Diciannove dicembre 2016. Non sono trascorsi nemmeno sei mesi dall’elezione a sindaco di Damiano Coletta e in consiglio comunale, tra i vari ordini del giorno fissati in discussione, spunta una mozione che, solamente qualche ora dopo, sarebbe stata approvata all’unanimità da maggioranza e opposizione, caso raro in questi anni di consiliatura targata Lbc. A firmarla è il consigliere di minoranza Matteo Coluzzi. L’oggetto è uno strano acronimo: “P.e.b.a.”.
Per i non addetti ai lavori, significa “Piano di eliminazione delle barriere architettoniche”: la mozione impegnava la giunta Coletta ad adottarne uno per la città. In soldoni, si tratta di una mappa delle barriere presenti in spazi ed edifici pubblici: da marciapiedi senza scivolo fino a scalinate di immobili a destinazione pubblica privi di una banale rampa o di un ascensore. Tutti ostacoli che sbarrano il passaggio a un disabile in sedia a rotelle o a un anziano con un deambulatore o ancora a un genitore che spinge una carrozzina.
Oltre a delle rilevazioni fotografiche, al documento in questione devono essere allegati uno studio e un progetto di spesa per la rimozione, con i relativi livelli di priorità. Niente di avveniristico in realtà: per gli edifici pubblici, in teoria, i Peba sarebbero obbligatori per legge dal lontano 1986, dal 1992 anche per gli spazi urbani. Da quel voto unanime in assise comunale sono passati più di quattro anni, ma il Peba ancora non c’è. O meglio, è da rifare. Il Comune ha infatti appena pubblicato un avviso, con scadenza il 28 febbraio, in cui riavvia da capo il percorso partecipato con la cittadinanza necessario alla redazione del primo piano sperimentale di Latina. Eppure a dicembre 2017 era stato affidato l’incarico per la progettazione, a supporto del funzionario comunale responsabile del procedimento, ad un noto architetto e accademico romano. Il perimetro era quello della Ztl: l’idea, per contenere le spese, era di legare l’abbattimento delle barriere architettoniche alla futura pedonalizzazione già prevista per tale porzione di centro storico. Ad agosto 2018 era stato quindi aperto il confronto con i cittadini. E, a marzo dell’anno scorso, una prima bozza era stata consegnata all’ufficio comunale competente. Ma ecco che, pochi giorni fa, si è tornati ai nastri di partenza. Il motivo? “A seguito di analisi e verifiche effettuate si è addivenuti all’identificazione di un nuovo perimetro”, si legge nell’atto del Comune. Perimetro delle aree su cui intervenire, di fatto, raddoppiato.
Anche se, per vedere finalmente il Piano approvato, bisognerà attendere ancora. E non è un dettaglio: per poter accedere ai fondi regionali destinati alla rimozione, entro il 30 giugno di ogni anno i Comuni, assieme alle richieste di finanziamento, devono presentare anche i propri Peba. Soldi che farebbero decisamente comodo alla causa. L’amministrazione, durante il mandato di Lbc, ha stanziato in bilancio oltre 3 milioni di euro. Non una cifra da poco. Ma, a ben vedere, quelle messe nero su bianco nei cosiddetti programmi dei lavori pubblici del Comune, erano previsioni di spesa. E, in concreto, le risorse necessarie in gran parte non c’erano, ma si sarebbero dovute ricavare da eventuali vendite di qualche immobile o terreno di proprietà comunale. Difficile dire quanti di questi soldi siano stati realmente impegnati e spesi, visto che nei rendiconti economici dell’ente non è presente una voce distinta per tali interventi. Ma, a giudicare dalle barriere architettoniche che tappezzano ancora il centro e il resto della città, probabilmente quel famigerato Peba sarebbe servito già da un bel pezzo.
Il Caffè.it 25/2/2021 di Alessandro Martufi
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