«Le persone con disabilità, e più in generale tutte quelle che presentano un quadro clinico precario, sono maggiormente esposte sia ai rischi sanitari derivanti dall’epidemia di coronavirus, sia alle ricadute sociali che da quella derivano. A queste persone va riservata una maggiore e specifica attenzione»: lo hanno scritto le Federazioni FISH e FAND all’Ufficio per la Promozione dei Diritti delle Persone con Disabilità, presso la Presidenza del Consiglio, chiedendo interventi urgenti, dedicati in particolare alla scuola, al lavoro e ai centri diurni e residenziali.
ROMA. «In questi giorni particolarmente convulsi e frenetici – si legge in una
nota diffusa congiuntamente da FISH (Federazione Italiana per il Superamento
dell’handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni nazionali delle Persone
con Disabilità), a firma dei rispettivi presidenti Vincenzo Falabella e Nazaro
Pagano – vengono opportunamente assunte misure per il contenimento della
diffusione del coronavirus, ma anche di sostegno a famiglie, lavoratori,
imprese. Queste misure, tuttavia, dovrebbero prestare ancora maggiore
attenzione a chi è maggiormente esposto al rischio di contagio e anche agli
effetti sociali di un’emergenza che colpisce tutto».
Alla luce di queste parole, dunque, le Federazioni hanno inviato una formale
comunicazione all’Ufficio per la Promozione dei Diritti delle Persone con
Disabilità, presso la Presidenza del Consiglio (la denominazione ufficiale è
Ufficio per le Politiche in favore delle Persone con Disabilità), chiedendo di
integrare urgentemente le misure adottate fino ad oggi, con ulteriori
disposizioni a tutela e a sostegno delle persone con disabilità o di chi versa
già in precarie condizioni di salute e delle loro famiglie.
Tale comunicazione – di cui proponiamo in calce il testo integrale – si apre
così: «Le persone con disabilità, specie quelle con patologie
cronico-degenerative e complesse, pluri-disabilità, disturbi dello spettro
autistico e del neuro-sviluppo e, più in generale, tutte quelle che presentano
un quadro clinico precario, inclusi gli esiti da patologie oncologiche, sono
maggiormente esposte sia ai rischi sanitari derivanti dall’epidemia di
coronavirus, sia alle ricadute sociali che da quella derivano. A queste
persone, proprio per la loro maggiore fragilità, va riservata una maggiore e
specifica attenzione, anche nel rispetto dell’articolo 11 della Convenzione ONU
sui diritti delle persone con disabilità [“Situazioni di rischio ed emergenze
umanitarie”, N.d.R.]».
Le richieste di FISH e FAND riguardano innanzitutto la scuola e il diritto allo
studio, ma anche i centri Diurni e quelli residenziali, oltreché, da ultime ma
non ultime, le agevolazioni lavorative per coloro che assistono familiari con
disabilità o per gli stessi lavoratori con disabilità, in particolare se
interessati da patologie cronico-degenerative o da altre condizioni che li
pongano maggiormente a rischio.
«In àmbito scolastico – si legge nella nota delle Federazioni – ci vengono già
segnalati disagi, quali la difficoltà di accesso alla formazione, al sostegno,
agli educatori e al supporto alla comunicazione. La formazione a distanza,
insomma, non sembra affatto una garanzia accessibile a tutti, specie se in
assenza delle direttive da noi richieste. In àmbito lavorativo, invece,
chiediamo soprattutto un rafforzamento e l’estensione di permessi e congedi già
esistenti, senza dimenticare . il cosiddetto Smart Working [“lavoro agile”,
N.d.R.] e il lavoro a distanza. In questo caso ci rivolgiamo al Dipartimento
della Funzione Pubblica, che sul punto ha emanato una Circolare (n. 1 del 4
marzo), di fissare garanzie e priorità affinché queste misure riguardino
innanzitutto i lavoratori con disabilità con un quadro clinico di maggiore
rischio». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.
La comunicazione inviata da FISH e FAND all’Ufficio per la Promozione dei
Diritti delle Persone con Disabilità, presso la Presidenza del Consiglio.
Le persone con disabilità, specie quelle con patologie cronico-degenerative e
complesse, pluri-disabilità, disturbi dello spettro autistico e del
neuro-sviluppo e, più in generale, tutte quelle che presentano un quadro
clinico precario, inclusi gli esiti da patologie oncologiche, sono maggiormente
esposte sia ai rischi sanitari derivanti dall’epidemia di coronavirus, sia alle
ricadute sociali che da quella derivano. A queste persone, proprio per la loro
maggiore fragilità, va riservata una maggiore e specifica attenzione, anche nel
rispetto dell’articolo 11 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con
disabilità [“Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie”, N.d.R.].
Pertanto, sulla base di quanto ci stanno segnalando e richiedendo le persone
con disabilità ed i loro familiari, attraverso le Associazioni aderenti, siamo
a segnalare la necessità e l’urgenza che vengano approntati urgenti
provvedimenti, compatibilmente con le direttive stabilite dalle autorità
sanitarie competenti, che, di seguito, ci permettiamo di suggerire.
1) A seguito della sospensione della didattica frontale delle scuole di ogni
ordine e grado:
– Prendere in considerazione la necessità di emanare un’urgente direttiva che,
con effetto immediato, disponga che le istituzioni scolastiche attivino, al
domicilio degli alunni e studenti con disabilità ed in accordo con le famiglie,
la continuità didattica attraverso gli insegnanti di sostegno ad essi assegnati
e per le ore corrispondenti a quelle indicate nei singoli PEI [Piani Educativi
Individualizzati, N.d.R.].
– Prendere in considerazione la necessità di emanare analoga direttiva per gli
enti locali interessati, per assicurare, con le medesime modalità di cui sopra,
l’attività domiciliare degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione e/o
per l’assistenza igienico personale.
– In questo quadro va assunta a riferimento la più recente disciplina e quindi
l’articolo 16 del Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 66 (Norme per la
promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma
dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c della Legge 13 luglio 2015, n.
107).
2) A seguito o in presenza della chiusura o riduzione delle attività dei centri
diurni frequentati da persone con disabilità:
– Prendere in considerazione la necessità di emanare un’urgente direttiva che,
con effetto immediato, disponga rispettivamente nei confronti delle Aziende
Sanitarie e Socio Sanitarie e degli altri enti locali (ognuno per i servizi
rientranti nelle proprie responsabilità) di garantire, in sostituzione e/o ad
integrazione delle attività dei centri diurni, analoghe prestazioni
domiciliari.
– Indicare a tali enti di procedere al rafforzamento delle attività domiciliari
in atto, relative sia alle prestazioni di assistenza che a quelle di carattere
sanitario.
– Prendere in considerazione la necessità di emanare ogni altro provvedimento
ritenuto utile o opportuno per evitare che l’intero carico assistenziale ricada
sulle famiglie, già molto provate, alleviandole almeno per alcune ore, e che le
persone con disabilità vedano interrotti i propri percorsi educativi, didattici,
assistenziali, sanitari.
Tali provvedimenti, oltre che al positivo impatto che avrebbero sulle persone
con disabilità e sui loro familiari, porterebbero anche un indubbio beneficio
in termini occupazionali e di garanzia di stabilità economica per lavoratrici
ed i lavoratori operanti all’interno degli enti del terzo settore che
assicurano tali servizi e che hanno già segnalato le negative ripercussioni sia
in termini economici che occupazionali derivanti dall’interruzione o dalla
limitazione di tali attività.
3) Emergenze nelle strutture residenziali per persone con disabilità.
– Per quanto attiene ai centri residenziali in cui vivono persone con
disabilità, spesso anziane e con un pregresso complesso quadro clinico, si
rende necessario, a tutela della loro salute e quella degli operatori che se ne
prendono cura e carico, di predisporre specifici protocolli e procedure per
affrontare i casi di contagio all’interno delle stesse strutture e che possono
essere gestiti senza necessità di ricovero in strutture sanitarie esterne.
– Allo stesso tempo occorre approntare specifiche indicazioni e protocolli per
gestire situazioni che necessitano di ricovero in strutture sanitarie esterne,
in reparti di terapia intensiva o pre-intensiva, specie per persone con disabilità
non collaboranti.
A tal fine si segnala la necessità di fare riferimento ai protocolli, già da
anni sperimentati, per es. attraverso il “progetto DAMA” di Milano, Varese e
Mantova, o attraverso il “progetto TOBIA” presso l’Azienda Ospedaliera San
Camillo-Forlanini di Roma ecc., ed ai sanitari che su tali aspetti, avendo
sviluppato una specifica competenza, possono fornire utili indicazioni
operative a fronte di protocolli già sperimentati.
– Si segnala, inoltre, la forte preoccupazione espressa dalle famiglie e dagli
enti del terzo settore in merito alle ripercussioni economiche ed occupazionali
che potrebbero mettere a serio rischio la stessa prosecuzione dei primari ed
irrinunciabili servizi in discorso, nonché il mantenimento dei livelli
occupazionali del personale che rappresenta un patrimonio imperdibile di
competenze e sensibilità, senza il quale, in moltissimi casi, sarebbe posta a
rischio la stessa sopravvivenza delle persone con disabilità di cui questi
enti, operatori e professionisti si prendono cura e carico.
Pertanto, anche in questo caso, si richiede l’emanazione di provvedimenti atti
a sostenere il settore, senza alcuna penalizzazione, né dal punto di vista
economico né dal punto di vista occupazionale.
In questo quadro è essenziale un monitoraggio, anche a livello regionale, e un
confronto costante con le organizzazioni delle persone con disabilità.
4) Agevolazioni lavorative e forme di flessibilità.
– A fronte dei maggiori carichi assistenziali per i lavoratori che assistano
familiari con disabilità, si valuti l’ipotesi di ampliare in via straordinaria
le condizioni di accesso ai permessi lavorativi (ex. articolo 33, della Legge
104/92) e ai congedi retribuiti ex articolo 42, comma 5 del Decreto legislativo
151/01; estendendo l’entità dei primi e, per i secondi, non computando ai fini
del limite complessivo (attualmente due anni) i periodi fruiti durante
l’emergenza in parola.
– A fronte dei maggiori disagi subiti dai lavoratori con disabilità, si preveda
l’estensione dell’entità dei permessi lavorativi previsti dall’articolo 33
della Legge 104/92, attualmente fissata a 3 giorni mensili o a due ore
giornaliere.
– A fronte dei maggiori rischi di esposizione al contagio per i lavoratori con
disabilità grave, si preveda, eventualmente richiedendo specifica attestazione
medica che certifichi la presenza di particolari patologie (solo a titolo di
esempio: oncologiche, onco-ematologiche, con compromissioni respiratorie o
cardiologiche), l’estensione – per la durata dell’emergenza in parola – dei congedi
retribuiti ex articolo 42, comma 5 del Decreto Legislativo 151/01, attualmente
riservati ai soli lavoratori che assistano familiari con disabilità.
5) Misure incentivanti per il ricorso a modalità flessibili di svolgimento
della prestazione lavorativa.
– Su tale aspetto il Dipartimento della Funzione Pubblica ha emanato il 4 marzo
un’apprezzabile Circolare (n. 1/2020) che incentiva forme di Smart Working
nella Pubblica Amministrazione.
Si suggerisce di integrare quei contenuti con elementi utili a raccomandare,
rafforzare, rendere praticabili quelle misure, accordando priorità ed
attenzione ai dipendenti con un quadro clinico a rischio, con disabilità gravi,
che siano maggiormente esposte ai rischi sanitari dell’emergenza in parola.
Si conferma senza esitazione la nostra disponibilità ad assicurare la più ampia
collaborazione nel definire, diffondere ed attuare quanto si riterrà utile
porre in essere.
È di tutta evidenza che la presente riveste carattere di estrema urgenza e che
i discendenti provvedimenti hanno senso solo se disposti ed attuati “ad horas”.
Diversamente temiamo che, a breve, sarà la cronaca a segnalare il “dramma”
vissuto da persone con disabilità, famiglie ed operatori lasciati soli a
gestire questa terribile ed inedita emergenza.
– Vincenzo Falabella, Presidente FISH ONLUS
– Nazaro Pagano, Presidente FAND
Da Superando.it del 06.03.2020
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