Con tempi di consegna di quasi tre settimane c’è chi è rimasto senza frutta e verdura per giorni. L’associazione Egalité ha lanciato una campagna per chiedere alla grande distribuzione di creare canali dedicati ai più bisognosi
Spesa a casa senza sovrapprezzo e un
canale web e telefonico dedicato alle persone più fragili, perché possano
saltare le lunghissime attese di questi giorni.
L’associazione Egalité ha chiesto alle catene più importanti della Gdo di
garantire questi servizi alle persone disabili. Ottenendo, finora, poche
risposte. Il sito ha lanciato anche una petizione.
Nell’Italia del lockdown uscire di casa per fare la spesa si è trasformato da
noioso dovere all’intrattenimento di giornata. A molti italiani però non solo è
negata questa “ora d’aria” ma è complicato procurarsi alimenti fondamentali,
soprattutto quelli freschi. Non solo gli anziani (che quasi sempre possono
almeno ottenere il servizio gratuitamente), ma anche i tanti disabili, che in
Italia sono il 5,2% della popolazione. Molti di questi (il 27%,
ancora secondo Istat) vivono da soli.
La soluzione
più pratica sarebbe quella di farsi portare la spesa a casa, “ma con la grande
domanda di questi giorni le attese sfiorano ormai le tre settimane” spiega
Dario Dongo, fondatore di Egalité. “Riceviamo molte segnalazioni di persone
bloccate a casa, sole, senza frutta e verdura da due settimane. I cibi freschi
sono i primi a esaurirsi, ma per mantenere il corpo in salute è fondamentale
consumare anche cane, latte e pesce. Beni che in molte case iniziano a
scarseggiare”.
Dongo spiega che il problema non riguarda solo le persone con disabilità
motorie, “penso a chi ha subìto un ictus, soffre di diabete o malattie
cardiovascolari. Potrebbero, fisicamente, andare al supermercato ma in caso di
contagio sono più a rischio”.
La campagna di Egalité ha fatto, finora, pochi proseliti. Tra questi la
piattaforma Gioosto che ha previsto consegne dedicate a tutti i disabili
superiori al 60%, donne incinte e neogenitori per il primo anno. Ma anche
Carrefour ha dimostrato attenzione al tema chiedendo sul proprio sito ai
clienti non disabili e non anziani, di non utilizzare il servizio e lasciare la
priorità ad “anziani, persone diversamente abili, future mamme o neo genitori,
persone ammalate etc”. Amazon, che non ha risposto all’appello di Egalité, ha
fatto sapere di aver preso diverse iniziative di solidarietà. Tra queste
“l’eliminazione dei costi di consegna di Prime Now nelle finestre di due ore a
Milano, Roma e Torino fino al 3 aprile”. Conad non ha risposto all’appello né
ha risposto alle nostre domande.
Lo scarso interesse mostrato finora dalle catene della Gdo all’iniziativa si
può spiegare, secondo Dongo, con “la scarsa lucidità che servirebbe a
organizzare, in questo momento, un’unità di crisi. Per dedicare un canale ad
anziani e disabili e garantire loro la consegna in tempi brevi non servono
grossi investimenti: a volte basta riallocare in modo diverso le risorse che
già ci sono”. E per quanto riguarda i fattorini, “l’Italia è un grande Paese e
sono certo che moltissime persone consegnerebbero la spesa a casa anche in modo
volontario: parliamo di consegne nel raggio di massimo quattro, cinque chilometri”.
In attesa di segnali da parte della grande distribuzione organizzata, in molte
parti d’Italia sono stati i piccoli commercianti a fare a gara per consegnare
la spesa a casa. Il Comune di Firenze ha stilato la lista degli esercenti che offrono il servizio;
iniziativa molto simile a quella di Milano e Torino, ma sotto forma di mappa, mentre in Puglia
il sito Io vengo a
casa raccoglie ormai oltre duemila esercenti.
Da La Repubblica-2 apr 2020
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