Disomogeneità nei servizi socio sanitari e nel sostegno ai più vulnerabili, ma anche minaccia per l’ambiente: sono questi i rischi maggiori che le associazioni del terzo settore individuano nel disegno di legge sull’autonomia differenziata, approvato in Senato.
“Il disegno di legge incide anche sui livelli essenziali di prestazione”, osserva la Fish, preoccupata soprattutto per le probabili ricadute sulle persone con disabilità e le loro famiglie. “Le Regioni potranno trattenere il gettito fiscale legato alle erogazioni del servizi per l’utilizzo di quelle risorse sul proprio territorio. Ciò, però, potrebbe portare ad un ulteriore squilibrio, con le Regioni più povere con minore capacità di spesa. E, tra queste, ci sono quelle del Mezzogiorno. I Lep devono essere garantiti, come dice la legge, in maniera omogenea in tutta Italia – continua Fish – Il disegno di legge 615 prevede che le funzioni autonome agli enti regionali potranno essere attribuite dopo l’approvazione dei Lep. Questo ultimo passaggio è atteso dal 2017, ma sarà necessario amplificare il sistema e mettere al centro dei servizi la persona e le sue esigenze. Dall’istruzione al lavoro fino alla salute”.
Come osserva il presidente della Fish, Vincenzo Falabella, “l’assenza di risorse dello Stato, lasciando tutto alle risorse territoriali, non consentirà di garantire i servizi minimi e aumenterà, di fatto, le disparità territoriali e tra i cittadini. Saranno i più vulnerabili, e tra loro le persone con disabilità, a pagare, ancora una volta, in termini di welfare e diritti. Come avevamo detto lo scorso anno sarebbe giusto lavorare, più che sull’autonomia differenziata, sull’autonomia solidale: lo Stato dovrebbe sostenere le Regioni in maggiore difficoltà”, conclude Falabella.
Auser: “Aumentano diseguaglianze civili e sociali”
Critica e preoccupata anche l’Auser: “L’autonomia differenziata aumenta le disuguaglianze territoriali, civili e sociali – commenta l’associazione – Siamo di fronte allo stravolgimento dei principi e dei valori contenuti nella Carta Costituzionale, che afferma che la Repubblica sia unica e indivisibile. In una fase difficile per la condizione economica e sociale, spaccare il Paese rappresenta una scelta miope destinata a accentuare i divari territoriali tra nord e sud. Mentre crescono povertà, fragilità sociali e precarietà – continua Auser – si mettono in discussione il diritto alla salute, all’istruzione, alla mobilità, già oggi non ugualmente esigibili nei diversi territori. La crisi demografica richiama la necessità di ripensare profondamene l’organizzazione della nostra società, garantendo benessere a ogni età e superando le disuguaglianze di genere. Invece, con l’autonomia differenziata si rischia un ulteriore demolizione del welfare e un peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita delle persone”.
Prosegue Auser: “Vengono delegate 23 materie strategiche di competenza nazionale alle Regioni con conseguente allocazione delle risorse e la possibilità di trattenere parte del gettito fiscale. Non rassicura la previsione che l’ulteriore autonomia alle Regioni è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Come evidenziato dai lavori della commissione sui Lep, che ha registrato molte significative dimissioni, non solo è difficile definire i livelli essenziali di prestazioni di qualità e esigibili per tutti, ma soprattutto non si prevedono finanziamenti pluriennali. Adottando il criterio dei costi standard, si cristallizzano le divisioni già presenti con l’invarianza delle risorse. Servono efficaci politiche nazionali per affrontare le sfide indotte da nuovi assetti geopolitici, dalle guerre, dalla crisi della globalizzazione, dalla transizione ambientale e digitale e invece si disegna un futuro di piccole patrie che difficilmente potranno garantire uno sviluppo sostenibile. Il superamento delle disparità territoriali è la condizione necessaria per la giustizia sociale senza della quale si indebolisce la democrazia. Per queste ragioni, l’Auser sarà in campo per contrastare il progetto di autonomia differenziata e attuare la nostra Costituzione per unire l’Italia”, conclude Auser.
Wwf: “La natura va tutelata in modo omogeneo”
Non solo servizi e salute, ma anche l’ambiente è minacciato dall’autonomia differenziata. L’allarme arriva dal Wwf: “Il disegno di legge sul cosiddetto regionalismo differenziato, approvato oggi dal Senato, rappresenta per la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali ben più di una mina innescata. L’auspicio del WWF è che la Camera ascolti quello che il Senato ha voluto ignorare, sia sul piano giuridico che su quello del semplice buon senso. Non c’è copertura economica per garantire uguali Livelli Essenziali di Prestazione in modo omogeneo in tutte le Regioni. Inoltre, i LEP relativi alla tutela ambientale non sono stati ancora definiti (soprattutto per i temi della biodiversità e dei servizi ecosistemici), né sono definibili senza il necessario supporto tecnico e scientifico. Alla luce anche solo di questi due fatti oggettivi, il disegno di legge al momento rischia di essere poco più che un manifesto politico”.
L’associazione si chiede anche “come possano essere trasferite alle Regioni speciali forme di autonomia sulla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, a seguito della riforma dell’art. 9 della Costituzione, che introduce ‘la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità anche nell’interesse delle generazioni future’ tra i principi fondamentali della Costituzione. Questo avrebbe dovuto quanto meno imporre una procedura differenziata rispetto alle altre materie – osserva Wwf – Il Senato ha invece accolto la proposta del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, che nel suo testo non ha differenziato proceduralmente le materie che possono essere oggetto delle intese con le Regioni tra quelle di competenza legislativa esclusiva dello Stato e quelle di competenza legislativa concorrente. La natura dovrebbe essere tutelata in modo omogeneo e coerente su tutto il territorio nazionale. Si sta disegnando un regionalismo differenziato che va ben oltre quanto immaginato dall’articolo 116 della Costituzione: qualcosa di molto più simile a un federalismo non dichiarato. Una sorta di ‘arlecchino istituzionale’, che non aiuterà certo la tutela ambientale e che per questo mette a rischio i diritti alla salute e al benessere dei cittadini”.
Da Redattore Sociale del 24 gennaio 2024
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