Acquisita dall’Agenzia del Demanio nel 2007 dopo la dismissione da parte del Ministero della Difesa, la Cittadella è stata consegnata nel 2016 alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria Asti e Cuneo (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo). A partire da marzo 2018 la Soprintendenza ha collocato la propria sede all’interno dell’ex Caserma Pasubio, impegnandosi, congiuntamente al Segretariato Regionale del Piemonte e grazie ai contributi ministeriali nel quadro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020, al progetto di recupero del compendio militare.
Excursus storico
La Cittadella di Alessandria è uno dei più grandiosi monumenti europei nell’ambito della fortificazione permanente del XVIII secolo.
Nacque a seguito del Trattato della Lega di Alleanza, stipulato nel 1703, durante la guerra di Successione di Spagna, tra l’Imperatore d’Austria e il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II: al Duca furono cedute le province di Alessandria e di Valenza e le terre situate tra il Po e il Tanaro, come ricompensa per essersi schierato al fianco dell’Impero Asburgico.
Nel 1707 la Città di Alessandria fu annessa ufficialmente ai territori dello stato sabaudo e, da subito, fu chiara l’esigenza di incrementarne la sicurezza con la costruzione di una cittadella fortificata, il cui progetto fu affidato all’ingegnere militare, Ignazio Bertola.
La costruzione della Cittadella di Alessandria rientrava all’interno di un vasto programma di difesa dello Stato sabaudo che comprendeva un sistema di forti di sbarramento degli accessi alpini alla pianura: il forte di Bard per controllare i valichi del Piccolo e Gran San Bernardo, quello della Brunetta presso Susa e quello di Fenestrelle nella Val Chisone. Già esistenti erano le fortezze di Cuneo e Saorgio e il forte di Ceva nella valle del Tanaro.
La Cittadella sarebbe così divenuta l’elemento centrale del sistema difensivo piemontese.
Dopo la sconfitta delle truppe piemontesi nella prima Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte (1796), la Cittadella e la Città di Alessandria passarono sotto il dominio francese.
Tre anni dopo le forze austro-russe costrinsero i francesi a deporre le armi.
Ma già il 14 giugno 1800, a seguito della battaglia di Marengo, i francesi si impossessarono nuovamente della fortezza e della Città.
Napoleone decretò , a questo punto, la demolizione di tutte le fortezze che costituivano l’apparato difensivo del Piemonte, a parte il Forte di Fenestrelle, la Cittadella di Torino e la Cittadella di Alessandria. Anzi, quest’ultima, nelle intenzioni del condottiero, era destinata a divenire la maggiore opera difensiva francese nella pianura padana e un essenziale centro logistico essenziale per le operazioni militari in Italia.
Alessandria veniva dunque ad assumere il ruolo di un grande campo trincerato, appoggiato alla Cittadella esistente e ad un’altra fortezza che si intendeva costruire sulle rive della Bormida, ma il cui progetto originario non fu mai realizzato.
Con il crollo dell’Impero francese Alessandria fu reintegrata nello stato Sabaudo.
La Cittadella fu ancora teatro della storia in occasione dei moti insurrezionali del 1821: i soldati della guarnigione piemontese insorsero e si impossessarono della fortezza, dichiarando fedeltà al Re Vittorio Emanuele I, pretendendo tuttavia la proclamazione della Costituzione Spagnola. Carlo Alberto, erede al trono, dapprima offrì il suo appoggio per poi, in seguito, ritirarlo.
Fu allora che i costituzionalisti innalzarono sulla Cittadella il tricolore carbonaro, proclamando la Costituzione Spagnola e dichiarando guerra all’Austria.
Successivamente le truppe di Carlo Felice, succeduto al trono a Vittorio Emanuele I, sconfissero le schiere costituzionaliste e soffocarono i moti insurrezionali, riappropriandosi della roccaforte alessandrina.
Nel 1833 la Cittadella fu la prigione di Andrea Vochieri, membro della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini.
Tra il 1855 e il 1857 vennero erette nuove opere difensive: i forti Bormida, Acqui e della Ferrovia. Alessandria divenne un campo trincerato per il controllo del sistema fluviale Tanaro-Bormida. Nel corso della Seconda Guerra di Indipendenza contro l’Austria, la Cittadella e il campo trincerato di Alessandria rappresentarono ancora una volta il fulcro del sistema difensivo e il centro logistico dell’armata francese di Napoleone III, accorsa in aiuto del Piemonte attaccato dall’Austria.
Con la proclamazione del Regno d’Italia, divenendo la Città sede di un Comando d’Armata, le funzioni della Cittadella si ridussero a quelle di caserma di presidio di diversi reggimenti, tra i quali il 37° Reggimento Fanteria della Divisione Ravenna, che vi fu di stanza, a più riprese, fino alla seconda guerra mondiale.
Dal 1943 al 1945 la Cittadella fu occupata dai Tedeschi.
Negli anni ’50 fu sede del 52° Reggimento Artiglieria Pesante Campale.
Nel 2007 è avvenuta ufficialmente la dismissione della Cittadella da parte del Ministero della Difesa.
Dal quartiere di Borgoglio alla Cittadella di Alessandria
All’indomani del Trattato di Utrecht (1713), lo stato sabaudo dovette rivedere, alla luce della nuova situazione, le sue strutture difensive e, preso atto della difficoltà di difesa della piazzaforte di Alessandria, si decise per la realizzazione della Cittadella nell’area del quartiere Borgoglio, sulla riva sinistra del Tanaro. Tale quartiere, infatti, era troppo esposto e sarebbe stato pericoloso se fosse caduto in mani nemiche; il quartiere fu demolito ed al suo posto sorse la fortezza, in seguito collegata alla città tramite un ponte coperto da un tetto in coppi, in sostituzione di quello in pietra.
La fortezza fu circondata da grande spianata di terreno che doveva essere lasciata libera per non ostacolare la vista ai difensori e allo stesso tempo non costituire possibili punti di riparo per il nemico. Nell’area della spianata era vietato qualsiasi tipo di coltivazione, così come la presenza di alberi.
Il progetto di Ignazio Bertola
Vittorio Amedeo II conferì l’incarico della progettazione della Cittadella a Ignazio Bertola, figlio adottivo di Antonio Bertola, primo Ingegnere Reale dal 1728. I primi disegni progettuali per la Cittadella di Alessandria risalgono al 1727: Bertola mise a profitto l’esperienza dell’assedio di Torino del 1706, della cui Cittadella conobbe, in quell’occasione, i difetti e le lacune legati ad un impianto obsoleto. Bertola pensò quindi alla possibilità di immettere negli ampi fossati della Cittadella l’acqua del Tanaro, attraverso un sistema di paratie e di chiuse che ne potessero deviare il corso fluviale, così da creare un ostacolo per i nemici. Il terreno paludoso di Borgoglio dovette essere rafforzato attraverso speciali sistemi di consolidamento, in particolare per le opere di fondazione delle murature di bastioni e cortine e degli edifici interni; questi sistemi, detti pilotaggi, consistevano in una fila di pali lignei armati da punte di ferro, piantati nel terreno, uniti tra loro da catene di ferro. Bertola studiò anche una particolare disposizione delle controguardie, opere a forma di V ubicate davanti ai sei bastioni a fianchi concavi. Tutti i fronti furono dotati di rivellini o mezzelune a pianta triangolare.
Bertola ritenne che si dovesse difendere la più probabile delle direzioni di attacco: se il fronte verso la città risultava protetto dalle acque profonde del fiume e i fronti verso la campagna avrebbero potuto soffrire solo se attaccati contemporaneamente, i fronti di levante e ponente, più facili da attaccare, avrebbero dovuto quindi essere uguali e maggiormente rafforzati. Ecco che si spiega la deformazione dell’esagono fortificato della Cittadella di Alessandria. Anche per questo i due ingressi alla Cittadella furono disposti uno verso la città e uno verso Asti, sui fronti meno esposti all’attacco. Alle due porte di ingresso, Porta Reale e Porta del Soccorso, si accedeva attraverso due ponti dormienti che attraversavano il fossato antistante. Attorno al Corpo di Piazza, delimitato dai sei bastioni, o baluardi, ai vertici dell’esagono, collegati da spesse cortine rettilinee, correva un fossato largo ben 50 metri davanti ai bastioni e 120 metri davanti alle cortine.
L’intenzione di realizzare la nuova Cittadella e i primi lavori di costruzione furono tenuti nascosti al governo austriaco, l’antico alleato: gli accordi con la Corte di Vienna vietavano infatti che si rafforzassero le fortificazioni di Alessandria, cosicché si giustificò l’inizio dei lavori con la necessità di proteggere il quartiere di Borgoglio dalle piene del Tanaro. I due sopralluoghi ordinati dall’Imperatore d’Austria Carlo VI non riuscirono a svelare la vera natura delle opere intraprese, anche grazie al fatto che si rinviò il più possibile la demolizione degli edifici di Borgoglio, usati come schermo: quando gli edifici furono abbattuti, i sei bastioni pentagonali della fortezza svelarono definitivamente le reali intenzioni dei piemontesi.
I lavori di costruzione durarono all’incirca quattordici anni: nel 1745 la fortezza era completa.
Gli edifici interni: i quartieri militari, l’ospedale, il palazzo del governatore
Alla fine della prima metà del Settecento all’interno della Cittadella non esistevano ancora edifici di servizio, anzi perdurava la presenza delle strutture del quartiere Borgoglio, in attesa di essere demolite. La quasi totalità delle case fu infatti abbattuta solo quando tutti gli abitanti furono evacuati e si procedette a corrispondere loro gli indennizzi stabiliti per gli espropri. Nel 1749, sull’area lasciata libera, si intraprese la costruzione del primo quartiere militare, dedicato a San Tommaso, adiacente all’omonimo bastione. Della progettazione degli edifici si occupò ancora una volta Ignazio Bertola. Nella seconda metà del XVIII secolo a Bertola successe l’ingegnere Pinto di Barri, che, in collaborazione con l’architetto Giovanni Battista Borra, progettò il complesso dei quartieri militari.
Gli edifici furono realizzati con volte a prova di bomba e murature in mattoni pieni, e completati da coperture a padiglione con coppi in laterizio italico: del progetto facevano parte il Palazzo del Governatore, caserme, rimesse, polveriere, magazzini, un ospedale con infermeria, laboratori, un padiglione degli ufficiali. Gli edifici furono collocati in modo che al loro interno si delineasse un rettangolo da destinare all’immensa Piazza d’Armi.
Nel 1760 venne iniziata la costruzione del Quartiere San Carlo e, nel 1762 furono gettate le fondazioni del Palazzo del Governatore. Sul lato sud-occidentale della Piazza d’Armi, nel 1769, si iniziò a costruire il Quartiere San Michele, completato circa vent’anni più tardi.
L’edificio, progettato dall’architetto Borra, in origine destinato a ospedale, venne poi ampliato con tre maniche perpendicolari al corpo principale, che formano tre cortili interni, la cui struttura architettonica richiama quella del cortile dell’Accademia di Torino. Tra il 1792 e il 1796, durante la guerra tra il Piemonte e la Repubblica Francese si eseguirono opere di rafforzamento delle strutture difensive e venne smantellata la copertura del ponte sul Tanaro che univa la Cittadella al nucleo urbano.
I progetti napoleonici di ristrutturazione
Nel 1802, anno dell’annessione del Piemonte al territorio francese, venne elaborato il primo progetto di ristrutturazione e completamento della Cittadella di Alessandria da parte dei francesi. Questo progetto aveva lo scopo di inserirsi all’interno di un nuovo sistema difensivo che impedisse, come era accaduto nel 1799, il ritorno austriaco in Piemonte. Gli interventi più urgenti furono quelli di riparazione dei danni causati alle difese dai bombardamenti austriaci nel corso dell’assedio alla Cittadella del 1799. Il progetto prevedeva vari interventi tra i quali: un’opera di sbarramento per far correre l’acqua del Tanaro nei fossati con la conseguente creazione di un bacino di inondazione; l’innalzamento e il rivestimento dei cavalieri dei bastioni di Santa Cristina verso il Tanaro e di San Carlo verso la campagna; il restauro dei sotterranei del bastione di San Michele, la costruzione di un’armeria; la costruzione di una vasta tettoia adibita a laboratorio di artiglieria; la costruzione di un magazzino per gli affusti di ricambio, di una sala d’armi sovrastante, di una caserma per l’artiglieria, di un magazzino per il genio e di uno per i viveri, tutti a prova di bomba; il rivestimento della controscarpa e la costruzione di ridotti rivestiti nelle piazze d’armi rientranti; la demolizione della antica parte di cinta magistrale di fronte alla Cittadella.
Nel 1803 ebbe inizio il cantiere. I lavori si conclusero solo nel 1806.
Nel 1805 Napoleone espresse la volontà di erigere, sulle rive della Bormida, una seconda Cittadella. Venne dunque elaborato il progetto detto “delle due cittadelle”, ma alla costruzione di questa seconda cittadella si dovette rinunciare perché troppo costosa.
Le opere esterne programmate furono pressoché completate nel 1813, almeno quelle strettamente legate alla Cittadella: gli spalti, le controguardie, le mezzelune e i bastioni furono portati all’altezza stabilita, la controscarpa fu rivestita, il fondo dei fossati regolarizzato, le ridotte delle piazze d’armi, le chiuse di ingresso e di uscita delle acque nei fossati realizzati, il bacino di inondazione terminato. Fu inoltre munito il ponte sul Tanaro di un sistema di paratie mobili addossate ai pilastri di sostegno, per regolarizzare il deflusso delle acque di inondazione.
Per quanto riguarda gli edifici interni furono completati la caserma d’artiglieria, il magazzino per il materiale, l’artiglieria e il magazzino per i viveri. I francesi posero inoltre fine alla consuetudine, da parte degli alessandrini, di attraversare la Cittadella per raggiungere la strada che conduceva ad Asti e Solero.
La campagna lavorativa venne bruscamente interrotta dal crollo dell’Impero di Bonaparte: di conseguenza i francesi abbandonarono la Piazzaforte di Alessandria e la Cittadella fu occupata, sino al 1816, da una guarnigione austriaca. L’abbattimento delle opere realizzate dai francesi fu limitato al sistema dei fronti staccati antistanti alla cinta difensiva urbana, mentre la Cittadella e le sue opere non subirono alcun intervento di demolizione.
Nel 1859, al ritorno dei francesi alleati del Piemonte nella Seconda Guerra di Indipendenza, la Cittadella era praticamente immutata.
Dall’Unità ai giorni nostri
Nel 1859 ebbe inizio la Seconda Guerra d’Indipendenza contro l’Austria: in soccorso del Piemonte accorse l’esercito francese, per il quale la Cittadella di Alessandria divenne la principale base di raduno e il maggiore caposaldo in Piemonte. Dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, si susseguirono, a partire dal 1862, numerosi piani di difesa per la Città di Alessandria: in un piano del 1871 si prendeva in esame la trasformazione completa delle opere di difesa di Alessandria, considerata come il centro difensivo della frontiera occidentale.
All’inizio del 1900 vennero costruite otto torrette corazzate d’artiglieria: due presso il ponte del quartiere Orti, due presso il ponte della ferrovia sul fiume Bormida, due presso il ponte della strada provinciale Alessandria-Marengo sul medesimo fiume e infine due presso il ponte della ferrovia sul Tanaro.
Nel 1901 il Genio militare decretò la dismissione della cinta magistrale e nel 1904 la radiazione, dal novero delle fortificazioni dello stato, del Forte di Acqui, dell’Opera di Valenza, di quella sull’isolotto fluviale del Tanaro e tutte le opere di difesa esterne della Cittadella.
Dall’unificazione in poi la Cittadella di Alessandria perse lentamente importanza, non costituendo più il fulcro del sistema difensivo dei confini orientali del Piemonte. Nonostante i vari piani di difesa, l’opera non venne più ammodernata né rafforzata. La presenza costante di un presidio militare al suo interno, ne ha permesso la conservazione nel tempo.
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