Per completare i lavori, quindici giorni di stop al passaggio delle auto. Micheloni: «Danni per il commercio e restano ancora le barriere architettoniche»
Chiuso il ponte di via Menconi per i lavori conclusivi, ad Avenza, ma non mettono i cartelli e la gente si infuria ancora una volta. Il ponte resterà chiuso fino al 23 marzo: mancano l’asfalto e il raccordo delle pendenze. Parliamo dell’intervento di messa in sicurezza idraulica di questo tratto del torrente Carrione, su progetto della Regione Toscana. Ma questa chiusura seppur necessaria non piace.
Come non piacciono le evidenti barriere architettoniche che sono state create. E non piace il fatto che la chiusura è stata fatta senza avvisare i cittadini, come spiega Cesare Micheloni del negozio di abbigliamento Gli Svalvolati di via Giovan Pietro e di Fdi: «Hanno chiuso il ponte senza pre avviso, non si fa così. Qualcuno avrebbe potuto aver preso un impegno, come per esempio fare un trasloco. Chiudere senza avvisare è dannoso anche per il commercio, ci avviciniamo al periodo pasquale e ci chiudono un’altra volta, e senza dire niente a nessuno. I cartelli li hanno messi solo stamani 9 marzo. Lo dovevano comunicare almeno quarantotto ore prima. È una violenza. Non c’è rispetto per il territorio – prosegue – nessuno comunica mai niente. Per quanto riguarda le barriere architettoniche che hanno creato, non sono i cittadini che devono trovare le soluzioni, queste le devono trovare i tecnici. Come Fratelli d’Italia per mano del consigliere regionale Vittorio Fantozzi abbiamo fatto un’interpellanza. Non giudichiamo la messa in sicurezza idraulica ma tutto il resto. Per esempio prima di riaprire al traffico veicolare, è stato fatto un collaudo? Si sono accorti che questo progetto invece di eliminare le barriere architettoniche le ha create? Si sono accorti che il raccordo dove gli scalini esce dalla strada e le auto quando arrivano mettono in pericolo i pedoni? E in tutto questo – conclude Micheloni – l’amministrazione comunale dove era?».
Barriere architettoniche e un raccordo che fa discutere, come sostiene il musicista Renzo Cantarelli: «Questo progetto creerà seri problemi alla popolazione, sia per la pedonalità sia per la viabilità. Non si è tenuto conto di troppe cose. Invece di eliminare le barriere architettoniche con questo progetto sono state create. Intanto un disabile non può percorrere il lato sinistro perché ci sono degli scalini, in quello destro la pendenza è troppo elevata. Ma avranno problemi anche tutti gli altri, gli anziani in particolare. Un disabile senza carrozzina elettrica non riesce ad arrivare alla fine del marciapiede. Non è una cosa normale questa. Ci ha già provato Nicola Codega ed è riuscito ad arrivare a metà, e lui è uno sportivo. Attraversare sarà pericolosodavanti al mio studio, perché le auto arriveranno da sopra e non vedendo i pedoni c’è il rischio che li mettano sotto. Con questo progetto diventa pericoloso anche attraversare nella parte soprastante dove si incrociano tre sensi di marcia. A parte che un’opera del genere è brutta all’entrata di un centro storico – va avanti – è come prendere a schiaffi le persone, ma poi è pericolosa per come è stata realizzata. Mancano di rispetto. Hanno messo i cartelli della chiusura solo la mattina che hanno chiuso il ponte. Come detto più volte agli stessi amministratori manca l’informazione sul territorio. Manca uno strumento di comunicazione che ci informi direttamente. Si dovrebbe ripristinare il consiglio dei cittadini».
E che il raccordo lato marciapiede con le scale non andava bene è stato fatto presente più volte ai tecnici della Regione, l’ultima proprio ieri mattina, come dice l’ingegner Franco Rossi: «È dal primo momento che diciamo che questo raccordo è sbagliato e andava fatto tondo. Anche prima l’ho fatto presente a Gennarino Costabile (l’ingegnere della Regione che segue i lavori, ndc) ma non ci sentono. Così è pericoloso, si rischia che le auto finiscano sul marciapiede o travolgano i pedoni. Va tolto, inutile stare a discutere. Ma come è possibile una cosa del genere? L’hanno mai fatto un controllo? E poi vorrei sapere quando riprenderanno i lavori agli argini della ferrovia, cascano a pezzi».
Da Il Tirreno 10/3/2021 di Alessandra Poggi
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