In un momento di crisi dei valori, della verità, della giustizia, dell’uomo stesso, il tempo rimane l’ultimo giudice. Un giudice perenne, imperturbabile, intransigente. Ma la società dimentica ciò che vuole dimenticare, e i mezzi di comunicazione di massa e i social rileggono la realtà piegandola ai loro fini o spostando l’attenzione su notizie più accattivanti per l’opinione pubblica.
Un’opinione pubblica sempre più superficiale, disattenta, smemorata, incentrata individualisticamente nella risoluzione di bisogni imminenti. La superficialità e la rapidità stanno abolendo il passare del tempo e con esso la necessità di pensare e di riflettere su ciò che è stato. Il bombardamento mediatico e la perenne connessione a internet espone tutti a una sorta di plagio continuo che non consente di capire cosa sta succedendo, cosa siamo diventati, e dove stiamo andando.
Personalmente non ho nostalgia del passato. Un passato che ricordo duro, scomodo, faticoso. Credo nel cammino dell’uomo, nel futuro e mi dispiaccio di non poter esserci a vedere come sarà. Ho invece nostalgia e rimpianto dell’uomo, del suo rapporto con la natura e con gli altri, del valore che dava alla sua esistenza, delle sue passioni, dei suoi sentimenti e della capacità di affrontare le contraddizioni della vita, senza fuggirle, rimuoverle o subirle in devastanti solitudini.
Non amo il vacuo narcisismo, l’effimero protagonismo, né l’individualismo esasperato che ci sta sempre più caratterizzando; immersi supinamente nella tecnologia utilizzata per sottrarci ulteriore libertà, e per farci diventare “uomini da allevamento”, al servizio di insaziabili oligarchie economiche e finanziarie.
C’è un solo modo per recuperare quanto stiamo perdendo, dobbiamo riappropriarci del diritto/dovere di pensare e di partecipare. Bisogna ascoltare, ascoltarci e riflettere, per ritornare ad essere protagonisti del nostro futuro. Soprattutto ora che saremo invasi dall’intelligenza artificiale, comoda sostituta del pensiero umano.
Parlando del rapporto disabilità/lavoro è necessario cambiare strada. Non possiamo delegare al pubblico il compito di promuovere l’inclusione lavorativa, né attendere che il mondo della politica si accorga che l’attuale sistema di Collocamento Disabili non funziona, che la Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) è obsoleta, e che aziende e persone con disabilità sono in balia di servizi che si caratterizzano per il fortissimo divario territoriale e per l’incapacità di affrontare le nuove sfide.
La cattiva gestione della citata Legge 68/99 ha radicalmente disatteso le aspettative del Legislatore, delle persone con disabilità e delle aziende. Tutti si erano illusi di aver superato la centralità burocratica della precedente Legge 482/68, e di essere approdati al collocamento mirato: la persona giusta al posto giusto! Purtroppo non è andata così! Le Regioni e le Province cui erano stato attribuite le competenze hanno costruito un sistema di collocamento totalmente inadeguato a gestire le novità contenute nella Legge 68. Un sistema frantumato in una miriade di uffici territoriali, uno diverso dall’altro, uffici che hanno agito con scarsissima efficacia, portando gli inserimenti lavorativi al lumicino.
Solo dopo quindici anni sono state introdotte alcune novità con il Decreto Legislativo 151/15, ma che non hanno dato alcun risultato utile, e altri sette anni per il varo delle Linee Guida in materia di collocamento mirato che, come avevamo facilmente previsto, si stanno rivelando del tutto inefficaci.
Ora il Ministero del Lavoro ripone la soluzione di ogni problema occupazionale nel programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), ma la quotidianità sta presentando risultati sconfortanti, nonostante le dichiarazioni trionfalistiche di alcuni personaggi politici. La propaganda, infatti, nasconde i dati: sul monte ore lavorato, sulla durata dei contratti, sulle nuove assunzioni separate dai rinnovi contrattuali, sui lavoratori assunti per avere cambiato lavoro, su quanti sono diventati disabili in costanza di rapporto di lavoro ecc.
Ma ancora più drammatico è sapere che nessuno li chiederà, nemmeno i sindacati e le associazioni. Oramai nessuno chiede niente! Nessuno protesta! Dove sono finiti tutti? Le associazioni, i sindacati, i Comuni, le ASL, le associazioni imprenditoriali, i mass-media. Tutti scomparsi! Anche i cittadini direttamente interessati, oramai privi di riferimenti e guide, si sono ripiegati sulla loro quotidianità fatta di tempo libero a tempo indeterminato. Un atteggiamento fatalistico e individualistico che però non produrrà nulla di buono.
La nostra Associazione [ANDEL–Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro, N.d.R.] è nata per risvegliare l’attenzione al bisogno occupazionale delle persone con disabilità, soprattutto quelle più deboli, e per sostenere tutti coloro che perseguono l’inclusione socio-lavorativa.
A tal fine abbiamo costituito una Banca Dati Nazionale cui potersi iscrivere facilmente, organizziamo corsi gratuiti per l’acquisizione di autonomie, per aumentare il potenziale occupazionale, e per adeguare al mercato del lavoro gli apprendimenti scolastici e professionali acquisiti. Curiamo inoltre la formazione delle famiglie, del personale aziendale incaricato, degli insegnanti di sostegno, degli operatori dei servizi per il collocamento e per l’inserimento lavorativo, organizziamo master e corsi per formare l’innovativa figura professionale del Disability Job Supporter, operatore preparato ad agire su ogni tematica connessa alla disabilità/lavoro, promuoviamo i Diversity Day ed eventi vari presso le università, le aziende ecc., diffondiamo la cultura inclusiva attraverso pubblicazioni, social, convegni e articoli, proponiamo alle Regioni e ai Ministeri interessati emendamenti, interrogazioni parlamentari e buone pratiche, volte a migliorare il sistema del collocamento pubblico. E ancora, sosteniamo le aziende nel rispetto della Legge 68/99, attraverso progetti personalizzati per l’assolvimento degli obblighi, favorendo inoltre la diffusione di buone pratiche e sperimentazioni in coerenza con le citate (e già dimenticate) Linee Guida sul collocamento mirato. Offriamo infine agli utenti dei servizi socio-sanitari, dei servizi sociali, delle cooperative sociali e degli enti accreditati al lavoro, opportunità di lavoro in assunzione o in tirocinio.
Siamo l’unica agenzia non profit in Italia e vogliamo aiutare tutti a fare meglio, riempiendo i vuoti non presidiati dai servizi pubblici. Agiamo con spirito collaborativo e sinergico con tutti i soggetti sociali che ci interpellano. Non riceviamo alcun finanziamento pubblico e pertanto quanto abbiamo realizzato fino ad oggi lo dobbiamo all’impegno dei nostri associati. Ma per fare di più abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Aiutateci ad aiutarvi!
Da Superando del 14 settembre 2023 di Marino Bottà,
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