Le sue opere sono note nel mondo e artisti come Picasso e Chagall le hanno apprezzate traendone ispirazione. Eppure Maria Prymachenko non ha mai lasciato la sua Ucraina, divenendo un’icona dell’arte naïf. La sua storia in questi video.
La sua figura è stata portata alla ribalta delle cronache a causa della guerra in atto in Ucraina, suo Paese natale, e per la perdita di 25 sue opere a seguito della distruzione del Museo di Storia Locale a Ivankiv: parliamo di Maria Oksentiyivna Prymachenko, artista nata a Bolotnya il 12 gennaio 1909.
MARIA PRYMACHENKO, BAMBINA PRODIGIO
In questi video realizzati dal canale UATV, si ripercorre la storia dell’artista diventata nota in tutto il mondo. Maria ha mosso i primi passi nell’arte già da bambina, grazie anche all’influenza della madre, esperta ricamatrice. La piccola si dilettava a sua volta a creare disegni con ago e fili colorati e a dipingere le tipiche uova pasquali. Ma un episodio fu catartico durante la sua infanzia, che lei stessa ha così raccontato: “Una volta, da bambina, inseguivo un branco di oche. Quando raggiunsi una spiaggia di sabbia, sulla riva del fiume, prima di attraversare un campo punteggiato di fiori selvatici, iniziai a disegnare con un bastone sulla sabbia fiori reali e immaginari… Più tardi, decisi di dipingere i muri della mia casa usando pigmenti naturali. Dopo di ché non ho più smesso di disegnare e dipingere”. Tutti rimasero incantati dalla fantasia e dal talento della bambina, che abbracciò così la sua passione. Fu colpita dalla poliomielite che la costrinse per molto tempo a letto, ma la malattia contribuì ancor più ad avvicinarla all’arte.
LE PERDITE DI MARIA PRYMACHENKO E LA SUA ARTE GIOIOSA
Altro punto di svolta nella vita della Primachenko fu la scoperta dei suoi ricami e dei suoi lavori da parte di Tetiana Floru, un’artista locale, che la invitò così ad un workshop a Kiev. Qui Maria incontrò per la prima volta altri artisti suoi contemporanei ed ebbe modo di confrontarsi con loro e mostrare la sua arte. I suoi dipinti erano piccoli acquerelli dai colori vivaci che raffiguravano animali immaginari ricchi di dettagli e decorazioni, spesso accompagnati da fiori. Nella sua arte si incontravano straordinariamente i tratti tipici del folclore locale con figure nate dalla sua fervida fantasia.
Le sue opere vinsero un importante riconoscimento durante una mostra d’arte nazionale dell’URSS nel 1936 e furono esposte con successo a Parigi, Varsavia, Sofia, Montreal e Praga. Nel 1937 Mariya Prymachenko ricevette la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi, senza mai lasciare la sua Ucraina.
Nella capitale Kiev, Maria si operò per tentare di alleviare le conseguenze della malattia e conobbe anche suo marito Vasyl Marynchuk: i due purtroppo furono subito separati dalla guerra e l’artista rimase vedova mentre era incinta. L’altra perdita importante che dovette sopportare fu quella del fratello, giustiziato dai nazisti. Maria abbandonò per un periodo la pittura, che riprese successivamente, ampliando i soggetti e ricorrendo ad altre tecniche pittoriche come la guazzo. La sua arte tornò ad essere apprezzata in patria e non solo, tanto che Pablo Picasso di lei disse “Mi inchino davanti al miracolo artistico di questa brillante ucraina”, mentre molti animali raffigurati da Marc Chagall ripresero i tratti delle bestie della Primachenko. Nonostante ciò, Maria non lasciò mai la sua Bolotnya, dove fondò persino una scuola d’arte per bambini. Il suo intento era quello di creare opere che rallegrassero le persone e nei suoi ultimi lavori cominciò a scrivere dietro le tele frasi e massime riferite ai soggetti da lei ritratti. L’UNESCO ha dedicato a Maria Prymachenko l’anno 2009.
Articolo tratto da Artribune
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