strada dell’inclusione e dell’accessibilità alle persone con disabilità: questo è il nostro modo per contribuire al cambiamento. Desideriamo, ripartendo dai sentieri, ridare l’identità ai luoghi, anzi, meglio, “l’anima”. Perché l’anima? Perché mentre parlare di identità può creare divisione – si pensi a nazioni, regioni, città diverse, ognuna con una propria identità/storia e un senso di appartenza più rivolto al luogo che ai valori da esso rappresentati – l’anima no, è un livello più intimo ed emozionale, valoriale, che non può far dividere le persone, ma solo unirle, rendendo tutto più inclusivo».

Come state concretamente procedendo?
«Localizziamo e mappiamo i sentieri scattando foto normali e foto sfere. Carichiamo poi foto 360° su Google Maps con Street View e colleghiamo tra loro le foto. A questo link si possono vedere alcuni sentieri da noi individuati e mappati

Da Superando.it-20 ore fa

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