Un’emergenza nell’emergenza. È quella rappresentata, nei giorni della riapertura a singhiozzo delle scuole e del bollettino quotidiano di contagiati che non risparmia alunni e professori, dalla cronica assenza degli insegnanti di sostegno. Al momento ne mancherebbero, a seconda della stima, dai 50 ai 75mila. Con tutte le conseguenze che possiamo facilmente immaginare per le famiglie dei ragazzi con disabilità. E che hanno spinto lunedì 14 il ministero dell’Istruzione a fare ben due comunicati in poche ore su altrettanti presunti respingimenti di un alunno a Pisa e un altro a Roma per l’assenza del personale specializzato.
Approfondire il tema significa addentrarsi in uno dei problemi storici della scuola italiana, che il Covid-19 ha soltanto aggravato. In un contesto in cui – come hanno ricordato i sindacati nella conferenza stampa di ieri sulla «falsa partenza» della scuola che è servita a Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda anche per rilanciare la manifestazione nazionale del 26 settembre – sono andate in porto appena 22.500 assunzioni su 85mila, al sostegno è andata ancora peggio con meno di 2mila (1.600 secondo viale Trastevere) nomine riuscite su 21mila previste. Ciò significa che sono 19mila i posti di ruolo non assegnati e destinati adesso a un supplente. Sulla base delle chiamate che gli uffici scolastici regionali stanno facendo in questi giorni, attingendo alle nuove graduatorie provinciali (Gps) volute dalla ministra Lucia Azzolina (contro cui la Lega ha depositato una mozione di sfiducia).
Pur ipotizzando che tutti e 19mila supplenti sull’organico di diritto siano nominati ad horas mancherebbero comunque 51mila deroghe (e cioè gli incarichi assegnati a un prof non specializzato) calcolate sull’organico di fatto, che si sono rese necessarie a settembre dell’anno scorso per coprire le nuove esigenze e che serviranno anche stavolta. Contratti a tempo determinato che, secondo la tabella di marcia fissata dal ministero dell’Istruzione, saranno formalizzati entro il 24 settembre ma che, secondo un’elaborazione della Cisl Scuola non saranno le uniche. Prendendo a riferimento la situazione di dicembre 2019 (anziché settembre) i posti in deroga sono 76mila (25mila in più). Da qui la doppia stima iniziale di 50-75mila docenti di sostegno ancora da incaricare.
In realtà, la penuria di prof specializzati è un problema antico. Sul sostegno le assunzioni fallite sono un classico degli ultimi anni: nel 2016/17, 1.568 assunti su 10.319 posti vacanti; nel 2017/18, 3.344 su 13.393; nel 2018/19, 1.682 su 13.329; nel 2019/20, 3.253 su 14.593. Un gap tra domanda e offerta che si spiega sia con l’abitudine di molti docenti ad accettare il ruolo per poi spostarsi sul posto comune (lo hanno fatto in 8.500 nell’ultimo triennio), sia con una platea di “formati” troppo esigua. Il quinto ciclo di tirocini formativi attivi (Tfa) è appena partito e specializzerà 19.585 studenti. Cinquemila in più del ciclo precedente (e buoni per le assunzioni dell’anno prossimo) ma comunque inferiori al fabbisogno certificato. Per colmarlo la ministra Azzolina vorrebbe trasformare le deroghe in posti aggiuntivi nell’organico di diritto. A quel punto sì, è il ragionamento di viale Trastevere, che si potrebbero aumentare i posti dei Tfa. Ammesso che le università abbiano le risorse (e gli spazi) per farlo.
Da Il Sole 24 Ore 17 settembre 2020
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