Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, con una Sentenza che ha posto fine alla lunga vicenda giudiziaria riguardante una donna con disabilità motoria, già Consigliera Comunale a San Paolo di Jesi (Ancona), alla quale le barriere avevano impedito di accedere all’edificio sede del proprio Municipio. La Suprema Corte, infatti, ha rigettato il ricorso del Comune contro la precedente Sentenza della Corte d’Appello di Ancona, che aveva riconosciuto alla donna, affiancata in tutta la propria azione dall’Associazione Luca Coscioni, un risarcimento danni di 15.000 euro.
SAN PAOLO DI JESI. Sin dal 2014 anche il nostro giornale ha seguito la
vicenda giudiziaria riguardante una ex Consigliera Comunale con disabilità
motoria in carrozzina di San Paolo di Jesi (Ancona), impossibilitata ad
accedere all’edificio municipale, a causa delle barriere, fino alla Sentenza n.
1710 del 14 novembre 2017, con la quale la Corte di Appello di Ancona aveva
condannato quello stesso Comune al pagamento di 15.000 euro a titolo di
risarcimento danni, per avere discriminato la persona, ai sensi della Legge
67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di
discriminazioni).
Ebbene, dopo quel pronunciamento, il Comune di San Paolo di Jesi aveva deciso
di ricorrere alla Corte di Cassazione, che nelle scorse settimane ha prodotto a
propria volta la Sentenza n. 3691/20, rigettando il ricorso e condannando anzi
chi lo aveva proposto alle spese relative al giudizio di legittimità.
A fornire assistenza e supporto legale alla persona promotrice dell’azione, è
stata, in tutti e tre i gradi di giudizio, l’Associazione Luca Coscioni la cui
segretaria Filomena Gallo commenta: «Questa Sentenza della Corte di Cassazione,
che pone un sigillo definitivo alla questione, rappresenta un precedente molto
importante, che potrà essere utilizzato in futuro da qualsiasi altra
Associazione o persona con disabilità. I Giudici di legittimità, infatti, hanno
posto fine a una battaglia giuridica che si trascinava da moltissimo tempo e
dopo anni di lotte, di spese e di preoccupazioni, è stato finalmente
riconosciuto alla persona con disabilità coinvolta il diritto di accedere agli
uffici comunali come qualsiasi altro cittadino “normodotato”».
«E grazie alla nostra battaglia legale – aggiunge – è stato finalmente
installato all’interno del Comune di San Paolo di Jesi un ascensore, che
consente a chiunque di accedere ai piani superiori dell’edificio pubblico.
Anche le persone in carrozzina, quindi, potranno assistere alle sedute del
Consiglio Comunale: può sembrare incredibile, ma fino a qualche anno fa questa
semplice possibilità veniva di fatto preclusa ai cittadini con disabilità».
Per Alessandro Gerardi, avvocato che ha direttamente curato la difesa della
persona con disabilità, con la collaborazione dell’avvocato Francecso Boschi,
«la Cassazione ha stabilito un principio fondamentale, ossia che le norme le
quali impongono l’eliminazione delle barriere architettoniche non hanno natura
“programmatica”. Il diritto all’accessibilità, infatti, rende la normativa sul
superamento delle barriere “immediatamente precettiva” e quindi idonea a far
ritenere priva di qualsiasi legittima giustificazione la discriminazione
attuata nei confronti delle persone con disabilità».
«Pertanto – conclude Gerardi – è bene sapere che alla luce di questa Sentenza,
le Amministrazioni Comunali che continuano a nascondersi dietro l’alibi
dell’“insufficienza dei fondi” per giustificare la loro inerzia sul fronte
della mancata adozione dei PEBA [Piani per l’Eliminazione delle Barriere
Architettoniche, N.d.R.] e dell’eliminazione delle barriere architettoniche,
stanno tenendo una vera e propria condotta discriminatoria, in senso tecnico e
giuridico, nei confronti delle persone con disabilità».
Da Superando.it del 11.03.2020
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