Negli ultimi 10 anni il numero di studenti disabili è costantemente aumentato fino a sfiorare le 284mila unità. A questi giovani deve essere garantito il diritto di frequentare la scuola come a tutti gli altri. Per questo è fondamentale monitorare il livello di accessibilità delle strutture.
Ogni studente dovrebbe poter accedere liberamente all’istituto scolastico che frequenta, incluse le persone con disabilità. Questo diritto, riconosciuto dalla legge, purtroppo spesso si scontra con scuole vecchie e non sempre pensate per rispondere alle esigenze di questi ragazzi.
L’esercizio del diritto all’educazione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap.
Gli ostacoli che un ragazzo con disabilità si trova di fronte per accedere alla scuola e per svolgere le normali attività insieme ai suoi compagni possono essere molteplici. Le prime che vengono in mente sono le barriere di tipo fisico, come l’assenza di ascensori, bagni e scale a norma. Ma vanno considerate anche barriere di tipo sensoriale e percettivo che, per alcuni tipi di disabilità (cecità, sordità), sono altrettanto impattanti.
Le caratteristiche e la qualità dell’offerta scolastica hanno grande rilevanza nel processo d’inclusione: l’accessibilità dello spazio, la presenza e la fruibilità di tecnologie adeguate, il sostegno di figure competenti opportunamente formate, giocano un ruolo fondamentale nel favorire la partecipazione degli alunni a una didattica inclusiva.
– L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, Istat. Anno scolastico 2018-2019
Senza la rimozione di questi limiti, l’inclusione del minore con disabilità all’interno del mondo scolastico rischia di rimanere solo sulla carta. Per questo è importante monitorare, dati alla mano, qual è lo stato delle strutture scolastiche italiane di ogni ordine e grado.
Quanti sono gli studenti italiani portatori di handicap
Secondo i più recenti dati Istat, risalenti al 2018-2019, gli alunni italiani con disabilità sia fisica che psichica o intellettiva sono poco più di 284mila. Un numero, peraltro, in constante crescita. Rispetto all’anno scolastico precedente infatti si è registrato un incremento di 0,3 punti percentuali (su tale aumento incide in parte sia a una maggiore riconoscibilità rispetto al passato di alcune patologie, sia a un più diffuso accesso alle certificazioni).
3,3% gli studenti italiani affetti da disabilità (a.s. 2018-2019).
L’istituto nazionale di statistica rileva come, dei 55.209 istituti scolastici italiani, pubblici e privati, soltanto il 34% risulti completamente accessibile per i disabili motori. Un dato che scende al 18% se si prendono in considerazione le barriere senso-percettive. Uno sforzo per abbattere queste barriere però è stato fatto: tra il 2013-2014 e il 2018-2019, a livello nazionale, c’è stato infatti un incremento dell’accessibilità di 20,8 punti percentuali (si è passati dal 13,7% al 34,4%).
Secondo i dati Istat, una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria.
Questi dati mostrano, però, che la strada è ancora lunga affinché le scuole italiane diventino completamente accessibili. Ma la normativa è molto chiara nel tracciare la direzione di marcia da seguire: tutti gli edifici scolastici, infatti, devono consentire l’accesso e l’utilizzo pieno agli alunni con disabilità.
Gli edifici delle istituzioni prescolastiche, scolastiche, comprese le università e delle altre istituzioni di interesse sociale nel settore della scuola devono assicurare la loro utilizzazione anche da parte di studenti non deambulanti o con difficoltà di deambulazione.
– Decreto del presidente della repubblica 503 del 1996, articolo 12
Questi dati devono però essere analizzati con le dovute cautele. Istat infatti basa la propria analisi sulle dichiarazioni inviate dagli stessi istituti scolastici. In ogni regione però, c’è una percentuale di scuole che non ha risposto alla rilevazione. Un numero particolarmente elevato si registra, ad esempio, nelle province autonome di Trento e Bolzano. Una carenza che mina, in parte, la possibilità di utilizzare questi dati per analisi approfondite.
18% gli istituti scolastici italiani completamente accessibili secondo i dati Istat (2018-2019).
La presenza di barriere fisiche
Come detto, le barriere per gli studenti disabili possono essere di due tipi: fisiche e percettive. A livello nazionale, la situazione è migliore per quanto riguarda le barriere fisiche. Da questo punto di vista, le scuole “accessibili” sono circa una su tre. La situazione è leggermente migliore al nord dove i plessi “senza barriere” sono il 39%, dato superiore alla media nazionale. Al centro sono il 35%, mentre al sud il 29%.
Scorporando i dati a livello regionale, si nota che la Valle d’Aosta è l’unica regione italiana in cui le scuole accessibili sono più della metà (66,8%). Seguono Lombardia (41,8%) e Friuli Venezia Giulia (41%). Sono 7, invece, le regioni che si trovano al di sotto della media nazionale. Agli ultimi posti ci sono Campania (24%), Calabria (24,8%) e Liguria (26,1%).
Barriere architettoniche, in Valle d’Aosta quasi il 70% di scuole accessibili
Per barriere fisiche si intendono tutti quegli impedimenti strutturali che impediscono l’accesso a scuola ai portatori di handicap l’assenza di ascensori, di rampe per il superamento di dislivelli o di bagni a norma.
Il dato riguarda sia le scuole statali che quelle non statali.
Nonostante questi dati non siano ancora soddisfacenti, c’è da dire che, tra gli anni scolastici 2013-2014 e 2018-2019, è stato fatto uno sforzo notevole per abbattere queste barriere. In questi 5 anni infatti, in quasi tutte le regioni italiane il livello di accessibilità globale delle strutture è migliorato.
Il 15% degli istituti ha effettuato lavori per l’abbattimento di barriere architettoniche durante l’a.s. 2018-2019.
In questa classifica, al primo posto troviamo ancora la Valle d’Aosta (+33,8 punti percentuali), seguita da Sardegna (+31,3) e Molise (+27,8). Agli ultimi posti figurano invece la Liguria (+11,7 punti percentuali) e la provincia autonoma di Trento (+7,6). Dobbiamo ricordare però che questi dati si basano sulle risposte che i singoli istituti scolastici hanno inviato alla rilevazione di Istat. In questo senso, quando un numero significativo di istituti non risponde il dato perde di attendibilità. È il caso delle province autonome di Trento e Bolzano dove il numero di scuole che non ha inviato risposta è superiore al 40%.
Accessibilità delle scuole, in Valle d’Aosta, Sardegna e Molise gli incrementi maggiori
Per barriere fisiche si intendono tutti quegli impedimenti strutturali che impediscono l’accesso a scuola ai portatori di handicap l’assenza di ascensori, di rampe per il superamento di dislivelli o di bagni a norma. Il dato riguarda sia le scuole statali che quelle non statali.
I dati si basano sulle risposte inviate dai singoli istituti scolastici alla rilevazione Istat. Nelle regioni in cui si registra un alto numero di scuole che non risponde (come nelle province autonome di Trento e Bolzano) il dato perde di attendibilità.
Barriere senso-percettive
Se da una parte è apprezzabile l’impegno messo in atto per abbattere le barriere fisiche, non bisogna dimenticare che c’è un altro tipo di limitazione che rende difficile l’accesso alla scuola. Si tratta delle barriere senso-percettive, cioè la mancanza di accorgimenti (mappe in rilievo e altri indicatori visivi, segnali acustici) volti a facilitare l’orientamento degli studenti non vedenti, ipovedenti e non udenti.
18% le scuole che dispongono di almeno un ausilio senso-percettivo volto a favorire l’orientamento all’interno del plesso.
Purtroppo, da questo punto di vista, la situazione è più complessa. Infatti, le scuole italiane che dispongono di almeno un dispositivo di ausilio senso-percettivo sono appena il 18%, mentre solo il 2% ne ha 2. Anche in questo caso, le scuole sono più accessibili a nord (23%) che a sud (14%).
Al primo posto troviamo la provincia autonoma di Bolzano dove il 29,7% degli istituti ha almeno un dispositivo ausiliario, segue l’Emilia Romagna (26,1%) e la Valle d’Aosta (25%). In questo, caso sono 10 le regioni italiane (a cui si aggiunge la provincia autonoma di Trento) che si trovano al di sotto della media nazionale. Agli ultimi posti troviamo invece Calabria (10,5%), Sardegna (12,1%) e Campania (13,7%).
A Bolzano 3 scuole su 10 hanno almeno un facilitatore per disabili senso-percettivi
Come variano i dati a livello provinciale
Abbiamo visto, dunque, che il lavoro da fare per rendere le scuole italiane completamente accessibili è ancora molto. Allo stesso tempo, però, la situazione varia molto da una regione all’altra. Ma anche all’interno di una singola regione, tra una provincia e l’altra, possono verificarsi significative differenze.
Per renderci conto dell’effettivo stato di salute delle scuole a livello locale ci serviremo di un’altra banca dati Istat che raggruppa informazioni a livello provinciale sia per le scuole pubbliche che per quelle private. Per semplicità, prenderemo in considerazione le tre variabili che lo stesso istituto valuta come principali: la presenza di ascensori adatti al trasporto dei disabili, quella di rampe per il superamento dei dislivelli e di bagni a norma.
Assenza di ascensori e rampe, bagni a norma e montascale sono le barriere architettoniche più significative secondo Istat.
In realtà, la barriera architettonica più diffusa nelle scuole italiane è l’assenza dei servoscala che mancano in circa una scuola su due. In circa il 46% dei casi invece gli ascensori adatti per il trasporto dei disabili sono assenti o non a norma. Al terzo posto c’è l’assenza di rampe per il superamento dei dislivelli (33%). Seguono i bagni (29%), le scale (11,3%) e le porte non a norma (3%).
In quasi la metà delle scuole italiane non è presente un servo scala per le carrozzine
Percentuale di edifici scolastici non accessibili in base al tipo di barriera (A. s. 2018-2019)
Per quanto riguarda la presenza di ascensori a norma, la provincia con il miglior risultato è Aosta dove l’80,6% degli istituti ne è fornito. Seguono le province di Forlì-Cesena (79,9%) e Terni (79,7%). Agli ultimi posti invece Trieste (53,9%), Trento (53,7%) e Genova (52,5%).
La provincia di Genova è all’ultimo posto in tutte le principali categorie di barriere architettoniche censite da Istat.
Lecce (71%) è invece la provincia italiana con il maggior numero di scuole dotate di rampe per il superamento di dislivelli. Seguono Brindisi (70,9%) e Lucca (64,9%). Agli ultimi posti invece Trento (36,8%), Campobasso (35,8%) e Genova (29,4%). Infine, per quanto riguarda la presenza di bagni a norma, al primo posto troviamo Aosta (89,2%), al secondo posto Mantova (81,1%), al terzo Piacenza (77,4%). Agli ultimi posti invece le provincie di Genova (45%), Fermo e Trieste (entrambe 48%).
Le barriere architettoniche più diffuse nelle scuole italiane
Le mappe rappresentano la distribuzione nelle scuole italiane a livello provinciale di 3 delle principali barriere architettoniche individuate da Istat: la presenza di ascensori adatti al trasporto di disabili, la presenza di rampe per il superamento di dislivelli e la presenza di bagni a norma per i disabili.
Non sono disponibili i dati per la provincia del Sud Sardegna.
L’importanza della tecnologia per il superamento delle barriere
Un altro aspetto da non sottovalutare legato alla disabilità è quello di fornire agli studenti tutti gli strumenti per poter seguire le lezioni e partecipare alla vita della classe. Da questo punto di vista, la tecnologia può svolgere un ruolo importante. L’isolamento forzato che abbiamo vissuto a causa del Coronavirus, infatti, ha imposto a tutti gli istituti scolastici di ripensare il proprio modello di insegnamento facendo ampio ricorso anche alla didattica digitale. Uno strumento che può essere di grande aiuto per quegli studenti che faticano a seguire le lezioni a causa della loro disabilità.
La tecnologia può svolgere un’importante funzione di “facilitatore” nel processo d’inclusione scolastica, supportando l’alunno nella didattica e aumentando i livelli di comprensione.
Tuttavia, in base ai report di Istat, una scuola su quattro risulta priva di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità. Le differenze territoriali non sono molto marcate, ma la dotazione risulta maggiore nelle regioni del centro con il 78%, mentre al nord e al sud la quota si attesta al 75%.
Scendendo più nel dettaglio, a livello provinciale è Trento il capoluogo italiano con il maggior numero di postazioni informatiche adattate per gli studenti disabili. Qui infatti, ne beneficiano quasi 7 studenti su 10. Al secondo posto c’è Ravenna (66,3%) mentre spicca la terza posizione della calabrese Vibo Valentia (65,5%).
A Trento quasi 7 studenti disabili su 10 beneficiano di una postazione informatica adattata
Il grafico rappresenta il rapporto percentuale tra numero di studenti portatori di disabilità in ogni scuola e il numero di postazioni informatiche adattate alle loro esigenze. Il dato riguarda sia le scuole statali che quelle non statali.
Da notare che, tra le province con i dati peggiori, molte sono al nord. In totale, 56 (su 106) si trovano al di sotto della media nazionale (54,5%). Tra queste, anche città importanti come Roma (54,3%), Milano (53,1%) e Torino (51,3%). Agli ultimi posti invece, si trovano Bolzano (39,6%), Gorizia (42,2%) e Brindisi (43,6%).
A Bolzano meno di 4 studenti disabili su 10 beneficiano di postazioni informatiche adattate
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello legato alla scarsa formazione degli insegnanti di sostegno su come questi strumenti possano essere a supporto degli studenti disabili: nel 64% delle scuole infatti soltanto alcuni docenti hanno frequentato corsi di questo tipo, mentre nel 12% dei casi nessun insegnante ha frequentato corsi.
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, Totale nazionale
I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati utilizzati per l’articolo è Istat.
Da Fondazione Openpolis 24/11/
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