Dal diritto allo studio alle barriere architettoniche: le sfide quotidiane di chi è disabile

Dal diritto allo studio alle barriere architettoniche: le sfide quotidiane di chi è disabile

Dopo la pausa estiva avevo deciso di stendere un bilancio sull’ultimo anno di rubrica “Ci vuole abilità” e questo articolo avrebbe dovuto essere il “pezzo di apertura”, ma poi ho deciso di dare la priorità alla questione dell’eutanasia, che in questo momento è un tema molto attuale.

Tornando al bilancio, un anno fa, proprio in questo periodo, sembrava che il virus avesse allentato la sua morsa, invece alla fine del mese era tornato violentemente contagioso, motivo per cui mi ero trovato a contestare il comportamento di molti giovani che frequentavano zone della movida delle principali città senza rispettare le norme anti Covid. Invece, ora, una volta partita la macchina vaccinale, i giovani hanno preso seriamente e in modo responsabile la situazione, scegliendo di aderire in massa alla campagna. A un anno di distanza i giovani sono protagonisti positivi della lotta contro il Covid e questo ci dà fiducia per il futuro. Sempre in tema di fiducia voglio soffermarmi e ripercorrere alcune storie positive che ho raccontato in quest’ultimo anno. Vorrei partire dalle più recenti, come la storia di Nicole e Allyson che, nonostante le loro patologie molto gravi, affrontano la vita a testa alta e soprattutto stanno lavorando per creare connessioni tra le persone: attraverso dei podcast raccontano le storie di vita delle persone disabili e queste storie vengono ascoltate da tutti, anche da persone normodotate. E’ un modo per sensibilizzare le persone verso tante tematiche, così da creare rete e fare squadra, tra disabili e non solo. Un’altra storia positiva e coraggiosa è quella di Elena che cercava una studentessa con cui dividere le spese di casa e che le desse una mano quotidianamente con la sua patologia e invece ha trovato di più di una coinquilina, ha trovato un’amica che si chiama Margherita.

E adesso stanno lavorando a un progetto chiamato “Indi mates”, per permettere anche ad altre persone di vivere l’esperienza di vita indipendente, una sfida complessa; la loro storia dimostra che la disabilità, anche se ci pone delle limitazioni, non ci impedisce comunque di vivere la nostra vita. Un tema che ho affrontato spesso è stato disabilità e Università, in particolare la didattica e gli esami a distanza. Per molte persone disabili la didattica a distanza è stata un’esperienza molto positiva, perché ha permesso anche a persone con gravi patologie di poter frequentare le lezioni come fossero in presenza. In passato sembrava impossibile servirsi di didattica a distanza a livello universitario, invece è una soluzione davvero ottimale. Non si può dire altrettanto per gli esami, soprattutto per i disabili gravi che avevano bisogno di assistenza per scrivere: l’organizzazione è stata assolutamente inadeguata, addirittura bisognava dettare a coloro che fornivano assistenza a distanza senza poter vedere quello che veniva scritto, si è toccato l’apice pretendendo una telecamera che riprendesse sia la persona sia la mano con cui muoveva il mouse. Va bene il bisogno di verifica, ma mancava poco che gli studenti disabili venissero controllati da un satellite dei servizi segreti della Cia! Restando in tema di bilanci, ci tengo a rinnovare il mio ringraziamento a Repubblica per avermi offerto la possibilità di parlare di disabilità attraverso la rubrica, un’esperienza che mi ha cambiato la vita e mi ha permesso di ampliare la mia visione, venendo in contatto con realtà e patologie che non conoscevo minimamente. Quello che mi fa più piacere è poter dare voce alle persone che spesso vogliono parlare ma non vengono ascoltate. E soprattutto mi auguro che le persone disabili, che hanno più paura di parlare e raccontare le loro storie, si sentano invogliate a superare le loro esitazioni e a raccontare le loro storie. Più condividiamo le nostre esperienze e parliamo di disabilità, più le persone saranno sensibilizzate e non ci guarderanno più come extraterrestri. Ringrazio anche tutti i miei lettori perché il successo della rubrica è dovuto a loro.

Mattia Abbate, l’autore di questa rubrica, è affetto da distrofia muscolare di Duchenne. “Questo spazio – dice – è nato per aiutare chi convive con difficoltà di vario genere ad affrontarle e offre alle persone sane un punto di vista diverso sulla realtà che le circonda”. Segnalate un problema o raccontate una storia positiva di disabilità all’indirizzo e-mail
postacelere.mi@repubblica.it

Da La Repubblica 17/9/2021

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