Il Decreto «Cura Italia» da poco varato dal Governo italiano prevede la possibilità di attivare prestazioni individuali domiciliari, congedi parentali e forme di lavoro agile.
C’è chi ha dovuto sospendere le cure.
Persone con disabilità anche gravi, dovute a malattie rare o croniche
complesse, ora ancora più fragili, insieme alle loro famiglie, in
quest’emergenza sanitaria. C’è chi ha difficoltà ad accedere all’assistenza e a
terapie anche salvavita, chi addirittura ha dovuto sospendere le cure, come
segnala Daniela Lauro, presidente di Famiglie SMA, associazione di genitori con
figli che soffrono di atrofia muscolare spinale, grave malattia rara: «I centri
ospedalieri stanno sospendendo la terapia con l’unico farmaco ad oggi
approvato, che riduce la mortalità fino al 50% e la perdita delle funzioni
motorie: va fatta in terapia intensiva e, al momento, non è possibile per
lasciare spazio ai malati di Covid-19». Col Decreto «Cura Italia», in vigore
dal 17 marzo, poi, è stata sospesa in tutta Italia l’attività dei Centri diurni
per le persone con disabilità. Dopo la chiusura delle scuole, è un altro
fardello per famiglie già provate. «È una misura necessaria per tutelare la
salute, visto che ci sono stati diversi contagi ed è deceduta una persona con
disabilità di appena 38 anni, la più giovane vittima» ricorda Vincenzo
Falabella, presidente Fish, Federazione italiana superamento handicap.
Le misure per chi lavora.
«Il Decreto prevede la possibilità di attivare prestazioni individuali
domiciliari lasciando, però, discrezionalità alle amministrazioni pubbliche, ma
va garantita l’assistenza domiciliare alle persone con disabilità e alle
famiglie in difficoltà che la richiedono, nel rispetto delle misure di
sicurezza. Il provvedimento introduce una deroga alle norme contrattuali, per
cui ora gli operatori sociosanitari del centro e gli insegnanti di sostegno e
gli assistenti alla comunicazione sono tenuti a recarsi al domicilio della persona
con disabilità, adottando le misure di protezione». Tra le tutele introdotte,
poi, c’è il diritto a restare a casa fino al 30 aprile per il dipendente con
disabilità grave (certificata in base alla legge 104/1992, art. 3, comma 3), o
al quale è stata certificata una condizione di rischio da immunodepressione o
esiti da patologie oncologiche o da svolgimento di terapie salvavita: l’assenza
dal lavoro è equiparata alla malattia, quindi retribuita. Quanto alle misure
previste per i genitori, i lavoratori dipendenti che hanno figli con
disabilità, a casa per la chiusura della scuola o del centro diurno, possono
chiedere lo smart working (lavoro agile) o assentarsi, fino al 30 aprile, dal
luogo di lavoro senza rischiare il licenziamento. Oltre ai 3 giorni di permessi
lavorativi retribuiti, di cui può usufruire in un mese chi ha una disabilità
grave e chi l’assiste, si aggiungono altri 12 giorni per un totale di 18, che
possono essere distribuiti nei due mesi di marzo e aprile (i giorni di permesso
non “scadono” a fine mese).
Disabilità intellettiva.
I dipendenti privati che hanno figli con disabilità possono usufruire di 15
giorni di congedo parentale (continui o frazionati) retribuito al 50% della
retribuzione. Le informazioni sulle misure per le persone con disabilità e per
chi le assiste sono disponibili in formato accessibile sul sito
disabilita.governo.it dell’«Ufficio per le politiche in favore delle persone
con disabilità», istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per
le persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo,
l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o
relazionale (Anffas) ha «tradotto» le 10 regole di comportamento in un
linguaggio facile da leggere e da capire. Dice il presidente Roberto Speziale:
«È uno strumento per insegnare l’autodisciplina, per esempio, non è semplice
spiegare a chi ha una disabilità intellettiva perché non può abbracciare le
persone verso le quali ha un trasporto affettivo».
Le attività didattiche.
Con la chiusura delle scuole e dei centri diurni, le famiglie devono
riorganizzare la quotidianità. «Abbiamo attivato un’unità di crisi a livello
nazionale, con un gruppo di esperti e tecnici della nostra rete di
volontariato, per dare alle famiglie, per quanto possibile, un supporto pratico
e psicologico per gestire le tante criticità — spiega Speziale — . In molti
casi, insegnanti e operatori dei centri diurni organizzano attività didattiche,
di intrattenimento e soprattutto di relazione per mantenere il contatto e
contenere l’ansia, per ora a distanza, per esempio anche tramite video-chat,
visto che mancano i dispositivi di sicurezza per farlo a domicilio. La
situazione è ancora più complicata in caso di disabilità complesse e disturbi
comportamentali gravi, e ci sono genitori anziani con figli adulti disabili
chiusi in casa, da soli, ormai da giorni: per loro vanno messi in campo
interventi adeguati da parte di Asl, servizi sociali, organismi preposti».
di Maria Giovanna Faiella da Il Corriere della Sera del 17.04.2020
Lascia un commento