La metà delle fermate metro non è agibile per persone con invalidità, alcune delle più importanti attrazioni turistiche sono bloccate da barriere architettoniche. Tra rampe inesistenti e ascensori fuori servizio, la Capitale può diventare un inferno per chi la visita in sedia a rotelle
Vuoi entrare in una chiesa? Devi affrontare svariati gradini di marmo. Vuoi mangiare in un ristorante? Non c’è la rampa all’ingresso. Vuoi prendere un mezzo pubblico? Gli ascensori sono fuori uso. Queste sono storie di quotidiano disagio per una persona con disabilità in visita nella Capitale. “Roma non è una città a misura di sedia a rotelle e le barriere architettoniche diventano spesso dei muri insormontabili. Soprattutto non c’è abbastanza informazione per potersi muovere liberamente”, ci dice Carmelo Comisi, ideatore e presidente del Disability Pride. Noi di Dossier abbiamo testato insieme a lui diversi percorsi tipici del turismo romano, per capire da vicino quante difficoltà si possono incontrare in carrozzina.
Non tutti i monumenti sono visitabili
Carmelo non muove più le braccia e le gambe da quando ha fatto un incidente in motorino a 14 anni. Adesso ne ha 40, e si muove per mezzo di una sedia a rotelle motorizzata. Anche per le azioni più semplici non è autonomo, non ha più sensibilità dal collo in giù e sono i genitori a imboccarlo, a portarlo al bagno, a lavarlo. In Italia vivono 3 milioni di persone con le più svariate disabilità, 200mila solo a Roma. Cittadini che vorrebbero spostarsi tra le strade della metropoli e che non riescono per i troppi impedimenti. Per i turisti con disabilità che non abitano nella Capitale i problemi diventano addirittura maggiori, perché attraversarla senza macchina o senza accompagnatori è quasi impossibile.
A darle un voto insufficiente per quanto riguarda l’accessibilità è anche l’ANMIL (Associazione Italiana mutilati e invalidi del lavoro), che insieme ad altre realtà del settore ha stilato una classifica delle provincie meno praticabili. In più di cento luoghi è stata monitorata la presenza di barriere architettoniche ed è stata stipulata una pagella con voti da 1 a 10. Roma non è messa bene: la città Eterna, infatti, non supera il 4. Dunque, a 17 anni dall’approvazione della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, non ha raggiunto alcuni degli obiettivi minimi. Tra le città più vivibili per i disabili si piazzano invece Cremona, Ferrara, Siracusa e Torino.
Le attrazioni turistiche hanno diversi gradi di inaccessibilità. “Non si può fare di tutta l’erba un fascio – ci spiega Carmelo – la visita ad alcuni monumenti è fattibile. Per esempio per il Colosseo è stato attivato più di un ascensore”. Ma tra le tappe di un viaggiatore non c’è solo la più famosa arena della romanità. Già se ci si sposta poco più in là, ai Fori Imperiali, la strada si fa più impervia. E per arrivarvi senza fare un giro di circa 600 metri, si deve passare per forza per una via lastricata in basolato. “Per la natura stessa di queste strade antiche, la sedia a rotelle non riesce a percorrerle”, afferma il presidente del Disability Pride. Per chi riesce ad avvicinarsi ai Fori, poi, gli inconvenienti non sono ancora finiti. Un addetto alla sicurezza ha confermato a Dossier che dentro all’area archeologica “a volte ci siamo dovuti caricare di peso noi le carrozzine”.
In un tour standard di ogni turista a Roma è inclusa almeno la visita ad una Chiesa. Abbiamo così provato ad entrare nella Basilica di San Giovanni in Laterano. All’ingresso, superati i controlli, una rampa in effetti c’è. Peccato che si tratti di quella del 1700, in marmo, con dei gradoni non proprio a misura di sedia a rotelle. “Senza il motorino elettrico non so se ce l’avrei fatta”, ammette Carmelo. La giornata di un vacanziere potrebbe concludersi con uno sguardo alle istituzioni: al Campidoglio, tra la statua di Marco Aurelio e un tramonto osservato dal Colle. Ma arrivarci è molto faticoso. “La salita è troppo ripida e non c’è un’alternativa”, dice Comisi.
Tutte queste difficoltà hanno portato Giorgio Guardi, guida turistica e Socio fondatore di Radici APS, ad inventare insieme alla sua associazione dei percorsi diversificati per persone con disabilità visive e motorie. “Non dovrebbe essere così – dichiara l’accompagnatore – l’utopia sarebbe che le persone normodotate e i disabili potessero fare le stesse cose in città. Invece, per rendere fruibili i monumenti bisogna sempre inventarsi qualcosa. Bisogna scegliere con largo anticipo cosa vedere e cosa no. Bisogna chiamare i responsabili delle varie attrazioni per chiedere le condizioni di una data attrazione. Bisogna prevedere anche tutti gli altri bisogni: dal bagno, alla pausa pranzo, tutto deve essere adatto a chi ha un handicap. Il Comune dal canto suo ha migliorato alcune situazioni negli ultimi anni, ma non basta”. Rischiano così di crearsi tipologie di turismo parallele, che non si incontrano mai.
L’Odissea dei mezzi pubblici
Il nodo cruciale però sono i trasporti. Il centro storico visitabile di Roma ha un’estensione notevole e un turista con disabilità dovrebbe potersi spostare con i mezzi pubblici. “Io il più delle volte sono obbligato ad andare con la macchina – sottolinea Carmelo – la metro non la prendo mai, è una roulette russa. Magari per sbaglio funziona l’ascensore, ma poi trovi uno spazio vuoto tra la banchina e il vagone della metro. Diversi centimetri dove le ruote piccole della carrozzina rischiano di rimanere incastrate”. E nessuno si ricorda di questo problema finché non balzano all’onore delle cronache casi eclatanti: come quello di Sam, la 21enne americana affetta da Sla che a perché era rimasta bloccata nella metro B metà marzo di quest’anno è stata portata in braccio dai vigili urbani Colosseo di fronte a scale mobili rotte da mesi.
Secondo il report stilato da Acos (Agenzia per il Controllo e la Qualità dei Servizi Pubblici Locali di Roma Capitale) in media il tasso di accessibilità è del 44% sulla linea A, del 69% sulla B e dell’86% sulla C. Sulla linea A, l’Agenzia rileva che tra le scale mobili una su cinque è ferma per revisione o manutenzione. Basta prendere un giorno qualsiasi ed controllare l’accessibilità per rendersi conto dello scarso livello: un’analisi che fa con costanza il sito “Odissea quotidiana, riportando lo stato dei mezzi pubblici capitolini. Nel bollettino del 19 aprile 2023, per esempio, si racconta che “da 37 mesi è chiuso il tunnel pedonale tra la metro B Piramide e Ostiense, e non è segnalato sul sito web di Atac”. Poi “non accessibile tutta la B1 e quasi tutta la B tra Bologna e P. Mammolo e Laurentina”. E ancora, “il principale nodo metro-ferro di Roma, cioè Termini, non è accessibile per vari blocchi ad ascensori e anche a molte scale mobili”. E, a volte, il cambio gestione dei mezzi pubblici non fa migliorare le cose: “Per i pendolari Roma Ostia – si legge su Odissea quotidiana – dopo ben 10mesi dal subentro di Astral, la transitabilità’ delle stazioni Roma Lido è aumentata, rispetto al “Disastro Roma Lido” di Atac SpA, in media campionaria a Marzo il 64,87%, con record attuale del 87%”.
Diversa situazione si riscontra invece con gli autobus, che nella maggior parte delle linee sono ora attrezzati per accogliere le persone con disabilità. “L’autista scende – spiega Carmelo – e predispone la pedana che mi permette di prendere il mezzo anche da solo senza accompagnatore. Dentro ci sono i posti riservati, abbastanza larghi e dei pulsanti speciali per chiamare la fermata. Con i bus non possiamo lamentarci, insomma”.
Se gli esercizi commerciali se ne fregano delle persone con disabilità
Un turista urbano, tra un museo e l’altro, ha bisogno anche di un pit-stop. Ristoranti e bar dove rifocillarsi, andare in bagno e sostare per una pausa pranzo. Ma spesso si presentano le solite “muraglie architettoniche”. Con Carmelo ci fermiamo in una tavola calda nel quartiere San Giovanni e va in scena un copione che la sua famiglia dice essere “la norma”. Per superare la porta dell’esercizio commerciale c’è un gradino invalicabile, così Franco, il padre di Carmelo, corre in macchina a prendere la rampa in metallo. Una rampa personale, del costo di circa 40 euro, che ormai portano ovunque.
“Senza questo dispositivo il rischio di rimanere fuori dai negozi è alto – ci dice indignata la mamma Rosanna – che poi basterebbe così poco ai proprietari per rendere i loro locali accessibili! Questa pedana dovrebbero averla tutti, investire queste decine di euro e tirarla fuori ogni volta che serve. Per noi che accompagniamo nostro figlio ovunque, invece, è scomodo trasportarla sempre in giro”. Nella stessa situazione ci sono migliaia di caffè e negozi a Roma. Le ruote della carrozzina di Carmelo hanno ancora troppi ostacoli di fronte: la città che nel 2025 ospiterà il Giubileo e che si candida ad accogliere l’Expo2030 non è pronta per un turismo inclusivo e completamente accessibile degno di una Capitale europea.
Da Veronica Di Benedetto Montaccini e Filippo Poltronieri del 27 aprile 2023
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