Quanto è sostenibile il futuro per i disabili? Intanto facciamo un punto in Italia e chiediamoci quanti sono i disabili nel nostro Paese. Secondo l’Istat sono 3,1 milioni cioè il 5,2 per cento della popolazione. E di qui a quarant’anni, cioè nel 2060, la previsione è che saranno oltre 4 milioni con una crescita del 25%.
A questo va aggiunto che l’Italia sarà un paese meno popolato e più anziano.
Sempre nel 2060, saremo 55 milioni circa, rispetto ai 60 milioni di oggi – è accertata la decrescita della natalità – e gli over 74 cresceranno del 70%. Per le persone con disabilità uno dei problemi maggiori sarà – guarda caso – la mobilità. La Fondazione Unipolis ha preparato una ricerca che si chiama “Il paradosso della mobilità” nel quale tra le altre cose c’è scritto che due milioni di persone disabili utilizzeranno mezzi di trasporto ed uno su due guideranno un’auto. Il “diritto negato” alla mobilità sostenibile per le persone con disabilità sarà un problema gravissimo tra 40 anni se il nostro Pese non avrà imboccato con scelte definitive ed importanti.
La situazione oggi ed i rischi per il futuro
Marisa Parmigiani, direttrice della Fondazione Unipolis nell’introduzione della ricerca – dove c’è la collaborazione dell’Associazione nazionale guida legislazioni andicappati trasporti (ANGLAT) . ha scritto che le condizioni di base per un futuro sostenibile per i disabili e cioè mobilità ed accessibilità: “Non solo non si alimentano ma rischiano di essere alternative, proprio in antitesi a quello che servirebbe. I dati che emergono dalla ricerca evidenziano che affrontare le problematiche della sostenibilità delle aree urbane è una componente fondamentale dell’intervento su un modello di sviluppo che si sta dimostrando non più percorribile”.
Emerge fortissima “La necessità di realizzare a livello di Paese e con il concorso di tutti i player pubblici e privati, politiche che favoriscano gli investimenti per realizzare interventi strutturali che pongano al centro la mobilità e l’accessibilità per le persone con disabilità. Progetti che sarebbe auspicabile integrare tra quelli da presentare, a breve, all’Europa”. Lo dice Roberto Romeo, presidente delll’ANGLAT facendo riferimento al fatto che sebbene in Europa ed anche in Italia esistano molte proposte per una mobilità diversa, sostenibile, è difficile trovare queste proposte coniugate al mondo della disabilità.
Come i i mezzi di trasporto pubblico saranno capaci di soddisfare le esigenze delle persone con disabilità, e quindi come potranno migliorare ed essere un’alternativa vantaggiosa rispetto ad altri, è una delle sfide del futuro. Su questo, Fausto Sacchelli della Fondazione Unipolis scrive: “Gli sviluppi della tecnologia e la loro applicazione ci possono permettere di cambiare strada, di far sì che la libertà di movimento, che non può non implicare anche una sempre più completa accessibilità, non sia necessariamente vincolata all’uso privato del mezzo di trasporto così come lo conosciamo oggi”.
Il rapporto dei disabili con l’Agenda 2030
Un rapporto dell’ONU proprio sui 17 obbiettivi di sviluppo sostenibile evidenziava già che, “nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, le persone con disabilità continuano ad affrontare numerose barriere alla loro piena inclusione e partecipazione alla vita delle loro comunità. Getta luce su i loro livelli sproporzionati di povertà, la loro mancanza di accesso all’istruzione, ai servizi sanitari, all’occupazione, alla sotto-rappresentazione nel processo decisionale e nella partecipazione politica. Ciò vale in particolare per le donne e le ragazze con disabilità. Le principali barriere all’inclusione implicano discriminazione e stigmatizzazione a causa di disabilità, mancanza di accessibilità agli ambienti fisici e virtuali, mancanza di accesso alle tecnologie di assistenza, servizi essenziali, riabilitazione e sostegno per una vita indipendente che sono fondamentali per il pieno e paritario partecipazione delle persone con disabilità come agenti di cambiamento e beneficiari dello sviluppo. Dati e statistiche compilate e analizzate nel rapporto indicano che le persone con disabilità non sono ancora sufficientemente incluse nell’attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione degli SDG”.
Sembra semplice da scrivere ma non lo è affatto visto che è così importante ribadirlo: la disabilità deve essere una parte integrante dell’azione dei 17 SDG (Suistainable Development Goals) dell’Agenda 2030 se si vuole che arrivare all’obiettivo finale. Le aree sulle quali bisogna lavorare con particolare attenzione sono quelle della realizzazione di uno sviluppo inclusivo della disabilità che include la protezione sociale (SDG 1.3); l’istruzione (SDG 4),; l’occupazione (SDG 8) ed i servizi di base, compresi i servizi sanitari (SDG 3), l’acqua e l’igiene (SDG 6), l’energia (SDG 7). Ma anche lo sviluppo infrastrutturale accessibile nelle aree urbane e rurali ambienti, spazi pubblici, strutture e servizi (SDG11) è di fondamentale importanza per partecipazione delle persone con disabilità in tutti gli aspetti della società e dello sviluppo. I progressi in questi settori possono funzionare come spinta decisiva per la realizzazione di tutti gli altri obiettivi.
Da Impakter Italia del 23/11/2020 di Eduardo Lubrano
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