Molto più che un semplice “vademecum sulle barriere”, la pubblicazione “Zero Barriere”, realizzata dal Comitato Bergamasco per l’Abolizione delle Barriere Architettoniche, è invece uno strumento molto utile, per diffondere la nuova cultura sulla disabilità. Grazie infatti a un’esaustiva sequenza di immagini e spiegazioni elaborate con estrema chiarezza, l’opuscolo mantiene la promessa di essere stato concepito «affinché le persone possano vivere la propria vita in qualsiasi condizione si trovino, con l’azzeramento di tutte le barriere architettoniche, localizzative, informatiche e culturali»
Molto più
che un semplice “vademecum sulle barriere”, la pubblicazione intitolata Zero
Barriere, realizzata da un organismo attivo dall’ormai lontano 1986,
come il Comitato Bergamasco per l’Abolizione delle Barriere Architettoniche,
si caratterizza invece come un importante e prezioso strumento di diffusione di
quella che a buona ragione viene chiamata come “nuova cultura sulla
disabilità”.
In tal senso, grazie a un’esaustiva sequenza di immagini e spiegazioni
elaborate con estrema chiarezza, a fianco del necessario quadro legislativo
nazionale e locale, l’opuscolo mantiene decisamente la promessa dichiarata sin
dalla prima pagina, che è quella di essere stato concepito «affinché le persone
possano vivere la propria vita in qualsiasi condizione si trovino, con
l’azzeramento di tutte le barriere architettoniche, localizzative, informatiche
e culturali».
Realizzato
grazie anche a un contributo economico del Comune di Bergamo e disponibile
liberamente a tutti (a questo link), Zero
Barriere, nelle intenzioni dei suoi realizzatori, dovrà essere diffuso a
tutti gli Uffici Tecnici dello stesso Comune orobico, e sarà anche
consultabile dai cittadini che visiteranno una prossima mostra fotografica
sulla stessa materia, per la quale verranno prossimamente definite sia la sede
che le date di esposizione.
«Quella mostra – spiegano dal Comitato Bergamasco – sarà composta da grandi
pannelli fotografici diversi per conformazione, in quanto frutto della comparazione
di alcuni luoghi con barriere in tre diversi periodi: negli Anni Settanta,
negli Anni Ottanta e oggi. In alcuni casi, purtroppo, le barriere sono rimaste
tali e quali! Dal canto nostro cercheremo anche, nei prossimi anni, di
procedere a regolari aggiornamenti dell’opuscolo».
E per concludere la presentazione di questa pubblicazione, senz’altro degna della maggiore diffusione possibile, ci sembra quanto mai opportuno riprendere le parole di Simona Lancioni, che nella parte introduttiva vi scrive: «Un tempo si credeva che la disabilità fosse una questione individuale, e che se le persone che ne erano interessate non potevano fare alcune cose, ciò fosse imputabile al fatto che, appunto, esse avevano una disabilità. Oggi, nell’epoca della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, abbiamo capito che la maggior parte delle difficoltà incontrate da queste persone deriva dalla circostanza che spesso la società, nel suo costituirsi e nel suo organizzarsi, non tiene conto della loro presenza, delle loro esigenze, dei loro diritti, e non le coinvolge nei processi decisionali che hanno ricadute sulle loro vite. Questo progetto si chiama Zero Barriere. Trovo che sia un proposito formidabile: le barriere – che siano tangibili (come un gradino o una scala), o che siano apparentemente impalpabili (come la carenza/assenza dei servizi di assistenza alla persona) – vanno eliminate. Solo così potremmo realizzare una società realmente inclusiva, dove ciascuno e ciascuna, a prescindere dalla diversità che incarna, possa partecipare alla vita sociale e sentirsi accolto/a». (S.B.)
Da Superando.it-19 feb 2020
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