La bambina disabile esclusa dalla Chiesetta dell’Angelo, l’illusorio incontro tra Domenico Riccio del PD e il sindaco Pavan, il consiglio comunale: il caso barriere architettoniche in una città dalla struttura medievale.
BASSANO. Nel
famoso e per me strepitoso film “Non ci resta che piangere”, i due protagonisti
Massimo Troisi e Roberto Benigni si ritrovano catapultati nel Medioevo, dove
accadono una serie di esilaranti situazioni. Qui a Bassano invece – tra mura,
porte, torri, castello, chiese e palazzi – in mezzo al Medioevo ci viviamo già,
benché in convivenza con i benefit dell’era moderna. Ma in quanto
all’accessibilità delle strutture storiche plurisecolari nella nostra città c’è
ben poco da ridere.
Antichi ingressi e antiche scale, risalenti anche a secoli più recenti,
rappresentano un oggettivo ostacolo per chi, per motivi di disabilità o di salute,
è costretto in carrozzina o comunque a una mobilità o deambulazione ridotta.
Il problema non si verifica certamente da oggi ed è sorprendente come una città
sedicente turistica come Bassano non abbia ad esempio ancora seriamente pensato
ad attrezzarsi – anche sotto il mandato di amministrazioni comunali più
sensibili all’argomento – con gli opportuni accorgimenti strutturali per
garantire un vero e proprio turismo accessibile, come in tante altre città
civili.
C’è molta disattenzione al riguardo: e la prova scientifica è il caso della
pedana di accesso per disabili al Museo Civico, davanti agli scalini
dell’ingresso che ospita l’Ufficio IAT, la quale è fuori servizio da mesi e
nulla accade da mesi affinché il problema venga risolto.
E che dire del Palazzo comunale? Per chi è costretto su una sedia a rotelle,
salire al secondo piano per assistere al consiglio comunale è un’impresa
impossibile, in mancanza di robuste braccia che gli consentano di ascendere per
la ripida scalinata. A meno che non sia disponibile un addetto del Comune per
accompagnare il cittadino in questione alla seconda porta di ingresso del
municipio, quella degli uffici, e da lì fargli raggiungere la sala consiliare
attraverso un giro di ascensori.
In una città dalla mentalità prevalentemente conservatrice e dal centro storico
di concezione medievale come la nostra, se c’è una cosa che fa nettamente
percepire la differenza tra cittadini di serie A e di serie B, è proprio la
questione delle barriere architettoniche. Che non riguarda solo le persone
portatrici di disabilità motoria, ma anche la sempre più ampia fetta di
popolazione costituita dagli anziani.
Ne scrivo perché il tema delle barriere architettoniche a Bassano è diventato
improvvisamente di attualità. Ad accendere la miccia è stato il recente caso,
segnalato da un’emittente televisiva locale, di una bambina costretta su una
pesante carrozzina che nelle scorse settimane non ha potuto accedere e cantare
assieme ai suoi compagni di scuola all’inaugurazione di una mostra alla chiesetta
dell’Angelo, sprovvista di pedana per i disabili. Gran polverone, comunicati
stampa, discussioni sui social, intervento dell’associazione Bassano
Accessibile su quella che ha definito “una brutta pagina del Comune di Bassano”
che “ci si augura possa portare ad una svolta e ad un radicale cambiamento
culturale da parte dell’amministrazione comunale”.
Svolta e cambiamento culturale (a proposito di #Si Cambia) che avrebbero potuto
concretizzarsi nell’ultimo consiglio comunale del 2019, tenutosi lunedì 23 dicembre
e dedicato all’approvazione del bilancio di previsione 2020. Tra gli
emendamenti presentati dalle minoranze c’era infatti la proposta di
stanziamento di 150.000 euro per finanziare il PEBA, Piano di Eliminazione
delle Barriere Architettoniche.
Il PEBA di Bassano sulla carta esiste già, interessa attualmente strade e
marciapiedi (e quindi non gli edifici), è stato avviato dall’amministrazione
Poletto con la preziosa collaborazione dell’associazione Bassano Accessibile ed
è stato adottato dall’amministrazione Pavan. Solo che, senza fondi a
disposizione, rappresenta una macchina assai difficile da avviare e da portare
a regime.
In consiglio comunale l’emendamento delle opposizioni è stato bocciato dalla
maggioranza. Secondo gli attuali governanti, non serve stanziare un’apposita
voce di bilancio per gli interventi da realizzare, nella misura in cui saranno
inseriti sotto la voce “manutenzioni” qualora ci sarà un ostacolo da abbattere.
E come ha dichiarato la consigliera Ilaria Brunelli della Lista Pavan, per
l’amministrazione non serve un capitolo ad hoc perché può essere inserito nei
progetti già avviati.
“Questo – ha commentato Domenico Riccio, responsabile comunicazione e social
del Partito Democratico di Bassano del Grappa – significa fare del PEBA non più
un atto dovuto per il rispetto dei diritti di tutti ma un atto di carità, per
lasciare eventualmente le briciole (se avanzeranno) dei “grandi progetti” di
questa amministrazione. Oltre a non avere degli investimenti mirati, questo
porterà ad un allungamento dei tempi di realizzazione.”
“Una città accessibile – ha concluso Riccio – è un diritto di ogni cittadino,
non una sorta di finta beneficenza come intende fare la giunta Pavan.”
Particolare interessante. Si tratta di quello stesso Domenico Riccio che alcuni
giorni prima del consiglio comunale, il 16 dicembre, si era reso protagonista
in municipio di un incontro davvero inatteso: quello col sindaco Elena Pavan.
Carramba che sorpresa.
E questo perché, come affermava un comunicato stampa trasmesso il giorno dopo
in redazione dal PD bassanese, “dopo le poco piacevoli vicende che hanno visto
coinvolta una ragazza bassanese diversamente abile, il circolo del Partito
Democratico di Bassano ha deciso di mettere da parte la rivalità politica e
offrire il proprio aiuto all’amministrazione cittadina per sistemare il prima
possibile le barriere architettoniche in città”.
“Mi sono fatto avanti in prima persona – spiegava Riccio in quel comunicato –
perché oltre al ruolo legato alla mia appartenenza al Partito Democratico sono
un disabile e posso offrire la mia esperienza ai tecnici comunali per aiutare a
sistemare in breve tempo le barriere architettoniche ancora presenti in città.”
“Ho scritto alla signora Pavan – continuava nella nota il responsabile
comunicazione del PD cittadino – e ho trovato una persona piacevolmente
disposta a collaborare per questa iniziativa. Sono lieto di poter mettere da
parte la rivalità politica per aiutare i cittadini meno fortunati.” “L’incontro
– concludeva il comunicato del PD, corredato di foto “sorridente” dell’incontro
medesimo – è stato il primo step di un’iniziativa che abbiamo deciso di
proporre alla giunta Pavan. È la dimostrazione che in alcuni casi è importante
“fare” per il bene dei cittadini al di là delle ideologie politiche. In questo
percorso comune sarà necessario coinvolgere anche le associazioni e tutti i
portatori di interesse del settore della disabilità: il nostro scopo è quello
di aprirci a tutti quelli che hanno a cuore il problema.” Come dire: nel nome
dell’accessibilità della città e dell’inclusione di tutti i cittadini, abbiamo
raggiunto il compromesso storico.
Dalle parole buoniste di quel comunicato stampa del 17 dicembre a quelle assai
più critiche e più dure degli interventi del partito di opposizione post
consiglio comunale è passata soltanto una settimana. E le avvisaglie del
rischio di una collaborazione “traballante” con l’amministrazione, per quanto
appena avviata, erano già emerse da un’altra nota trasmessa dal PD alla vigilia
dello stesso consiglio comunale. Nella quale sempre Riccio, esprimendo il
sostegno del suo partito all’emendamento al bilancio proposto dai consiglieri
di minoranza, dichiarava: “Il nostro auspicio è che i consiglieri di
maggioranza votino questo emendamento. Servono soldi per rimuovere le barriere
architettoniche, e non servono domani o tra un anno, ma subito.” Invece è
andata a finire come è andata a finire.
Dunque l’amministrazione Pavan, in sostanza, ha deciso questo: anche se il PEBA
non gode di uno stanziamento di bilancio, gli interventi di sistemazione delle
barriere architettoniche, laddove possibile e nell’ambito di progetti già
previsti e finanziati, saranno comunque realizzati. Si tratta di una promessa e
di un impegno non da poco.
E come diceva Troisi in una delle più celebri battute del già citato film, “mo’
me lo segno”.
di Alessandro Tich da Bassanonet.it del 29.12.2019
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