A proposito del tema della priorità o meno delle vaccinazioni per tutte le persone con disabilità, già oggetto di vari interventi sul nostro giornale, «se non si vuole fare un discorso di “categorie”, ma di “persone” – scrive Salvatore Nocera -, si dovrebbe distinguere per ciascuna tipologia di deficit tra coloro che necessitano di essere accompagnati e coloro che possono muoversi in autonomia. In tal senso sarebbe opportuno, se non doveroso, che il Governo formulasse una lista di priorità, tenendo conto non solo del deficit, ma anche delle condizioni di “contesto personale e ambientale”»
Riprendendo il tema precedentemente discusso su queste pagine da chi scrive e da Pietro Barbieri, riguardante la priorità o meno delle vaccinazioni per tutte le persone con disabilità [se ne legga rispettivamente a questo, questo e questo link, N.d.R.], in un successivo intervento ha giustamente osservato Stefania Leone che, come già scriveva Barbieri, ci sono molte persone con disabilità che, pur non avendo immunodeficienze immunitarie o altre gravi situazioni di salute, le uniche da me ritenute avere il diritto alla priorità di vaccinazione, sono ugualmente fragili, come le persone cieche, perché necessitano della vicinanza di un’altra persona per potersi muovere.
Su questo concordo e pertanto anche le persone con disabilità motorie che devono muoversi con la sedia a ruote avrebbero diritto alla priorità di vaccinazione.
E allora, se non si vuole fare un discorso di “categorie”, ma di “persone”, si dovrebbe distinguere per ciascuna tipologia di deficit tra coloro che necessitano di essere accompagnati e coloro che possono muoversi in autonomia. Penso ad esempio alle persone cieche che si muovono col cane-guida o col bastone bianco e a quelle con disabilità fisica che si muovono con sedie a ruote elettroniche o alle persone sorde.
Se entriamo infatti, come mi sembra giusto, nella logica del rispetto delle problematiche relative a singole persone e non a categorie, sarebbe opportuno, se non doveroso, che il Governo, avvalendosi degli attuali potenti mezzi tecnologici, provvedesse a formulare una lista di priorità sulla base di un punteggio attribuito a ciascuna persona a seconda delle sue effettive problematiche, tenendo conto cioè non solo del deficit, ma anche delle condizioni di “contesto personale ed ambientale”, così come espressamente previsto dalla nuova concezione di disabilità fissata dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal nostro Paese con la Legge 18/09.
Ciò mi è stato suggerito in particolare da Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), nel corso di una stimolante conversazione avuta con lui a proposito della discussione svoltasi in «Superando.it».
Se ciò può sembrare problematico per i tempi e per la complessità organizzativa, oggi, grazie all’informatica, i calcoli di attribuzione dei punteggi, e quindi delle priorità, sarebbero pienamente realizzabili anche in tempi assai brevi.
E in ogni caso l’augurio generale è che con le vaccinazioni – le quali dovrebbero garantire la cosiddetta “immunità di gregge” alla fine di questo 2021 – si possa riprendere la “vicinanza sociale” che ci è stata tolta per necessità dal “distanziamento sociale”, ma che più correttamente dovrebbe essere chiamato “distanziamento fisico”. Infatti, la nostalgia di sentirsi vicini è assai forte in tutti.
In questi giorni, settimane, mesi, di “clausura” necessaria, quanti abbiamo occupato il tempo ascoltando opere teatrali e concerti alla radio e alla TV siamo rimasti disturbati dal silenzio dovuto alla mancanza di applausi, al termine di ogni esecuzione. E anche l’espediente realizzato durante il tradizionale concerto di Capodanno da Vienna di fare applaudire le migliaia di ascoltatori tramite i telefonini, se ha colmato in parte quel vuoto, non appariva però del tutto normale, poiché perveniva con qualche attimo di ritardo e piuttosto smorzato; e poi, come sarebbe stato possibile far partecipare le persone con i tradizionali battimani ritmati, durante l’esecuzione della conclusiva Marcia di Radetzky di Strauss?
Auguri, dunque, di tornare a vedere e sentire al più presto dal vivo anche questi spettacoli e riprendere la vita di relazione per la quale già Aristotele definiva gli esseri umani come “animali sociali”.
Da Superando 7/1/2021 di Salvatore Nocera,
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