A 30 anni dalla legge regionale sul loro abbattimento la strada è ancora lunga. Negli edifici privati contributi a rilento per finanziare gli interventi.
Nel Bresciano solo il 10% dei Comuni ha adottato un piano per la rimozione degli ostacoli negli spazi pubblici.
BRESCIA. In Lombardia ha da poco tagliato il traguardo dei trent’anni di
operatività la legge regionale relativa alla pianificazione in materia di
eliminazione delle barriere architettoniche e i dati aggiornati all’ottobre del
2019 affermano che tra il 1989 e il 2014 il Comune di Brescia ha liquidato un
totale di 2,8 milioni di euro di contributi per l’eliminazione delle barriere
architettoniche negli edifici privati. Di questi, 2,1 milioni per opere esterne
all’alloggio e meccanismi di sollevamento come servoscala e montascale, e
700mila per opere interne all’alloggio come adeguamento per l’accesso ai
servizi igienici o alla cucina. Complessivamente finora sono stati finanziati
680 interventi a favore di 570 disabili residenti a Brescia. Tuttavia, per quanto
riguarda il periodo 2015-2019, ci sono molte domande di contributi ancora in
attesa di essere liquidate per un totale di 680mila euro. Nel 2019 infatti il
Comune è stato in grado di liquidare solo le domande pervenute nel 2014 e non
c’è certezza sui tempi dei rimborsi.
Trent’anni fa, infatti, è stato creato un fondo nazionale per l’erogazione di
contributi per l’abbattimento di barriere architettoniche, contributi che
passano dalla Regione e arrivano poi ai singoli comuni. Il privato fa richiesta
e una volta verificata l’idoneità della domanda, realizza l’intervento di
eliminazione delle barriere architettoniche che può riguardare una rampa
esterna come l’adeguamento di spazi interni e poi aspetta il rimborso. Se fino
al 2012 il privato cittadino si vedeva rimborsare l’investimento entro un paio
d’anni, ormai i tempi d’attesa sono raddoppiati poiché nel corso degli anni
questo fondo nazionale non è sempre stato rifinanziato e quindi le regioni
talvolta hanno coperto con risorse proprie, altre volte invece no. Ma questo è
solo uno dei problemi della lunga fila di questioni irrisolte che riguardano le
barriere architettoniche. Passando dagli edifici privati agli spazi pubblici
una recente indagine Anci ha rilevato, infatti, che il 94% dei comuni lombardi
non ha adottato i Peba (Piani di eliminazione delle barriere architettoniche).
In provincia di Brescia questo dato scende all’89,5%, mentre solo il 6,8% dei
comuni bresciani li ha adottati e il 3,8% è in fase di predisposizione. Numeri
davvero poco confortanti, motivo per cui è in corso una revisione della legge
da parte di Regione Lombardia per capire in che maniera intervenire e
migliorare questa situazione.
ANCI rileva come solo il 5,8% dei comuni lombardi abbia adottato il Peba,
tuttavia questa percentuale corrisponde a una popolazione di 2,2 milioni di
persone, pari a circa il 22% dei cittadini lombardi. Questo dato ci testimonia
come siano le grandi città quelle ad aver lavorato maggiormente
sull’abbattimento delle barriere architettoniche e questo vale anche per il
capoluogo bresciano. A Brescia «si è cercato di coniugare il tema della
mobilità con quello dell’accessibilità» ha affermato Federico Manzoni,
assessore alla Mobilità del capoluogo. Negli anni è cresciuta la sensibilità su
questa tematiche e l’amministrazione comunale ha cercato di integrare
interventi mirati con una progettazione più ampia che prende il nome di «Design
for all», dove il principio di fondo è: se gli interventi in un edificio
pubblico sono rispettosi delle necessità delle persone disabili, ne trarrà
beneficio tutta la collettività. E il Comune di Brescia nel tempo è riuscito a
mappare e intervenire efficacemente per migliorare l’accesso agli edifici
pubblici. Situazione più complicata in provincia dove capita più spesso che i passaggi
pedonali e alcuni luoghi pubblici siano difficilmente accessibili per le
carrozzine: «i Comuni non sono molto proattivi, bisogna sollecitarli» afferma
Luca Danesi, presidente di Icaro sport, un’Associazione Sportiva
Dilettantistica e di volontari che organizza attività sportive per disabili e
non. «I problemi principali sono i gradini che ancora si trovano davanti agli
uffici postali o alla fine delle strisce pedonali che obbligano la persona
disabile a trovare un altro percorso nel migliore dei casi o a rinunciare al
passaggio nel peggiore» ribadisce Danesi. Per quanto riguarda il finanziamento
di interventi in edifici privati, la questione si è complicata nel tempo poiché
negli ultimi trent’anni le richieste sono aumentate non solo grazie al passaparola
ma anche a causa dell’invecchiamento della popolazione. Gli immobili anche a
Brescia come in tutto il Paese spesso sono edifici costruiti tanto tempo fa,
senza ascensori magari e questo si traduce in un impedimento gravoso: «La tua
casa diventa una prigione con la vecchiaia se hai problemi dovuti a decadimenti
fisici e neurali» afferma l’architetto Tiziana Cretti, responsabile del SAV, il
servizio di informazione e consulenza per l’abbattimento delle barriere
architettoniche nell’ambiente domestico gestito in città dalla Fondazione
Brescia Solidale. Il servizio, che ha sede nella RSA Villa Elisa in via San
Polo, offre informazione e consulenza. Attraverso un’équipe costituita da
architetto, fisioterapista e geriatra che effettuano la valutazione mediante
sopralluogo a domicilio e incontri con l’interessato, è in grado di suggerire
le soluzioni praticabili nei diversi ambienti domestici.
Naturalmente sullo sfondo resta aperta la questione della possibilità
finanziaria di realizzare gli interventi: l’indagine Anci rileva infatti come
le finalità della legge non siano state di fatto conseguite anche perché il
61,7% dei Comuni afferma di non avere le risorse per finanziare gli interventi
e il 26,2% di averne solo in modo parziale. I Comuni devono essere sostenuti
con adeguati incentivi economici e per questo motivo nel bilancio regionale
appena approvato è stato inserito un emendamento promosso dal consigliere
regionale bresciano, Gabriele Barucco, che prevede lo stanziamento di 300mila
euro per un bando che avrà l’obiettivo di istituire un registro elettronico per
la mappatura della situazione delle barriere architettoniche da parte di tutti
i comuni della Lombardia. Un bando che dovrebbe essere aperto nella prima metà
del 2020 e che prelude all’avvio della cosiddetta fase B, nella quale, una
volta mappata la situazione, verranno stanziati fondi per l’abbattimento
effettivo delle barriere.
Da Bresciaoggi del 12.01.2020
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