Tra le città più colpite ci sono Kherson e Kharkiv, che hanno visto impotenti assaltare i propri musei, le biblioteche, i luoghi di culto. L’Unesco tiene conto dei danni e intanto dichiara Odessa patrimonio da proteggere; per la Russia si delinea un processo per crimini culturali
Non è una notizia inedita quella che si rinsalda in questi giorni circa la razzia di opere d’arte compiuta dalle truppe russe ai danni dell’Ucraina. Alla fine di novembre scorso il Kherson Art Museum denunciava il trafugamento di oltre 15mila opere delle collezioni della pinacoteca, tra dipinti antichi (XVII-XIX secolo) e arte ucraina del XX e XXI secolo, smantellate senza alcuna cautela dai militari russi e caricate sui loro mezzi, come riportato da testimoni oculari. Per questo, oltre a denunciare l’accaduto e a chiedere l’apertura di un processo contro la Russia per l’ennesima violazione del diritto internazionale (in questo caso fa fede la Convenzione dell’Aia del 1954), la direttrice del museo Alina Dotsenko e il suo staff si erano attivati per trasferire altrove parte delle opere scampate all’operazione concepita come un assalto mirato a piegare l’identità ucraina (se non è colonialismo culturale questo!), senza tuttavia poter scongiurare quello che è stato definito il più vasto furto collettivo d’arte dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. A Kherson, i furti hanno colpito il Museo Regionale e gli archivi nazionali.
I FURTI DI OPERE D’ARTE IN TUTTA L’UCRAINA
Ma le spoliazioni, dall’inizio del conflitto, hanno riguardato tutte le località diventate tristemente celebri nell’ultimo anno: a Melitopol i soldati si sarebbero impossessati di manufatti d’oro millenari, risalenti all’impero Sciita; a Mariupol anche il museo cittadino ha sofferto la devastazione pressoché totale dell’abitato e alcuni dei dipinti trafugati sono riapparsi di recente nei musei della Crimea, assoggettata al governo russo dal 2014. E razzie nei luoghi della cultura si sarebbero ripetute anche a Kakhova, mentre si segnalano anche, diffusamente, la spoliazione dei parchi pubblici dalle statue in bronzo, il furto di libri custoditi nelle biblioteche, l’emblematico disseppellimento dalla cattedrale di Santa Caterina a Kherson delle ossa di Grigory Potemkin, generale che nel 1783 si intestò l’annessione della Crimea alla Russia, evocato da Putin per giustificare l’invasione dell’Ucraina. Se delineare questo quadro non bastasse ad avallare l’idea di star assistendo alla più ingente delle depredazioni di opere d’arte documentate dal tempo dei nazisti, ora è l’Unesco a stilare un primo bilancio – chiaramente parziale, a guerra ancora in corso – del patrimonio danneggiato e razziato in Ucraina.
I DATI DELL’UNESCO
Il bollettino riferisce di 236 siti profanati, di cui 105 luoghi di culto, 83 edifici di interesse storico o artistico, 19 monumenti, 11 biblioteche e 18 musei. Ma sulla pagina online che tiene conto dell’evolversi della situazione è possibile consultare aggiornamenti quotidiani, reperiti dall’Unesco incrociando molteplici fonti. E l’organizzazione internazionale ha deciso di fare di più, dichiarando il centro e il porto di Odessa patrimonio da proteggere, grazie a una procedura accelerata che ha visto schierarsi a favore della decisione sei tra i 21 dei Paesi coinvolti (14 gli astenuti, contraria la Russia). “Odessa, una città libera, una città del mondo, un porto leggendario che ha segnato il cinema, la letteratura e le arti, è posta sotto una protezione rafforzata della comunità internazionale. Mentre la guerra continua, questo inserimento incarna la nostra determinazione collettiva ad assicurare che questa città, che ha sempre superato sconvolgimenti globali, sia preservata da ulteriori distruzioni”, ha spiegato la direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay.
Dal canto suo il governo ucraino – che parla tramite il ministro della Cultura Oleksandr Tkachenko di “una battaglia contro la nostra identità” – riferisce il saccheggio di oltre 30 musei, ed è al lavoro per catalogare le opere rubate: dati che torneranno utili come prove di imputazione per avviare un procedimento penale per crimini culturali. Mentre si lavora per anticipare gli eventuali movimenti di mercato sospetti: con l’associazione The Art Loss Register l’Ucraina sta collaborando per cercare di rintracciare quanto trafugato, e la stessa Unesco promette di intervenire per prevenire il traffico di oggetti d’arte rubati.
LA MOBILITAZIONE IN DIFESA DELL’ARTE UCRAINA
Ricordiamo però anche gli sforzi che sin dai primi giorni del conflitto hanno accomunato funzionari e volontari nel tentativo di mettere in salvo il patrimonio artistico ucraino, come la movimentazione straordinaria delle opere dell’Andrey Sheptytsky National Museum di Leopoli, documentata nel marzo 2022. E pure la mobilitazione della comunità internazionale, con iniziative di sostegno come Save Ukraine Art 22, partita proprio dall’Italia. Più di recente, 51 opere d’arte hanno lasciato Kiev a bordo di un convoglio segreto per raggiungere Madrid, dove sono esposte fino al 30 aprile al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, per la mostra Nell’occhio del ciclone. Avanguardia in Ucraina, 1900-1930. Obiettivo: divulgare e proteggere il patrimonio dell’Ucraina, nell’ambito della più ampia iniziativa Museums for Ukraine, promossa dal network NEMO, che provvede anche a raccogliere donazioni per supportare i musei più a rischio del Paese. Alcuni di questi, violati o ridotti in macerie, sfilano tra le “cartoline” raccolte dall’Ukrainian Institute attraverso l’operazione Postcards from Ukraine, che documenta fotograficamente il prima e il dopo.
Livia Montagnoli da Artribune del 9 Febbraio 2023
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