«Elmas è davvero un aeroporto per disabili?»

«Elmas è davvero un aeroporto per disabili?»

«Cara Unione,

scrivo per segnalare che alcuni operatori (non tutti ovviamente) dell’aeroporto di Elmas pare si divertano a mettere in difficoltà le persone disabili e i loro accompagnatori.

Occorre fare una premessa importante: il regolamento di attuazione del codice della strada all’art. 381 comma 2 recita “Il contrassegno è strettamente personale, non è vincolato ad uno specifico veicolo”. Ne consegue ovviamente che il “contrassegno” viaggia col disabile in quanto lo stesso disabile può usarlo su qualsiasi veicolo lo trasporti e non è invece in alcun modo legato al veicolo.

All’aeroporto di Elmas non funziona così:

– se devi andare a prendere un disabile in arrivo con assistenza speciale e accompagnamento e pensi di posizionare il veicolo sugli stalli riservati ai disabili, per fare percorrere meno strada possibile allo stesso, chi ti deve aprire la sbarra fa storie perché non hai con te il contrassegno disabili (ma come potrei averlo se è sull’aereo con il proprio detentore?);

– se invece porti un disabile con assistenza speciale a prendere un aereo non c’è una sbarra in ingresso (Eureka!!!!). Per cui lasci serenamente il veicolo sugli stalli riservati, scarichi la carrozzina, ti rechi al check-in a fare etichettare la carrozzina, accompagni il disabile in sala amica (dove la maggior parte degli addetti è persona sensibile e preziosa) e lo affidi alle loro amorevoli cure.

Ti rechi velocemente a recuperare il contrassegno disabili, rimasto esposto sul cruscotto fino a quel momento, e lo lasci al disabile perché lo possa correttamente utilizzare nel luogo in cui si recherà.

Fino a qualche tempo fa gli addetti della sala amica avevano a disposizione dei tagliandi recanti il timbro PMR (Persone a Mobilità Ridotta) che consegnavano all’accompagnatore per consentirgli di uscire dai parcheggi senza pagare.

Oggi invece dicono che di quei tagliandi non gliene stanno più dando e che devi suonare il campanello in uscita dichiarando di aver portato il disabile in sala amica.

Peccato che spesso risponda un “simpatico” signore che ti dice: “Se non hai il contrassegno disabili con te devi pagare”. E se provi a spiegare che è sull’aereo col disabile fanno pure gli arroganti e i prepotenti. Oppure rispondono di fare una fotocopia del contrassegno, cosa vietata dalla legge!

Ora, chiariamo, non è per i due euro di parcheggio ma per una questione di principio: dal momento in cui Sogaer fa opuscoli sull’accessibilità riservata ai disabili dovrebbe spiegare quale sarebbe l’agevolazione (per altro prevista dalle nome) per chi legittimamente accompagna o deve prendere un disabile in aeroporto e poi si sente rispondere che o esibisce un contrassegno, che non può avere in quanto sta volando col proprietario, oppure deve pagare.

Quella sosta era ad uso del disabile, io mica sarei venuta in aeroporto se non avessi dovuto accompagnare quel disabile!

Pare la fiera dell’assurdo dove chi già piegato dalla vita e gode di un diritto soggettivo debba sempre pagare doppio: primo perché deve chiedere, secondo perché gli vengono pure date risposte arroganti ma soprattutto errate nella sostanza. A questo punto forse sarebbe opportuno togliere quei posti perché con quelle risposte viene aggiunta la beffa al danno. Oppure che Sogaer formasse il proprio personale alla cura e attenzione verso i disabili magari con un ripasso delle norme.

Oppure ancora che risolvesse il problema, come suggerisco:

– col disabile in arrivo, che deve scendere dall’aereo, chiedendo di mostrare poi il contrassegno in uscita e sanzionando chi non lo possiede.

– col disabile in partenza rimettendo i tagliandini PMR a disposizione del personale della sala amica che può verificare la disabilità, l’effettiva assistenza speciale richiesta e la circostanza dell’utilizzo del parcheggio disabili al fine di portare il disabile stesso in sala amica.

Grazie dell’attenzione».

Da L’Unione Sarda del 12 luglio 2023

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