«Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento»: firmata da Max Bruschi la nota sulla didattica a distanza. Un paragrafo sugli alunni con disabilità.
«Le attività di didattica a distanza, come ogni attività
didattica, per essere tali, prevedono la costruzione ragionata e guidata del
sapere attraverso un’interazione tra docenti e alunni. Qualsiasi sia il mezzo
attraverso cui la didattica si esercita, non cambiano il fine e i principi. […]
Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, che non siano
preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non
prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del
docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano
sollecitare l’apprendimento. La didattica a distanza prevede infatti uno o più
momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante
possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia,
utile anche per accertare, in un processo di costante verifica e miglioramento,
l’efficacia degli strumenti adottati, anche nel confronto con le modalità di
fruizione degli strumenti e dei contenuti digitali – quindi di apprendimento –
degli studenti, che già in queste settimane ha offerto soluzioni, aiuto,
materiali. È ovviamente da privilegiare, per quanto possibile, la modalità in
“classe virtuale”».
È arrivata ieri la nota con le indicazioni operative per la didattica a
distanza del MIUR, firmata da Max Bruschi, neo dirigente al Dipartimento per il
sistema educativo di istruzione e di formazione. La nota si apre con «un
sincero grazie [va] a tutti coloro che hanno voluto e saputo governare
l’emergenza ed esserci» e si chiude con un «Siamo tutti consapevoli della sfida
che il Paese tutto sta affrontando e che richiede a ciascuno sacrifici e
responsabilità nei comportamenti. La scuola è in prima linea perché ritiene che
la cultura sia un fattore decisivo perché il nostro Paese sappia affrontare,
superare e vincere la battaglia in corso. Nessuno deve essere in sosta, in
panchina, a bordo campo. “Ibi semper est victoria, ubi concordia est”».
L’obiettivo della nota, ferma restando l’autonomia di ogni scuola, è dare un quadro
rispetto alla sostenibilità operativa, giuridica e amministrativa della
didattica a distanza, cominciando dai tanti problemi legati alla privacy degli
studenti.
«La didattica a distanza, in queste difficili settimane, ha avuto e ha due
significati. Da un lato, sollecita l’intera comunità educante, nel novero delle
responsabilità professionali e, prima ancora, etiche di ciascuno, a continuare
a perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola”, ma “non a
scuola” e del fare, per l’appunto, “comunità”. Mantenere viva la comunità di
classe, di scuola e il senso di appartenenza, combatte il rischio di isolamento
e di demotivazione. Le interazioni tra docenti e studenti possono essere il
collante che mantiene, e rafforza, la trama di rapporti, la condivisione della
sfida che si ha di fronte e la propensione ad affrontare una situazione
imprevista. Dall’altro lato, è essenziale non interrompere il percorso di
apprendimento», si legge nella nota.
Un paragrafo specifico è dedicato agli alunni con disabilità, il cui «punto di
riferimento rimane il Piano educativo individualizzato». La nota afferma che
«la sospensione dell’attività didattica non deve interrompere, per quanto
possibile, il processo di inclusione. Come indicazione di massima, si ritiene di
dover suggerire ai docenti di sostegno di mantenere l’interazione a distanza
con l’alunno e tra l’alunno e gli altri docenti curricolari o, ove non sia
possibile, con la famiglia dell’alunno stesso, mettendo a punto materiale
personalizzato da far fruire con modalità specifiche di didattica a distanza
concordate con la famiglia medesima, nonché di monitorare, attraverso feedback
periodici, lo stato di realizzazione del PEI». Poiché ciascun alunno con
disabilità, in Italia, «è oggetto di cura educativa da parte di tutti i docenti
e di tutta la comunità scolastica» – ricorda la nota – «è richiesta una
particolare attenzione per garantire a ciascuno pari opportunità di accesso a
ogni attività didattica». È inoltre «compito del Dirigente scolastico, d’intesa
con le famiglie e per il tramite degli insegnanti di sostegno, verificare che
ciascun alunno o studente sia in possesso delle strumentalità necessarie»: la
nota ricorda che i Centri Territoriali di Supporto (CTS), gestiscono
l’assegnazione di ausili e sussidi didattici destinati ad alunni e studenti con
disabilità e che oltre alle apparecchiature hardware, possono essere acquistati
e concessi in uso anche software didattici (https://ausilididattici.indire.it).
Un altro paragrafo è dedicato agli alunni con DSA e con Bisogni educativi
speciali non certificati, in cui si fa cenno anche a ciò che il DS deve fare
qualora avesse nelle sue scuole alunni ricoverati presso le strutture
ospedaliere o in cura presso la propria abitazione.
di Sara De Carli da Vita.it del 18.03.2020
Lascia un commento