La Casa natale è il cuore di Puccini Museum, il complesso museale articolato che ripercorre le tracce lasciate dal grande compositore, per riscoprirne la personalità, le passioni, il genio.
La famiglia Puccini, che si era stabilita a Lucca nella prima metà del XVIII secolo, si trasferì in corte San Lorenzo nel 1815, dopo la morte improvvisa e prematura di Domenico Puccini, il nonno di Giacomo. Probabilmente aveva voluto così la giovane vedova di Domenico, Angela Cerù, per avvicinarsi al fratello Arcangelo che abitava al primo piano dello stesso stabile. La famiglia Cerù svolgerà un ruolo importante nella formazione di Giacomo, infatti Nicolao, figlio di Arcangelo, sarà prodigo di aiuti morali e materiali. Al momento del trasferimento la famiglia era composta dal vecchio Antonio, bisnonno di Giacomo, da sua moglie Caterina Tesei, dalla loro figlia Angela, da Angela Cerù, e dai suoi figli Giacomo (morirà presto), Chiara e Michele, padre di Giacomo, e da un servitore.
La casa di una famiglia di musicisti
In questa casa nasce il 22 dicembre 1858 Giacomo Puccini e vi viene anche battezzato, con un’autorizzazione speciale, il giorno successivo, forse perché in pericolo di morte. Gli vengono dati i nomi di tutti i suoi antecedenti musicisti: Giacomo Antonio Domenico Michele (e Secondo Maria), a compendiare tutta la tradizione familiare.
Al momento della sua nascita abitavano la casa i genitori, Michele e Albina Magi, la nonna Angela Cerù, le sorelle Otilia, Tomaide (la terza nata, Temi, aveva vissuto meno di un anno), Maria Nitteti, Iginia, e una ‘serva’, tale Assunta Menconi. Un anno dopo nascerà l’altra sorella Ramelde, sarà assunta un’altra ‘serva’, Carola Martinelli, e più avanti nasceranno ancora Macrina e infine, dopo la morte del padre, Michele jr.
Le stanze della formazione a Lucca prima del trasferimento a Milano
È in questa casa che Giacomo vive gli anni felici dell’infanzia, fino alla morte del padre Michele, il 23 gennaio 1864, e quelli dell’adolescenza e della prima giovinezza, durante i quali la madre Albina segue con ammirevole determinazione la formazione di tutti i figli, nonostante debba fronteggiare una situazione economica assai difficile. Anche se nell’autunno del 1880 Giacomo si trasferisce a Milano per continuare gli studi al Conservatorio, questa è ancora la sua casa. Dopo la morte della madre Albina, il 17 luglio 1884, la casa viene data in affitto. Ormai Giacomo e Michele jr risiedevano prevalentemente a Milano, e le sorelle si erano tutte sposate (ad eccezione di Iginia, che si era fatta suora). La proprietà passa a Giacomo e Michele jr, dato che le sorelle avevano rinunciato all’eredità a favore dei fratelli maschi.
La vendita e il riscatto
Nel settembre 1889 Giacomo e Michele jr vendono la casa al cognato Raffello Franceschini, ma fanno inserire nel contratto una clausola speciale, che garantiva a Giacomo e Michele la possibilità di ricomprarla. Più di una volta, nelle sue lettere al fratello Michele, nel frattempo emigrato in Sud America, Giacomo rammenta: «pensa al riscatto della povera nostra casa a Lucca». È però soltanto dopo il grande successo di Manon Lescaut nel 1893 che Puccini può concretamente avvalersi della clausola speciale, nonostante le resistenze di Raffaello che risultano evidenti da alcune lettere del compositore: «proprio sinceramente mi dispiace che la casa dove sono nato venga ceduta ad altri […] Io ricupererò quanto prima la mia casa. Mi dispiace di dover scrivere non a seconda dei tuoi desideri ma l’affetto al tetto natìo mi fa essere scortese con te» e ancora «Io tengo ai 4 muri screpolati, ai travi stravati, anche alle macerie della mia casa e ti prego di non insistere oltre per ciò perchè mi faresti dispiacere. Riscatterò la mia casa, di questo puoi star certo […] amo dove nacquero i miei e per tutto l’oro del mondo non recederei dal disfarmi del tetto paterno».
Un forte legame di cuore
La casa continuava comunque ad essere affittata e Puccini, spesso lontano, contava sulla collaborazione del medesimo Franceschini, della sorella Ramelde o dell’amico Alfredo Caselli, per seguire i vari contratti d’affitto e i normali lavori di manutenzione, anche condominiali. Ecco cosa scrive qualche anno dopo a Ramelde: «In quanto alla casa fa’ te. Ma siccome Raffaello potrebbe venire da me una settimana, ora nel passare da Lucca e al ritorno dare un’occhiata alla casa e al muratore etc. I lavori non sono molti e, in quanto al trave di cucina, credo che resisterà ancora dei secoli. L’ho veduto. La casa ha bisogno di una ripulita e il pavimento della cucina e del passaggino hanno urgenza di riparazioni. Il guaio sono le scale e la loggia. Bisogna che Raffaello cerchi mettersi d’accordo coi vicini e far scrostare l’intonaco scaligero per poterlo poi rimbiancare; e bisogna anche far levare tutti quegli attrezzi (di chi sono e chi ce li mette? Forse il bottaro?) che sono in loggia, È un’indecenza e, se non volessero levarceli, farceli levare dall’autorità competente. Ci sono le finestre: (alcune) da ristuccare i vetri»
La casa dopo la morte del Maestro
Alla morte di Puccini, la proprietà passa al figlio Antonio (con usufrutto di Elvira), poi, alla morte di Antonio (1946), alla moglie di lui, Rita Dell’Anna.
Nel 1974, a coronamento di una serie di iniziative del Comune di Lucca – principalmente la costituzione della Fondazione Giacomo Puccini nel 1973 – Rita Dell’Anna dona la Casa natale perché sia trasformata in un museo. Il Museo, allestito dalla Fondazione Giacomo Puccini con arredi, dipinti, documenti e cimeli donati con atti separati da Rita Dell’Anna e successivamente da suo fratello Livio, viene inaugurato il 28 ottobre 1979.
Da allora il Museo rimane aperto, con brevi periodi di chiusura, fino all’autunno 2004, quando la Fondazione Giacomo Puccini avvia un progetto di restauro complessivo e di nuovo allestimento, i cui obiettivi qualificanti erano il ripristino della suddivisione originale degli ambienti e il recupero degli apparati decorativi delle pareti.
Con la sentenza che assegnava la proprietà dell’immobile e della collezione ivi contenuta a Simonetta Puccini i lavori vengono interrotti (inizio 2006).
Alla fine del 2010 la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca acquista l’immobile e la collezione. Delibera nello stesso momento di affidare il Museo alla Fondazione Giacomo Puccini e di finanziare il completamento dei lavori interrotti e il nuovo allestimento, secondo il progetto già definito in precedenza.
Il 13 settembre 2011 il museo Casa natale riapre al pubblico.
La pianta della Casa museo di Puccini
La sala d’ingresso
La testa in bronzo su supporto di marmo, una copia del modello per la statua di Giacomo Puccini, opera di Vito Tongiani, in piazza Cittadella, collega l’esterno della casa con l’interno e introduce la visita.
La decorazione delle pareti, a tempera, con motivi architettonici di gusto neoclassico, realizzata da maestranze lucchesi nel secondo decennio del secolo XIX, ci riporta all’epoca in cui la famiglia Puccini venne a vivere in questa casa (1815), che si connota come la casa di una famiglia agiata.
La sala della musica
In una casa di musicisti il ‘salotto di lavoro’ indicato nei documenti non può che essere Sala della musica. L’oggetto simbolo è il pianoforte Steinway & Sons, acquistato da Giacomo Puccini nella primavera del 1901, sicuramente il pianoforte più importante tra i tanti posseduti dal compositore sia per la qualità sia per il fatto che ha mantenuto intatte le caratteristiche originali. Su questo pianoforte Puccini ha composto molta della sua musica, ma soprattutto l’ultima opera, Turandot.
Lo circondano gli avi: la dinastia dei Puccini è raccontata dall’albero genealogico, e dai ritratti di Giacomo senior e sua moglie Angela Piccinini, di Antonio e dal busto in gesso di Michele, il padre di Giacomo.
La decorazione delle pareti, a tempera, di gusto Decò con motivi vegetali e geometrici di ispirazione orientalista, realizzata da maestranze lucchesi, risale al primo decennio del Novecento.
Camera con luogo comodo
Una delle camere da letto della casa, in cui probabilmente dormivano le sorelle. La decorazione delle pareti a tempera presenta una stratificazione: lo zoccolo, con architetture e ornamenti, risale alla seconda metà secolo XVIII, la cornice di coronamento, di gusto Déco, all’inizio del secolo XX.
La stanza è dedicata all’esposizione di documenti.
Salotto da pranzo
Il caminetto in marmo bianco di Carrara e la decorazione delle pareti, a tempera gialla e zoccolo in finta pietra (risalente all’ultimo quarto del secolo XIX), con una traccia di decorazione «a paesi» precedente (secondo decennio del secolo XIX) connotano un tipico salotto da pranzo lucchese.
La console in legno di noce intagliato e laccato a tempera giallo ocra e verde è probabilmente un pezzo della «mobilia gialla della povera Mamma» che Puccini non voleva che fosse venduta. Sopra un dipinto di pittore toscano, Mazzo con tulipani, rose, anemoni, gelsomini, narcisi entro un vaso, del XVII secolo.
Cucina
La cucina, con una decorazione delle pareti, a tempera, che simula piastrelle di ceramica, risalente all’inizio del secolo XX, è adibita a sala di esposizione.
La mensola in pietra, posta all’esterno della seconda finestra, conferma la destinazione della stanza: «Una cucina donde si attinge l’acqua del pozzo situato nella corticella».
Soffitta Bohème
Il ripostiglio della Casa natale si propone come un’ideale soffitta per il I e IV Quadro de La bohème (allestimento realizzato dal Teatro del Giglio di Lucca, costume di Mimì della Fondazione Cerratelli). Dal «terrazzino coperto a palco dove mette la scala» si gode la vista dell’Arcangelo San Michele, sulla sommità della facciata della vicina chiesa.
Spogliatoio
Nello spogliatoio della Camera natale, che conserva la decorazione originale dell’ultimo quarto del secolo XIX, un cappotto di cachemire foderato di pelliccia, un panciotto in panno di lana e diagonale di cotone, confezionato dalla sartoria milanese Prandoni, e una sciarpa in seta appartenuti a Giacomo Puccini.
Camera natale
La camera
più grande della casa era sicuramente la camera dei genitori: è certo che
Giacomo Puccini sia nato qui.
La decorazione delle pareti, a tempera, che simula una tappezzeria, risale al
secondo quarto del secolo XIX (l’epoca in cui la famiglia venne ad abitare
nella casa) ed è attribuibile alla scuola di Francesco Bianchi.
Arredano la camera alcuni mobili importanti: una cassapanca dipinta, ovvero
cassone nuziale, con pannello con scene cortesi di memoria botticelliana della
fine del secolo XV (con restauri e integrazioni del Novecento); la copia del
letto stile Impero in noce con colonne scanalate sormontate da coppe tinte in
nero (originale del secondo decennio del secolo XIX nel Museo Casa dei Puccini,
Celle dei Puccini, Pescaglia); una coppia di tavolini Direttorio in legno di
noce, abbinata a una coppia di specchierine in noce con parti intagliate e
dorate (1805 circa).
Decorazione e arredi denotano l’agiatezza della famiglia Puccini.
Sala trionfi
La
decorazione delle pareti, a tempera, con cornici a nastro rosso e blu, risale
al secondo quarto del secolo XIX (l’epoca in cui la famiglia venne ad abitare
nella casa) ed è attribuibile alla scuola di Francesco Bianchi.
Due consoles in pioppo, del sec. XVII (reintegrate in più parti a
seguito di numerosi restauri) e una coppia di poltrone in rovere tappezzate in
velluto dorato, del primo decennio del secolo XX, arredano il salotto, che
accoglie varie testimonianze dei trionfi di Giacomo Puccini.
Studio
Nella
piccola camera (forse proprio quella di Giacomo Puccini), con decorazione alle
pareti, a tempera, che simula una tappezzeria (scuola di Francesco Bianchi,
secondo quarto del secolo XIX), è stato ricostruito lo studio del compositore,
con uno scrittoio in mogano (primo decennio del secolo XX), una sedia da
scrittoio e altri arredi originali.
Singolare la statuina in gesso (ultimi anni del XIX secolo) che riproduce il
compositore, con dedica sul piedistallo «A Giacomo Puccini affettuosamente» e
una sigla «P K».
Corridoio
Nel
corridoio che collega la Sala dei trionfi con la Sala di entrata, è d’obbligo
una sosta davanti al ritratto della nuora di Puccini, Rita Dell’Anna che,
all’inizio degli anni ’70, donò la casa natale perché fosse trasformata in
museo. Il ritratto è opera pregevole di Cesare Monti (1939).
Nella parete di fronte un prezioso tappeto, una ‘preghiera’ della seconda metà
del XIX secolo.
Sala Turandot
Lo studio di
casa Puccini, con decorazione alle pareti, a tempera, con motivi a nastri e
ghirlande su fondo azzurro (1910 circa), accoglieva la ricca biblioteca di
famiglia, con le partiture delle composizioni di tutti i Puccini, musiche di
altri compositori, importanti e preziosi trattati musicali.
Oggi accoglie il costume di scena per il II atto di Turandot, donato da
Maria Jeritza, a ricordo del primo allestimento dell’opera alla Metropolitan
Opera House di New York (1926).
Accessibilità
Il Museo si
trova al secondo piano di una dimora storica vincolata architettonicamente. Il
Museo dispone di un montascale utilizzabile dalle persone con disabilità
motorie; l’utilizzo del montascale deve essere prenotato – almeno 2 giorni
prima della visita – presso la biglietteria.
Si segnala che due sale del museo non sono comunque accessibili alle persone
con disabilità motorie.
Dal sito del Puccini Museum
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