«L’assegnazione della Capitale Europea della Cultura 2025 a Gorizia e Nova Goriča può e deve diventare l’occasione per rendere ancor più accessibile a tutti il territorio del capoluogo isontino e della sua Provincia»: a dirlo è Gabriele Grudina, rappresentante per l’Isontino della Consulta Regionale delle Associazioni delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia, soffermandosi anche sugli importanti passaggi regionali di questo 2021, a partire dalla revisione della Legge Regionale 22 del 1996, della quale si dovrà finalmente superare la visione assistenzialista3
Un’immagine panoramica di Gorizia e della confinante Nova Goriča
«L’assegnazione della Capitale Europea della Cultura 2025 a Gorizia e Nova Goriča può e deve diventare l’occasione per rendere ancor più accessibile e fruibile da tutti il territorio del capoluogo isontino e della sua Provincia»: a dirlo è Gabriele Grudina, rappresentante per il territorio isontino della Consulta Regionale delle Associazioni delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia. «Ora che il nostro territorio sarà esposto ad una visibilità così grande – aggiunge Grudina -, e che nel tempo sarà raggiunto da un elevatissimo numero di persone per la Capitale Europea della Cultura, credo che a maggior ragione si debba pensare all’accessibilità degli spazi urbani. In tal senso ricordo che a Gorizia, come anche a Monfalcone, c’è già una certa attenzione e sensibilità al tema delle barriere architettoniche quando si eseguono nuovi progetti o interventi di manutenzione di strade, piazze e marciapiedi, ma manca ancora il PEBA (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), per il quale non sono nemmeno stati chiesti i fondi alla Regione, a differenza di quanto accaduto ad esempio per località come Gradisca, Medea o Savogna d’Isonzo».
«Certo – sottolinea il rappresentante della Consulta – a Monfalcone esiste l’ambizioso progetto del centro polifunzionale sportivo per la disabilità, vero unicum a livello regionale e non soltanto, ma tutto questo non basta in assenza di un piano organico per la progettazione di città a misura di tutti. Chissà dunque che l’anno appena iniziato non possa portare sviluppi positivi anche su questo fronte».
Proprio su questo 2021 si sofferma poi Grudina, parlandone come di «un anno che inizia inevitabilmente ancora segnato dalla pandemia di Covid 19, che cancellando tutte o quasi tutte le occasioni di socializzazione, toglie alle persone con disabilità momenti e situazioni fondamentali per comunicare ed esprimersi. In questo àmbito, dopo le difficoltà iniziali, si è cercato di gestire il meglio possibile la pandemia nelle strutture per il mondo della disabilità, ma la preoccupazione naturalmente resta. Per il momento è arrivato un diniego alla richiesta di poter equiparare a case di riposo e RSA [Residenze Sanitarie Assistenziali, N.d.R.] le strutture per le persone con disabilità nella lista di priorità delle vaccinazioni, cosa avvenuta invece in altre Regioni, ma il Presidente della nostra Consulta Brancati continuerà il pressing sulla Regione in tal senso».
«Per altro il 2021 – aggiungono dalla Consulta – dovrebbe finalmente portare all’annunciata revisione della Legge Regionale 41/96 [“Norme per l’integrazione dei servizi e degli interventi sociali e sanitari a favore delle persone handicappate ed attuazione della legge 5 febbraio 1992, n. 104, N.d.R.], per far perdere ad essa la visione assistenzialista ormai superata, nonché il regolamento attuativo della Legge Regionale 22/19 [“Riorganizzazione dei livelli di assistenza, norme in materia di pianificazione e programmazione sanitaria e sociosanitaria e modifiche alla legge regionale 26/2015 e alla legge regionale 6/2006”, N.d.R.], che istituisce i progetti personalizzati, con relativi budget, per i percorsi di vita delle persone con disabilità».
Ma non solo, c’è infatti un ulteriore progetto riguardante il proprio territorio, che preme particolarmente a Grudina, come spiega egli stesso: «Stiamo facendo pressione sull’Azienda Sanitaria, ormai da tempo, perché costituisca l’équipe multidisciplinare per l’età adulta. Attualmente, infatti, i giovani e i giovanissimi con disabilità sono seguiti dalla neuropsichiatria infantile, ma una volta maggiorenni, entrano in una sorta di limbo. Ci è stato promesso che tutto questo cambierà, anche se per ora è stata messa a disposizione del servizio solo una psicologa, che per quanto disponibile e capace non può bastare per tutte le persone adulte con disabilità presenti nel nostro territorio. Bisogna infatti ricordare che non serve solo la semplice gestione “farmacologica” della persona con disabilità, ma più in generale la realizzazione dei suoi progetti e percorsi di vita, dagli aspetti medici a quelli sociali, fino all’inserimento lavorativo».
Da Superando.it 13/1/2021
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