Carli tira in ballo lo stabilimento San Giuseppe di borgo marina, che avrebbe cancellato la prenotazione fatta dall’attore lo scorso anno. I titolari però non vogliono sentir parlare di discrimazione e raccontano la propria versione dei fatti
Spiaggia
negata ai disabili? Sì, secondo una lettera che l’attore imperiese Antonio
Carli ha inviato ai giornali della provincia ieri pomeriggio. No per lo
stabilimento balneare tirato in ballo da Carli.
I fatti: ieri pomeriggio Antonio Carli, fratello di un quarantenne disabile, ci
contatta inviando un testo molto duro (che pubblichiamo in fondo all’articolo),
con cui spiega che quest’anno lo stabilimento San Giuseppe di Borgo Marina gli
avrebbe comunicato che, a causa della restrizione degli spazi per
l’emergenza coronavirus, non sarebbe possibile al momento confermare la
prenotazione che l’attore aveva effettuato dalla scorsa estate per la prossima
stagione.
“Due giorni fa – scrive Carli – riceviamo la telefonata del gestore
dello stabilimento, a cui alla fine della scorsa stagione avevamo già detto di
confermare l’abbonamento per quest’anno, il quale ci informa che: a causa della
riduzione degli spazi imposti dal governo (che in realtà non si è ancora
pronunciato in merito), sono spiacenti, ma hanno deciso di dare precedenza agli
stagionali di vecchia data, per cui per noi non ci sarebbe stato posto. Da
sempre siamo abituati ad essere considerati ‘figli di un Dio minore’,
abbiamo sempre lottato per tutto, dai presidi, al riconoscimento della
invalidità, all’assistenza, all’integrazione a scuola, all’ottenimento di un
parcheggio riservato ed alla difesa dello stesso. Siamo abituati alle
umiliazioni, che un sistema incivile molto in voga nel nostro paese, costringe
a subire chi già vive la difficile condizione di disabile, ma questo ci sembra
davvero troppo”.
Per un chiarimento sulla vicenda abbiamo contattato Rossella Gobbi, una
delle titolari dello stabilimento: “Quest’anno, – spiega – vista
la quasi certa riduzione degli spazi a disposizione, abbiamo deciso di
contattare tutti i clienti che lo scorso anno avevano confermato la
prenotazione anche per quest’estate, lasciandoli liberi di scegliere altri
stabilimenti, vista l’incertezza su quanti posti avremo a disposizione. Da un
primo conteggio, sui sessanta ombrelloni di capienza massima, ne dovremmo avere
solo la metà, e di questi il 50% sarebbe destinata ai clienti del nostro
albergo, ovviamente se sarà possibile ospitare turisti nella struttura”.
Tra le persone contattate anche Antonio Carli. Rossella però non ci sta e
contesta l’ipotesi discriminatoria. “Mi spiace, contatteremo nuovamente il
signor Carli che abbiamo avuto nostro ospite insieme al fratello, ma non si
tratta di una discriminazione, so cosa significa vivere con una persona con
handicap e so che spesso le famiglie sono lasciate sole. Noi abbiamo chiamato
tutti i clienti, a nostro discapito, ma non ci sembrava giusto vincolarli su
una prenotazione fatta quando non era possibile prevedere l’emergenza in corso.
Ci sono poi i clienti storici della spiaggia, che venivano da prima che noi la
prendessimo in gestione. Abbiamo ritenuto dare precedenza a loro, non è una
discriminazione verso i disabili, perché, ripeto, abbiamo contattato tutti i
clienti che negli ultimi anni, con la nostra gestione, si erano trovati bene e
avevano deciso di confermare la propria prenotazione”.
“Noi – continua Rossella – siamo stati felici, due anni fa di avere
l’associazione ‘Giraffa a Rotelle‘. Il signor Carli e il fratello
venivano insieme a loro. Abbiamo anche chiesto una sedia ‘Job’ al comune che
l’estate scorsa aveva promesso all’associazione un’altra spiaggia dedicata ai
disabili, che giustamente aveva deciso di frequentare. Vorrei che fosse
chiaro che per me una persona con handicap è una persona come le altre. Ripeto,
ricontatteremo il signor Carli, perché siamo dispiaciuti del malinteso che si è
creato”.
Questa la versione di Rossella Gobbi, titolare dello stabilimento San Giuseppe.
Sotto la lettera di Antonio Carli.
“SPIAGGIA:
E’ DISABILE? NON C’E POSTO PER LUI!”
“Il titolo che può sembrare scandalistico in realtà riassume perfettamente
la sostanza di un fatto accaduto ad Imperia. Mio fratello ha
quaran’anni, da sempre in sedia a rotelle, io ne ho 10 più di lui. Quando
viene la bella stagione noi, la famiglia, ci attiviamo per cercare di portare
al mare Matteo, che in acqua, vive pochi ed unici momenti di libertà e
indipendenza.
Finchè era vivo mio padre, si andava un mese in Sardegna dove esistono spiagge
‘senza barriere’, gratuite peraltro, in cui anche un disabile si sente
‘NORMALE’, poi non ci è stato più possibile farlo. Imperia, con la sua
costa scarna non è mai stata confortevole per questo, si aggiunga che:
crescendo lui, invecchiando noi, sollevarlo fisicamente per raggiungere l’acqua
è diventato sempre più difficile e faticoso. Questo ci ha portato nel
tempo a preferire per lui sempre di più la piscina al mare, tuttavia negli
ultimi anni la struttura durante il periodo estivo è stata chiusa a causa di
interventi per cui si è cercato di individuare la spiaggia più adeguata allo
scopo.
L’unica spiaggia ‘predisposta’ per disabili dal comune di Imperia è
IMPRATICABILE perchè rocciosa, quindi del tutto inadeguata. Mi spiego
meglio: dovendo recare il ragazzo vicino al mare sulla sedia a rotelle e poi
sollevarlo a braccia fino all’acqua, è necessario che la spiaggia abbia uno
scivolo che arrivi il più possibile vicino al bagnasciuga, non solo, ma che
l’accesso alle docce non presenti barriere architettoniche o difficoltà
di altra natura.
Nel corso degli anni abbiamo sperimentato varie soluzioni, a pagamento
ovviamente, ma ognuna di queste rivelava difficoltà, ad esempio lunghi
percorsi sulla sabbia (le ruote della sedia affondano), docce lontane e
difficilmente raggiungibili, quando non addirittura scalini per accedere alla
spiaggia.
Da qualche anno a questa parte ci eravamo recati presso lo stabilimento S.Giuseppe
di borgo marina, dove in parte queste difficoltà erano limitate, pagando lo
stagionale, anche quando in realtà ci si andava poche volte a settimana e per
poco tempo dato che mio fratello si stanca facilmente.
Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, mio fratello è stato trattenuto a
casa dai primi giorni di marzo e da allora non è mai uscito, in quanto soggetto
‘a rischio’ abbiamo ritenuto prudente azzerare i contatti con l’esterno.
Questo fatto ha costretto l’intero nucleo familiare a turni e sacrifici
difficilmente spegabili ed immaginabili, ma soprattutto lui, ragazzo
socievole e molto vitale ad una vera e propria ‘clausura’, rinunciando alla
sua attività presso il centro diurno, le assistenti domiciliari, le uscite
con familiari ed amici, ossia a tutte quelle cose che, per un ragazzo della sua
età INTRAPPOLATO su una sedia a rotelle gli rendono la vita accettabile.
Mi scuso per l’antefatto, ma è necessario a comprendere la situazione.
Due giorni fa riceviamo la telefonata del gestore dello stabilimento, a cui
alla fine della scorsa stagione avevamo già detto di confermare l’abbonamento
per quest’anno, il quale ci informa che: a causa della riduzione degli spazi
imposti dal governo (che in realtà non si è ancora pronunciato in merito), sono
spiacenti, ma hanno deciso di dare precedenza agli stagionali di vecchia data,
per cui per noi non ci sarebbe stato posto.
Da sempre siamo abituati ad essere considerati ‘figli di un Dio minore’,
abbiamo sempre lottato per tutto, dai presidi, al riconoscimento della
invalidità, all’assistenza, all’integrazione a scuola, all’ottenimento di un
parcheggio riservato ed alla difesa dello stesso.
Siamo abituati alle umiliazioni, che un sistema incivile molto in voga nel
nostro paese, costringe a subire chi già vive la difficile condizione di
disabile, ma questo ci sembra davvero troppo.
La discriminazione evidente di una città dove NON ESISTE una struttura
dove ci si possa recare senza dover incorrere in barriere ed ostacoli
rappresenta una forma di grave DISINTERESSE ed INCIVILTA’, come chi occupa un
posto riservato impropriamente o chi NON METTE A NORMA le strutture ricettive,
per cui sembra voler dire ‘NON VI VOGLIAMO!‘.
Così, dopo quattro mesi chiuso in casa, dovrò dire a mio fratello un altra
volta:
‘TU NO, TU QUESTO NON LO PUOI FARE’, come tutto il resto, Matteo mio”.
Da ImperiaNews.it-20 ore fa
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