FIRENZE. Iacopo Melio, cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica per il contributo alla causa dell’abbattimento delle barriere architettoniche, come si imbastisce una efficace campagna di sensibilizzazione della gente?
«Con un po’
di cemento, in pochi minuti si abbatte la barriera architettonica di uno
scalino. Molto di più ci vuole per abbattere le barriere culturali che portano
certi automobilisti a parcheggiare con superficialità l’auto su un marciapiede
o in un posteggio riservato ai disabili. Bisogna cominciare dalle scuole perché
i bambini crescano con un senso di partecipazione e coinvolgimento alla
disabilità, condizione che può essere permanente, ma anche temporanea, di un
anziano col bastone o di un amico che si è rotto una gamba, di un bambino in
carrozzina. Quando entrerà nelle nostra cultura che certe condizioni sono di
normalità, di universalità, non solo scompariranno comportamenti superficiali e
sprezzanti ma scomparirà lo stesso concetto di disabilità».
Una profonda campagna di formazione, insomma.
«Non solo. Anche la repressione aiuta. È assurdo, ad esempio, che la sanzione a
chi parcheggia sui marciapiedi e i posti dei disabili sia proporzionalmente
minima rispetto a quella comminata per la sosta vietata e in doppia fila.
Elevando le multe l’amministrazione pubblica mostrerebbe di fare proprio il
disvalore che significano certe azioni».
Passando sul piano delle misure concrete da prendere, quali sono le prime
necessarie?
«L’accesso ai negozi. È banale ma fondamentale. In centro a Firenze pochissimi
negozi hanno l’ingresso al pari del marciapiede, in quasi tutti c’è uno
scalino. Basta poco. Con una spesa di 100 euro ogni negozio dovrebbe dotarsi di
una rampetta di metallo removibile, da mettere la mattina all’apertura e
togliere la sera alla chiusura. Il Comune dovrebbe incentivare queste misure».
E poi c’è il tema del trasporto pubblico, a lei molto caro.
«Bene la tramvia. Male treni e bus. Un disabile rischia di aspettare venti
minuti un autobus e scoprire, all’arrivo, che non ha la pedana per permettere
l’accesso ai disabili, oppure sentirsi dire che è rotta. Magari non è vero:
l’autista non vuole perdere tempo e dice che la pedana è guasta. È successo
davvero. Ho ricevuto una segnalazione»
Altro?
«Due cose. La prima è la manutenzione delle strade: se al posto dei sampietrini
si sono formate buche, come capita spesso, per le ruote della carrozzina è un
campo minato. La seconda: bene gli Uffizi, ma altri luoghi d’interesse
culturale come Duomo, Battistero e Santa Maria Novella devono essere resi
accessibili. Le soprintendenze siano meno intransigenti. E si guardi a
soluzioni adottate all’estero, come a Barcellona, dove le infrastrutture di
accesso per i disabili progettate da archistar sono esse stesse opere d’arte».
di Maurizio Bologni da La Repubblica del 16.12.2019
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