E’galitè Onlus e Legambiente chiedono al governo italiano di riconoscere l’equivalenza delle sedie a rotelle dotate di propulsori di spinta alle bici elettriche: “Il motore è lo stesso e l’incapacità delle persone con disabilità a pedalare non può giustificare una discriminazione“
I propulsori
di spinta per carrozzine sono diventati ormai oggetti di uso pressoché
quotidiano per le persone con disabilità che usano la sedia a rotelle,
consentendo loro di muoversi nelle città. In considerazione di questo, Égalité Onlus e Legambiente chiedono
al governo italiano di riconoscere l’equivalenza
delle sedie a rotelle dotate di propulsori di spinta alle bici
elettriche, poiché, di fatto, si tratta di mezzi che in
entrambi i casi sono dotati di motorini elettrici.
Il motore è lo stesso e l’incapacità delle
persone con disabilità a pedalare non può giustificare
una discriminazione nei
loro confronti, dichiarano i promotori della campagna, che chiedono
quindi che vengano alzati i limiti di velocità
di questi dispositivi.
LE BARRIERRE ARCHITETTONICHE IN ITALIA
I promotori dell’iniziativa partono da una premessa, ahinoi assai nota: in
Italia le barriere architettoniche sono ancora numerosissime, questo nonostante
da ben 34 anni ci sia una legge che impone ai comuni di dotarsi di PEBA (Piani per l’Eliminazione
delle Barriere Architettoniche). Con buona pace degli impegni assunti
nella Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, i marciapiedi italiani pullulano di ostacoli, a
partire dai gradini privi di scivoli e perciò impossibili o comunque pericolosi per
le sedie a rotelle.Il trasporto pubblico è un’altra nota dolente: autobus
e stazioni di metropolitana sono spesso privi di pedane e ascensori, e le
stazioni dei treni ancora in larga misura inaccessibili. Per supplire a questa
situazione, quindi, si dovrebbe quantomeno non
ostacolare l’utilizzo di ausili e strumenti che consentono alle
persone disabili di fruire del loro diritto alla mobilità, come qualsiasi altro
cittadino.
I PROPULSORI DI SPINTA PER CARROZZINE
I motorini elettrici da collegare alle sedie a rotelle (propulsori
di spinta per carrozzine, ndr) rappresentano oggi una risorsa essenziale per
consentire agli oltre 100 mila disabili motori in Italia di muoversi con un
apprezzabile livello di autonomia e compensare i deficit di
accessibilità dell’ambiente esterno. Possono
essere forniti
dalle ASL per ‘equivalenza funzionale’
alle carrozzine elettriche, e sono particolarmente apprezzati
dalle persone con disabilità motorie, perché grazie al loro peso e ingombro
limitati, possono essere facilmente caricati su altri mezzi e trasportati con
sé.
ANALOGIE PROPULSORI DI SPINTA E BICICLETTE
ELETTRICHE
In Italia – affermano i promotori
dell’iniziativa – sono stati consegnati, negli ultimi anni, almeno 12 mila motorini elettrici da
agganciare alle sedie a rotelle dei disabili,
le cui prestazioni stradali sono del tutto analoghe a quelle delle biciclette
elettriche.
Il più venduto di questi è prodotto in Italia in più versioni, con velocità che variano tra i 20 e i 48 km/h circa.
Una manna dal cielo per tutti coloro che tra
l’altro, con una vergognosa pensione di invalidità di 280€/mese, non hanno
facilità ad acquistare a proprie spese un’auto attrezzata con gli appositi
dispositivi di guida.
L’utilizzo di motorini per
sedie a rotelle e carrozzine elettriche, si legge nella nota, è di fatto equivalente a quello delle bici elettriche,
per due ragioni:
1.
stato di necessità.
L’interruzione sistematica dei marciapiedi italiani da gradini, dislivelli e
pendenze impedisce ovvero ostacola gravemente la loro percorrenza su sedia a
rotelle, esponendo i disabili a situazioni di pericolo anche grave,
2.
non-discriminazione.
L’incapacità fisica di imprimere forza ai pedali di una bici elettrica non può
e non deve pregiudicare il diritto all’impiego di un mezzo equivalente da parte
delle persone con disabilità.
DECRETO ‘MILLEPROROGHE’, SEDIE A ROTELLE A
RISCHIO SANZIONE E SEQUESTRO
Le sedie a rotelle ‘motorizzate’
– dichiarano i promotori – sono in teoria classificate e fornite ai disabili
come ‘dispositivi medici’
riconosciuti ‘equivalenti a carrozzine elettriche’.
Secondo le norme vigenti, i motorini non dovrebbero
però superare una velocità di 6 km/h, dovendosi altrimenti qualificare come
‘veicoli’, ai sensi del Codice della Strada. Ma nel mondo
reale, alcune migliaia di paraplegici e tetraplegici in Italia conducono su
strada ‘veicoli atipici’ con motore
elettrico, in una situazione di limbo legislativo, sotto
compassionevole tolleranza delle autorità che vigilano le strade. Le
cose, però, potrebbero cambiare, poiché, denunciano i promotori, il Ministro dei Trasporti vorrebbe ora punire
la generalità dei ‘veicoli anticipi’ – tra i quali ricadono anche quelli in
esame – con una sanzione fino a 800 €
e il sequestro amministrativo.
Oltre al danno, la beffa!
LA RICHIESTA DI ÉGALITÉ E LEGAMBIENTE AL
MINISTERO DEI TRASPORTIDa qui la richiesta,estesa al Ministero dei Trasporti, al Consiglio dei
ministri e al Parlamento della Repubblica Italiana del riconoscimento di piena equivalenza tra sedie a
rotelle provviste di motorini elettrico e le biciclette elettriche.
Senza rinunciare alla loro qualifica come
‘dispositivi medici’ (necessaria per ottenerne la fornitura
pubblica), chiedono che i limiti di velocità vengano di conseguenza
innalzati a 25 km/h, al pari delle bici elettriche.Aggiungono i promotori: sedie a rotelle ‘intelligenti’
dotate di sistema di frenata integrale devono venire ammesse a maggiori
prestazioni, per assolvere alle esigenze di vita e di trasporto quotidiano
delle persone adulte (>14 anni) che abbiano avuto o abbiano una licenza di
guida, ovvero seguano un corso di educazione stradale di almeno 6 ore. Il minimo che si possa e si debba fare per
supplire ai gravi inadempimenti dell’Italia, le sue Regioni e i Comuni ai
doveri stabiliti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Da Disabili.com-4 ore fa
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