BOLOGNA. La candidatura è stata lanciata a dicembre e i tavoli di lavoro partiranno entro un mese: Bologna si candida al premio europeo delle città accessibili. Un riconoscimento che, spiega l’assessore al Lavoro Marco Lombardo, «premia la città che ha preso più impegni nel corso di un anno sul tema dell’accessibilità » .
Le associazioni dei disabili per ora stanno a guardare e
chiedono trasparenza sui fondi e l’iter del progetto, ma il tema riguarda
tutti, in una città che ogni anno diventa più anziana. Secondo l’ufficio
statistica del Comune, nel 2018 a Bologna vivevano 21300 disabili ( 12.300 dei
quali con più di ottant’anni), che diventeranno 21.800 nel 2023 e 22.600 nel
2033.Il percorso della candidatura europea lo gestisce la Fondazione per
l’innovazione urbana e sul piatto ci sono 30mila euro per, più le risorse che sceglieranno
di investire i vari assessorati e chiaramente saranno queste a fare la
differenza. Si chiamerà PiuBo e sarà il piano per l’inclusione di Bologna in
tutte le declinazioni possibili: case, mobilità, infrastrutture.
« Alcune cose le abbiamo già fatte — spiega Lombardo — altre le dobbiamo
ancora fare. A novembre abbiamo firmato un protocollo appalti inserendo
l’accessibilità come criterio nell’assegnazione delle opere. Significa che
quando il Global Service interviene ora deve assicurarsi di garantire
l’accessibilità, perché se non lo fa tutta la manutenzione futura andrà a suo
carico. Poi abbiamo l’aeroporto, che nel 2019 è stato giudicato come il secondo
in Europa in tema di accessibilità: solo l’anno scorso sono 45mila i passeggeri
che hanno beneficiato del programma a ridotta mobilità, il 10% in più rispetto
all’anno scorso » . Inoltre ci sono i cantieri che stanno per partire,
dall’autostazione al Cinema Modernissimo, che dovrebbe avere un’ascensore
all’ingresso principale, proprio per trasmettere il principio che
l’accessibilità è per tutti e non passa (più) dalla porta sul retro.
Ma il nostro centro storico- colabrodo? Ci candidiamo a città europea
dell’accessibilità anche se i disabili hanno smesso di frequentarlo per
disperazione, per non finire come Niccolò, il ragazzo di Firenze morto perché è
caduto con la carrozzina in una buca? «Chiaro che si corre il rischio di
candidatura velleitarie — dice Lombardo — ma il coraggio di osare non è mai
velleitario, a condizione che lo si faccia con umiltà. Bisogna farlo insieme.
Sono d’accordo che vivere in una città storica non dev’essere un alibi, anche
se la struttura medievale di una città ovviamente rende più complesso il
cambiamento. Il caso dello scivolo sul Crescentone è un esempio».
Lo conosce bene Egidio Sosio, disabily manager del Comune dall’ottobre 2016: il
risultato più visibile dei suoi tre anni e tre mesi di mandato è stato proprio
quello, uno scivolo, anzi due. «Pensavo di poter fare molto di più — ammette
— ero convinto di fare chissà che, ma le amministrazioni sono macchine
complesse e i centri storici complicati. A Bologna abbiamo quasi 40 chilometri
di portici e il 90% sono privati. Anche andare a sistemare i basoli è una cosa
complessa, ci vogliono delle risorse. Poi c’è tutta la questione del rapporto
con la Soprintendenza, dei vincoli monumentali: io non ho ancora capito se il
primato ce l’ha il rispetto dell’architettura o del benessere dei cittadini. Il
mio impegno c’è, il mio telefono squilla in continuazione, ricevo centinaia di
segnalazioni, ma io infondo sono uno stimolatore: il mio compito non è di
cambiare le cose, ma quello di stimolare il cambiamento » . Cambiamento che,
par di capire, devono fare quelli che un budget ce l’hanno, a differenza del
disability manager. Intanto che la colpa sia della Soprintendenza, della
burocrazia o della semplice inerzia il cambiamento fatica ad arrivare, si
procede a singhiozzo. Con la precedente giunta era stato istituito un tavolo
per il superamento delle barriere architettoniche, che non è stato più
riconvocato.
di Caterina Giusberti di La Repubblica del
08.02.2020
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