Duomo sbarrato alle persone con disabilità: la diatriba tra ascensore e la rampa

Duomo sbarrato alle persone con disabilità: la diatriba tra ascensore e la rampa

«Sono a conoscenza del problema e sono disponibile ad aprire un dialogo con la Curia e la ‘Consulta per risolvere le esigenze delle persone con disabilità per l’accesso al Duomo e per accedere alla cappella dove è posizionata la teca che custodisce la Sindone». Così la soprintendente Lisa Accurti a seguito della lettera su Specchio dei Tempi di domenica scorsa e soprattutto della successiva polemica alimentata il giorno seguente con le dichiarazioni dell’architetto Adriano Sozza, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Torino, e di Giovanni Ferrero, direttore della «Consulta per le persone in difficoltà».

La questione è atavica e risale almeno a trent’anni fa, così come testimoniato anche da Gian Maria Zaccone, direttore del Museo della Sindone e del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone, nonché membro della Commissione Diocesana per la Sindone, che già negli anni ’80 cercava di trovare soluzioni al problema.

Il problema per le carrozzine

Attualmente l’accesso alla cattedrale per le carrozzine avviene tramite una piccola pedana elevatrice che si trova alle spalle del Duomo, davanti a Palazzo Chiablese, addossata alla parete che divide la cattedrale da Palazzo Reale. Una struttura defilata e poco pratica. «Decisamente non idonea», precisa Sozza. Anche perché, come fatto notare dalla lettrice, spesso si guasta, impedendo di fatto l’accesso al Duomo a diversi fedeli.

L’ascensore

Spiega Ferrero: «L’ascensore non può rimanere in attività anche quando la cattedrale di San Giovanni è chiusa, soprattutto di notte, anche per preservarla da atti vandalici. Inoltre, tutte le volte che bisogna usarla, bisogna chiamare con il citofono un addetto, che deve intervenire personalmente, aprire l’ascensore alla persona in carrozzina, e supportarla nella risalita, che avviene lentamente. Assolutamente non fattibile. E se ci fossero 5 carrozzine che devono accedere insieme? L’operazione durerebbe troppo tempo, perché si aziona solo per una carrozzina alla volta. Il tutto si ripete, ovviamente, per la discesa».

La soluzione

La soluzione proposta dalla Curia e dalla Consulta? Ci sarebbe. È stata realizzata qualche anno fa dal Politecnico di Torino. E non sarebbe un problema di soldi, ma solo di autorizzazioni, negate in passato a più riprese dalla Soprintendenza. Si tratta di una rampa, un piano inclinato, che verrebbe addossato alla parete del Duomo che guarda verso il campanile. Spiega Ferrero: «Solo la rampa permette alle carrozzine e ai portatori di disabilità di essere accessibile 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, e senza l’intervento dell’addetto, come per l’ascensore. E a differenza della pedana la rampa non si può guastare».

La Sovrintendenza ha sempre bocciato la proposta di rampa, insistendo solo sull’ascensore. Un braccio di ferro tra vicini di casa (Duomo e Palazzo Chiablese, sede della Soprintendenza, si trovano uno di fronte all’altro, in piazza San Giovanni) che non ha ancora trovato un vincitore, ma solo tanti perdenti: i portatori di disabilità. «Sono disponibile a discutere su un nuovo progetto, o comunque a sedermi al tavolo per parlarne – precisa Accurti – sono certa che si possa trovare una soluzione rispettosa per tutte le esigenze».

La lettrice rilancia

Intanto la lettrice Annita Rabino, che domenica ha affidato alla rubrica Specchio dei Tempi il suo grido di dolore, rilancia: «Qualche giorno fa ho assistito a una scena pietosa – racconta – l’ascensore era rotto e per far accedere un signore in carrozzina ho visto due forzuti ragazzi che hanno dovuto sollevare di peso su per la scala del Duomo il disabile seduto. Cosa sarebbe successo se fossero caduti? Chi è responsabile se si fossero fatti male?».

Da La Stampa del 18 maggio 2023 di Andrea Parodi

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