Si può vivere senza conoscere la storia e tantomeno studiata, ma se l’apprendi capisci perché ti trovi nel punto della vita in cui ti trovi. A maggior ragione per la disabilità, dove diamo per scontate un sacco di cose. Fra queste l’accessibilità. Negli ultimi tempi abbiamo perso alcuni protagonisti dello splendido passaggio dell’edilizia selvaggia alla progettazione per tutti. Li ricordo brevemente, con il loro carico di rivoluzione e umanità. E in appendice un momento di approfondimento per gli amanti della conoscenza.
FABRIZIO VESCOVO non l’ho conosciuto di persona, ha lasciato il terreno suolo a
gennaio 2020. Ne ho sempre sentito parlare, come una buona presenza vigile di
alcuni progetti cui ho lavorato. Faceva l’architetto e se in Italia abbiamo una
legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche che se applicata ci
avrebbe portato a barriere zero lo dobbiamo anche a lui. Era il 1989 e la legge
era la 13/89. Quella che sta all’accessibilità nostrana come l’invenzione del
semaforo alla circolazione stradale.
Il suo operato è vastissimo, infinito. Il suo lascito preziosissimo. Invito a
leggere il suo curriculum presso la pagina di Progettare per tutti senza barriere
. E già navigando la pagina abbiamo una testimonianza di quello che era.
“Progettare per tutti” è un punto di incontro destinato a tecnici e
appassionati per conoscere e sviluppare l’accessibilità. Quella per ognuno.
Idea portante degli ultimi decenni di Vescovo è quella del progettare per
tutti, cioè del creare ambienti non più solamente accessibili ma concepiti per
essere fruiti dalla maggior quantità di persone possibile, quasi a prescindere
dalla disabilità o da altre componenti umane, pur tenendone conto. Anzi,
partendo dalla considerazione dei bisogni di tutti.
Sono questi i criteri del Design for all, arrivo nato a Dublino nel 1993 con il
sostegno dell’Unione Europea e accolto in Italia l’anno successivo, sino ad
arrivare nel 2008 a diventare associazione senza scopo di lucro con la
denominazione di Design for all Italia. L’anno successivo ne diventerà
presidente LUIGI BANDINI BUTI, architetto ed elemento cruciale nella storia
della progettazione universale nel nostro paese. Anzi soggetto cardine della
nostra storia del design.
Eravamo amici, ci facevamo lunghe chiacchierate negli ultimi anni della sua
vita, conclusa nel settembre 2018. Per conoscerlo meglio consultare Wikipedia o
leggere il mio post cui si accede cliccando qui sopra. Dirò in breve che ha
portato in Italia l’ergonomia, che è quella scienza che studia, e dispone, dove
devono stare le cose per essere usate in maniera pratica. Dalle manopole dei
fornelli della cucina ai pulsanti sul cruscotto di un’auto. Bandini Buti negli
anni si è donato completamente alla causa della progettazione universale, fino
a realizzare la prima stazione di servizio for all in Italia, sull’autostrada
fra Milano e Como.
Ma il suo progetto più emblematico è stato Archidiversity, cui ho avuto l’onore
di partecipare attivamente e che consisteva nell’affidare ad architetti
illustri la realizzazione di progetti per tutti. L’idea era di dimostrare che
anche i grandi architetti, le cosiddette Archistar, si sanno e si possono
occupare di spazi destinati anche alle persone con disabilità. Nell’ambito di
quel progetto ho incontrato RODRIGO RDRIGUEZ uomo fine che con il suo carisma e
le sue doti tecniche e stilistiche ha dato un forte impulso ad Archidiversity.
Era un imprenditore attento alle potenzialità umane. Lo ha dimostrato in tanti
anni ai vertici di una delle più grandi aziende italiane nel campo della
luminaria. Una di quelle aziende che il mondo ci invidia e ci invidierà anche
dopo la sua dipartita alcuni giorni fa, giugno 2020.
Vescovo, Bandini Buti, Rodriguez non possono venire dimenticati. Non è
esauriente che ci restino i loro lavori senza che ne rammentiamo l’esempio.
Queste sono state persone senza cui le odierne battaglie per l’accessibilità
forse non si sarebbero mai potute condurre. E non solo perché non avremmo avuto
gli strumenti, il linguaggio e gli slanci provocatori ma, soprattutto, perché
senza di loro il nuovo corso del progettare per tutti non avrebbe avuto quella
carica umana che ne è la cifra.
Lascio qui sotto un’appendice lunga quanto appassionante. Per gli amanti della
storia del design e per quelli della progettazione universale. Più
semplicemente un approfondimento per tutti dalla voce di Maria Grazia Filetici,
architetto del Mibact che ha contribuito a rendere accessibile la piramide di
Roma, il sito archeologico di Pompei e quelli dei fori della città al centro
del mondo.
RODRIGO RODRIQUEZ & GINO BANDINI BUTI i principi in BRETELLE ED il DESIGN
THINKING.
“Un saggio orientale chiedeva sempre nelle sue preghiere che la divinità gli
avrebbe risparmiato di vivere un momento interessante.
Dato che non siamo saggi, la divinità non ci ha risparmiato e viviamo in un
momento interessante.”
R.R. Albert Camus, Discours de Suède, 14 Décembre 1957, Università di Upsala.
Quanti colori possono esserci nella vita degli uomini? A volte l’arcobaleno
sceglie alcuni di noi per esprimersi in tutta la sua creatività ed allegria,
questo è successo per Gino Bandini Buti e Rodrigo Rodriquez.
Il loro semplice modo di affrontare i grandi temi della cultura e del progetto
manifesta la capacità di mettere a frutto il grande bagaglio culturale ed umano
che li ha contraddistinti, arricchito dall’ironia, curiosità e gentilezza che
trasformavano in loro tutto in interesse e riflessione.
L’ 8 giugno Rodrigo Rodriquez ci ha lasciato, una notizia che non avremmo
voluto mai leggere, come il 12 settembre 2018 fu per Luigi Bandini Buti. Autore
ironico e sagace di pubblicazioni in cui scherzosamente si presentava in
copertina ritratto con le sue bretelle.
In “Io c’ero” Gino scrive le sue riflessioni di chi ha vissuto gli anni d’oro
del design e dell’ergonomia italiana.
Gino incontra Rodrigo e inizia un importante percorso condiviso nel segno del
design for all: un cenacolo nel quale investono molto contribuendo a sviluppare
una nuova metodologia inclusiva ed olistica in cui il progetto diventa
un’occasione nuova e stimolante di produrre inclusione, luoghi accessibili e
prodotti di pregio e utile ergonomia. Gino propone nei suoi scritti ed
insegnamenti al Politecnico di Milano un nuovo ed articolato modo di “gestire
la complessità delle azioni umane ed il controllo del progetto di ambienti,
prodotti, sistemi”.
Centrale è la qualità e la ricchezza della creazione materica, quell’aspetto
che catturò la giovane Adele, figlia di Cesare Cassina, che accoglie ed
introduce Rodrigo al grande universo italiano del design. A Roma Adele dirigerà
la sede romana di Cassina ottenendo un notevole successo: siamo agli albori
della nascita del design italiano.
Sono anni importanti in cui grazie ai progetti di Franco Albini, Giò Ponti,
Vico Magistretti, Carlo e Tobia Scarpa e altri, il design diventa un importante
catalizzatore per l’architettura moderna in campo internazionale e per
l’Italia. Adele e Rodrigo si sposano nel 1963 e hanno insieme quattro figli.
Rodrigo è il manager che dal suo esordio in Cassina proseguirà ad operare nel
mondo italiano della produzione e del design con una spiccata presenza e
signorilità; Vico Magistretti lo definisce “un uomo di cultura”.
Imprenditore e manager ha contribuito con nuovi modelli organizzativi e
relazionali che hanno segnato l’evoluzione della scena industriale del design e
del Made in Italy. Presidente di Material Connexion, che da novembre è divenuta
Materially – Impresa Sociale, membro del consiglio di amministrazione di varie
associazioni è entrato, in rappresentanza del Mibact nel Cda della Fondazione
Museo del Design, della Triennale di Milano e del Parco archeologico di Pompei.
L’altr’anno in gennaio ero a Milano ed incontrai Rodrigo in piazza Mentana, qui
mi raccontò che nel 1878 venivano i carretti degli artigiani della Brianza con
i loro mobili pre lavorati da rifinire all’arrivo in Francia: il racconto ci
descrive gli esordi del salone del mobile italiano.
In uno dei più recenti messaggi Rodrigo mi scrive: “che bello in questo periodo
occuparsi del patrimonio antico” un invito positivo a superare gli ostacoli e
le difficoltà del presente: perché nel Patrimonio il design entra, il DESIGN
FOR ALL deve proseguire e per noi il suo motto rimane farci riflettere:
#RESTACURIOSO!
Avere dentro la passione per il progetto è avere la predisposizione dell’anima
a “sentire” e percepire prospettive a volte oniriche ma necessarie.
Gino e Rodrigo sono stati degli uomini che hanno travalicato il comune senso
del progetto o del tema specifico, il loro mondo è l’arcobaleno nel quale la
visione globale, i temi della cultura, il rispetto delle persone, hanno trovato
due grandissimi protagonisti.
Grazie PRINCIPI CON LE BRETELLE che i Vostri desideri ed impegni ci trovino
pronti ad accoglierli.
di Antonio Giuseppe Malafarina da InVisibili del 15.06.2020
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