«La sperimentazione legata a questo progetto aiuta a costruire quel sistema dell’accessibilità che andando oltre il singolo intervento di superamento delle barriere, consente di raggiungere il traguardo più ampio della qualità complessiva e dà forma alle relazioni con le altre reti del benessere (mobilità dolce, abitare, lavoro, prestazioni della città pubblica, ambiente»: a dirlo è Iginio Rossi, responsabile del progetto “Città accessibili a tutti” dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, con il quale abbiamo parlato dei risultati finora ottenuti dall’iniziativa e dei prossimi obiettivi.
«Questo progetto ha messo in evidenza la necessità di costruire una rete
dell’accessibilità e il valore di avviare un processo che dal singolo
intervento di superamento delle barriere spaziali riesca a traguardare quella
qualità complessiva di città e territori, in grado di consentire le relazioni
che l’abitare deve avere con la mobilità, le prestazioni della città pubblica,
l’ambiente, il welfare sociosanitario, e con le politiche urbane intese in
senso ampio».
Lo ha ribadito in diverse occasioni Iginio Rossi, responsabile del progetto
Città accessibili a tutti, un’iniziativa di cui ci siamo già più volte occupati
in «Superando.it», promossa dall’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica), e
caratterizzata, sin dai propri esordi, da un’ampia rete di aderenti e da un
approccio realmente a trecentosessanta gradi, che prende in considerazione,
oltre alle barriere architettoniche e sensoriali, anche quelle sociali, di
genere e culturali, nonché dell’abitare.
Dei risultati finora ottenuti e dei programmi futuri di Città accessibili a
tutti, abbiamo parlato con lo stesso Iginio Rossi.
Ad alcuni anni dall’avvio di Città accessibili a tutti, quali sono i risultati
finora ottenuti?
«Un primo esito di questo progetto è stata la costruzione di una rete tra i
soggetti che seppure con differenti identità, modalità e obiettivi operano nel
cosiddetto pianeta dell’accessibilità a trecentosessanta gradi. Si tratta di
una precondizione necessaria per sviluppare quel clima inclusivo e
collaborativo da cui fare scaturire indirizzi e orientamenti utili alle
politiche integrate che lo stesso progetto si era proposto all’avvio.
Oggi quella rete è estesa, ma anche molto attiva. Nel Gruppo di Lavoro che sta
sviluppando il programma 2019-2021 sono presenti infatti – oltre al sistema
INU, con le Sezioni Regionali dell’Istituto di Marche, Toscana, Umbria e con
Urbanistica Informazioni – anche CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e
Promozione dell’Accessibilità), e le Università di Trieste, Salerno, Firenze,
la Politecnica delle Marche e l’Università Iuav di Venezia, nonché giovani
studiosi di Piemonte, Sicilia e Toscana.
Un altro traguardo raggiunto sta nell’avere inserito nelle articolazioni
dell’accessibilità per tutti le reti per la cosiddetta “mobilità dolce”, che
affrontano la qualità degli spostamenti delle persone con mezzi non inquinanti
o a ridotto impatto ambientale (percorsi pedonali urbani e naturali, cammini,
ippovie, vie d’acqua, ciclabilità, ferrovie lente) ovviamente mantenendoli nel
sistema più generale della mobilità.
A conclusione del primo triennio abbiamo redatto le Linee Guida Politiche
integrate per città accessibili a tutti riprendendo le indicazioni contenute
nei materiali prodotti nel corso delle numerose attività. Questa è stata
un’operazione che ha visto l’impegno di tutto il Gruppo di Lavoro. Abbiamo
esaminato le schede di oltre centoventi prassi inerenti esperienze e luoghi
dislocati in quasi tutte le Regioni del Paese, raccolte nei momenti di
confronto, oltre alla sintesi di questi ultimi ai quali hanno partecipato
Istituzioni e Amministrazioni, Associazioni e operatori privati, ma anche
rappresentanti della formazione e delle professioni. Il risultato si è
concretizzato in indirizzi e orientamenti che abbiamo raggruppato al fine di
facilitare un riferimento per gli interventi riguardanti l’accessibilità per
tutti e a trecentosessanta gradi, come detto. Hanno così trovato una
configurazione tematica in quattro àmbiti le Linee Guida: Progetti per fruire
spazi, tempi e servizi; Strumenti per pianificare e programmare; Processi per
politiche integrate e interattive; Formazione per promuovere consapevolezza. I
raggruppamenti contengono le indicazioni che il progetto propone e suggerisce a
chi intende affrontare le politiche integrate per il miglioramento della
fruizione urbana e conseguentemente il benessere dei cittadini».
Si tratta peraltro di Linee Guida particolari, che non contengono cioè
indicazioni riconducibili alla forma del manuale…
«Esattamente. Da diversi anni, infatti, esistono pubblicazioni su specifiche
tecniche, normative e strumentali, molte delle quali riguardano la redazione
dei piani settoriali, Le indicazioni di queste Linee Guida aspirano invece a
facilitare le scelte di Istituzioni, Amministrazioni ed Enti, per intraprendere
politiche, strategie e progetti.
Tutto il lavoro e i materiali del progetto INU sono stati inseriti nell’Atlante
delle città accessibili, una piattaforma con accesso libero corredata anche da
mappe e schede per facilitare la navigazione».
Come si è “incrociato” con Città accessibili a tutti il XXX Congresso dell’INU,
dedicato al tema Governare la frammentazione, che è coinciso proprio con
l’avvio del secondo triennio di lavoro del progetto stesso?
«Lo scorso anno, l’avvio del secondo triennio di Città accessibili a tutti
(2019-2021) è coinciso effettivamente con il XXX Congresso dell’Istituto,
incentrato sul tema Governare la frammentazione, attraverso Un Patto per
l’Urbanistica inteso non come mera negoziazione e nemmeno come esercizio
tecnico, ma come impegno inderogabile, scelta politica e culturale, in grado di
agire positivamente su: ambiente, società ed economia; dispersioni insediative,
politiche e istituzioni; inclusione, qualità della vita, condizioni di
fragilità e frantumazione della convivenza; dispersione relazionale e
preminenza della tecnologia anche comunicativa; settorialità e separatezza di
conoscenze, competenze e norme.
Tutte queste frammentazioni stanno anche nel “pianeta” dell’accessibilità a
trecentosessanta gradi, e conseguentemente abbiamo posto quale obiettivo per il
2021 la definizione del Patto per l’Urbanistica Città accessibili a tutti,
all’interno del quale impegnarsi per applicare le Linee Guida per le politiche
integrate, ma attraverso interventi radicati nel territorio.
Quest’ultimo, dunque, sarà uno dei principali obiettivi fino al 2021. Quali,
invece, le altre linee di lavoro?
«Da un lato si punterà all’ampliamento delle problematiche, avendo inserito la
“mobilità dolce”, e dall’altro le prime Linee Guida imporranno al progetto di
implementare e diffondere maggiormente la cultura dell’accessibilità per tutti.
In tal senso, abbiamo un nutrito programma di iniziative che svilupperemo in
varie parti del Paese, cercando di cogliere i principali temi che agiscono sul
benessere urbano e territoriale, ma c’è ancora molto da fare su diversi fronti.
Non siamo riusciti, ad esempio, a intercettare le esperienze in atto in alcune
Regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia,
Calabria e Sardegna sono ancora un po’ spoglie nella mappa delle pratiche. Ciò
non vuol dire che in queste aree non ci siano attività significative, ma
piuttosto che il progetto non è stato in grado di farsi conoscere e di coinvolgere
adeguatamente chi opera in quei territori. Quindi abbiamo in programma alcuni
seminari, incontri e altro, che ci auguriamo possano favorire la comunicazione
e l’informazione, nonché la conoscenza di esperienze da aggiungere a quelle
raccolte nell’Atlante.
E ancora, non abbiamo elaborato completamente le indicazioni individuate dalle
oltre centoventi pratiche e dai luoghi che abbiamo indagato. In realtà le Linee
Guida pubblicate sono solo una prima sintesi che richiede uno sviluppo
maggiore, al fine di affrontare meglio e con profondità altri temi e contesti
territoriali. Quanto fatto dall’INU Umbria, in collaborazione con la Scuola
Umbra di Pubblica Amministrazione, la Regione Umbria e il Comune di Perugia,
all’interno del corso di formazione per definire le Linee Guida Regionali Città
accessibili a tutti, rappresenta già un primo passo in avanti sulla
contestualizzazione e pragmaticità del progetto, che vogliamo estendere in
altre Regioni d’Italia.
Immagine centrata di persona in carrozzina accompagnata. Sullo sfondo immagine
sfuocata di una città
Un’altra possibile immagine-simbolo del progetto “Città accessibili a tutti”.
Va detto infine che anche l’impegno di sviluppare un Patto per l’Urbanistica
Città accessibili a tutti sta nella volontà del progetto di implementare le
Linee Guida e di cimentarsi nella realtà: infatti, non pensiamo di realizzare
un modello da applicare in funzione di qualche variabile (amministrativa,
settoriale ecc) e tanto meno di proporre soluzioni teoriche. Questo progetto
nasce dalle persone e dai luoghi e qui deve restare saldamente. Stiamo
concordando con alcune città e/o territori la disponibilità a sviluppare nei
loro progetti in corso – ad esempio nella redazione di uno strumento di
pianificazione, nella realizzazione di un progetto urbano, nella
riqualificazione sociale di un quartiere che mostra criticità e fragilità degli
abitanti, – delle sperimentazioni in cui definire e applicare quelle soluzioni
integrate che possiamo appunto ricondurre al Patto per l’Urbanistica Città
accessibili a tutti».
In conclusione, quale messaggio si sente di inviare a tutte quelle città che
potrebbero e dovrebbero essere interessate ad attuare la sperimentazione
nell’ambito di Città accessibili a tutti?
«L’ampia articolazione, la multiscalarità e i differenti contesti di
riferimento (ambiti rurali, parti urbane, città, territori, aree vaste ecc.)
dell’accessibilità a trecentosessanta gradi pongono frequentemente agli Enti la
necessità di mettere a sistema misure, disposizioni, servizi e così via,
spettanti a soggetti che fanno fatica a dialogare e confrontarsi. Nonostante
queste criticità siano note da tempo, siamo convinti che non essendoci
esperienze di riferimento sia indispensabile provare a trovare le soluzioni
migliori per il contesto specifico in cui la sperimentazione si colloca,
soluzioni che in più offrirebbero alla città un vantaggio competitivo
rilevante. Inoltre, occorre considerare che in vista della nuova programmazione
europea 2021-2027 è necessario disporre di strumenti e progettualità
importanti, come sono quelle sull’accessibilità, oltre alla struttura per
realizzare e gestire interventi in partenariato e in grado di utilizzare
potenzialità e opportunità offerte da fondi strutturali e altri tipi di
finanziamenti comunitari.
La sperimentazione aiuta a costruire quel sistema dell’accessibilità che
andando oltre la logica del singolo intervento di superamento delle barriere,
consente di raggiungere il traguardo più ampio della qualità complessiva e dà
forma alle relazioni con le altre reti del benessere, come quelle inerenti la
mobilità dolce, l’abitare, il lavoro, le prestazioni della città pubblica,
l’ambiente».
Superando.it del 03.02.2020
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