I geometri del futuro mappano la città alla ricerca degli ostacoli che intralciano chi si sposta in carrozzina o le mamme con i passeggini.
LECCO. Si sono presentati in municipio armati di treppiedi e
teodoliti – la “stazione”, che con il progredire della tecnologia
negli anni ha sostituito la cara e vecchia bindella. Ma soprattutto con una
gran voglia di scovare quei piccoli o grandi ostacoli che rendono la vita
impossibile a quanti sono costretti a girare in città sulla carrozzina o alle
mamme con passeggini al seguito. Ad attendere gli studenti delle classi quinte
del Liceo Medardo Rosso-Istituto tecnico per geometri “G. Bovara”
l’assessore Corrado Valsecchi, il consigliere Antonio Pattarini e l’architetto
Andrea Ferretti dell’associazione PEBA (Piano per l’Eliminazione delle Barriere
Architettoniche) e il collega Augusto Butta, ex insegnante dell’istituto
tecnico. «L’obiettivo della nostra associazione – spiega Ferretti – è quello di
formare i futuri tecnici nella consapevolezza di una cultura dell’inclusività.
In fondo la lotta alle barriere architettoniche si fa sul campo trovando quello
che non va nel concreto e la mappatura è la base di partenza per l’abbattimento
di queste barriere». Lo scorso anno gli studenti si erano concentrati sul rione
Castello mentre ieri mattina si sono sguinzagliati a scovare le
“magagne” del centro. «Questo progetto – racconta Ruggero
Scaccabarozzi della 5B – ci consente di applicare in campo quello che abbiamo
imparato a scuola arricchendo il nostro bagaglio di conoscenze». La teoria però
si scontra contro una realtà che spesso è difficile da digerire. «Purtroppo la
maggior parte delle rilevazioni, circa il 90%, riguarda edifici privati. Questo
è un grosso problema da correggere perché noi non abbiamo potere
d’imposizione». Un compagno di classe ricorda come ad esempio «ogni
commerciante per legge è tenuto ad avere una pedana amovibile per consentire
l’accesso a un disabile nel caso il suo negozio o locale abbia un gradino da
superare per l’accesso. Ma abbiamo constatato che la maggior parte di loro non
lo sa nemmeno». Come del resto la maggior parte dei Comuni che disattende una
legge nazionale varata più di trent’anni fa (1986). «In Lombardia solo il 5% si
è dotato di un Piano di abbattimento delle barriere architettoniche, eppure
quella legge prevede che il 10% degli oneri di urbanizzazione incassati dalle
amministrazioni sia speso per i lavori di eliminazione degli ostacoli».
Un’inversione di rotta è necessaria e il futuro è nelle mani dei giovani, come
ricorda il preside Carlo Cazzaniga: «Ci sono due motivi di fondo che ci hanno
convinto ad aderire all’iniziativa dell’amministrazione comunale. Il primo
perché le barriere architettoniche sono di fatto un’emergenza nelle città e il
secondo perché i geometri sono quelli che se ne devono occupare».
di Andrea Morleo di Il Giorno del
05.02.2020
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