«Ansia e crisi così si moltiplicano, sono persone fragili».
Il Comune: «Ci stiamo attivando per garantire assistenza».
MESTRE. «Un conto è avere un bambino o un adolescente a casa
da scuola, magari con l’ausilio delle lezioni online, di giochi e altre
attività, ma una persona disabile è tutt’altra storia». Liliana Boranga, è la
vicepresidente dell’associazione Lo Specchio che si occupa di aiutare le
famiglie dei sofferenti psichici, ma è soprattutto una mamma che ogni giorno
con sua figlia, affronta questi problemi. Venerdì la decisione da parte della
Regione, che non solo ha previsto per le case di riposo e RSA visite
contingentate o addirittura sospese a parenti e famigliari per alcuni giorni,
ma ha disposto un’ulteriore misura: la chiusura dei Centri educativi
occupazionali diurni. Parliamo dei cosiddetti CEOD, strutture semiresidenziali
extra ospedaliere per anziani, disabili, minori, dipendenze, salute mentale e i
centri sollievo. «Di fronte alla chiusura dei centri, c’è molto da
interrogarsi. Per le famiglie con persone con disabilità non è solo questione
di come gestire uno spazio e un tempo, già di per sé difficile, ma il problema
più grosso è gestire la convivenza con la società. Molti nostri familiari oltre
ai problemi che hanno legati a un disagio psichico, sono immunodepressi, e la
gente non è responsabilizzata su questo punto ma è ancora troppo superficiale.
Inoltre i ragazzi con problemi psichici vanno in stress con niente, ed è molto
difficile gestire emergenze simili. Nei prossimi giorni sarà durissima per
molte famiglie e per molti ragazzi». «Ci vorrebbe più consapevolezza da parte
della società intera», chiude Boranga «della fragilità di queste persone».
Stesso pensiero di Chiara Ebner, di Orizzonti Onlus, formata da ex pazienti,
famigliari e simpatizzanti della Psichiatria: «Come succede spesso, quando
chiudono questi luoghi le persone si ritrovano sole, a casa, sperando di non
avere crisi. E per molti di loro la famiglia è proprio l’origine del loro
problema, che raddoppia. Si replicano i circuiti di ansia e le dinamiche
famigliari». Un disagio, insomma, che si aggiunge al disagio. Il Comune ha
spiegato che si sta attivando per sostenere le famiglie che hanno ragazzi nei
centri diurni chiusi per l’emergenza. Si tratta di un centinaio di persone
assistite dal lunedì al venerdì e altrettanti anziani con l’Alzheimer o altre
patologie che vanno a fare attività. Un altro capitolo importante è
l’assistenza scolastica dei bambini minori disabili che hanno diritto a un
operatore, e che sono circa 370 nel territorio. Il Comune si sta muovendo per
far continuare l’assistenza integrata a casa almeno per alcune ore. «Si
tratta», spiega Italia Scattolin di FP CGIL, «di lavoratori per i quali è stato
firmato un accordo per avere ammortizzatori sociali, il provvedimento che ha
assunto il comune ci pare un’azione di buon senso, che condividiamo. Quello che
diciamo è che questi operatori che si recheranno nelle abitazioni per sostenere
i figli a domicilio, riteniamo debbano essere tutelati. Il Comune pensiamo si
debba attrezzare per garantire comportamenti adeguati e richiederli alle
famiglie. Inoltre vanno previsti dispositivi di protezione specifici e un
decalogo cui attenersi per garantire la sicurezza di queste persone che si
fanno carico di garantire un servizio alle famiglie molto importante».
di Marta Artico da La Nuova Venezia del
08.03.2020
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